ROMA – Un paio di premesse: questa Top 10 con i nostri Hot Corn Awards per i film del 2020 non contiene pellicole italiane (le trovate in un’altra classifica), film come Nomadland, One Night in Miami o Another Round passati a Venezia e Roma ma non usciti in sala e pellicole come 1917, Piccole Donne o Diamanti Grezzi usciti nel 2020 ma protagonisti della scorsa Award Season. Così in redazione abbiamo deciso di concentrarci sui titoli che ci hanno accompagnato in quest’anno anomalo, con poca sala e molto digitale. Dal Fincher di Mank al ritorno di Nolan, da Sorkin fino a Soul: ecco qui gli Hot Corn Awards per i migliori film del 2020 secondo Hot Corn.
MANK – Filmato in digitale, Mank – incentrato sulla figura del leggendario sceneggiatore Herman J. Mankiewicz e della stesura di Quarto Potere – è un film prodotto da una piattaforma ma che tende a ricostruire con fedeltà ossessiva l’esperienza cinematografica della golden age del cinema hollywoodiano grazie all’effetto fotografico della pellicola, alle inquadrature, al sonoro di Ren Klyce e alla colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross che omaggia il genio di Bernard Herrmann e il jazz. Un film nostalgico eppure profondamente moderno, Mank è una Xanadu colma di storie e la sua Rosebud è il cinema con cui Fincher gioca creando un cortocircuito tra passato e futuro di un’invenzione in continua evoluzione. Dove vederlo: su Netflix.
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MAI A VOLTE RARAMENTE SEMPRE – Centrato sul viaggio verso New York di un’adolescente intenzionata ad abortire, un film che ha una potenza narrativa e simbolica straordinaria. Il terzo lungometraggio di Eliza Hittman è un viaggio nel girone infernale della burocrazia dell’aborto. Un film politico (vedi quello che è appena successo in Argentina) che parla di temi morali e di un Paese spaccato in due mentre racconta la storia di una ragazza come tante, che avremmo potuto essere noi spettatrici e che cerca di rivendicare il suo io in un mondo che sembra volerla schiacciare. La cronaca di una decisione con cui la regista segna un passo importante nella rappresentazione delle gravidanze adolescenziali e dell’aborto sul grande schermo con un realismo che si avvicina al documentario. Dove vederlo: su CHILI.
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IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE – Segnata da un’uscita piuttosto sfortunata, la commedia di Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patellière è invece una di quelle che meritano di essere (ri)scoperte e amate, un capolavoro come sanno fare solo i francesi che è un inno all’amicizia capace di divertire e commuovere. Enormi Fabrice Luchini e Patrick Bruel, grandi amici di vecchia data, caratteri decisamente diversi, ma amore fraterno. A seguito di un malinteso entrambi si convincono che l’altro abbia una grave malattia: decidono così di riprendersi il tempo perduto e godersi insieme i giorni che verranno. Tra Brel e Prévert, assolutamente imperdibile, da vedere e consigliare. Dove vederlo: su CHILI.

SOUL – Il 23° lungometraggio Disney Pixar è già storico per due motivi. Per la prima volta lo Studio mette al centro del film un afroamericano, Joe, e soprattutto (ri)elabora il tema più ancestrale dell’universo: la morte. Se è vero che Coco e Up avevano segnato il territorio, qui la Pixar da una svolta narrativa alla morte, pur non avendo l’arroganza di spiegarla. Grazie alla figura dell’insegnante di musica che sogna di esibirsi in un locale jazz di New York, Soul riesce a destreggiarsi tra l’umorismo surreale e la narrativa più radicata e intima, che tende all’enfatizzazione emozionale di un argomento così delicato, sociale e antropologico. Dove vederlo: su Disney +
- Soul | Celebrazione esistenziale e musica jazz in uno dei migliori film Pixar

STO PENSANDO DI FINIRLA QUI – Nessuna paura, se alla fine di Sto Pensando di Finirla Qui non ci avete capito granché, è normale. Del resto, a scrivere e dirigere il film, tratto dal romanzo di Iain Reid, c’è un genio come Charlie Kaufman che ha sempre coinvolto lo spettatore stimolando i meccanismi più intricati della mente. 134 minuti di cinema in cui si mette in scena il sogno e l’incubo, l’inconscio e il trascendentale attraverso il viaggio in aiuto di una coppia (Jessie Buckley e Jesse Plemons) diretta a far visita ai genitori di lui (Toni Colette e David Thewlis). Accettate e prendete Sto Pensando di Finirla Qui come un sogno, di quelli che vi restano addosso. Il film è la dimostrazione che il cinema è materia malleabile come lo è la mente umana, suscettibile e suggestionabile. Kaufman, ancora una volta, lo ha capito meglio di tutti. Dove vederlo: su Netflix.
- Il film di Charlie Kaufman? Uno splendido enigma da risolvere

TENET – Questa volta Christopher Nolan doveva (addirittura) salvare l’intera industria cinematografica, una missione decisamente impossibile: alla fine, in piena pandemia, Tenet al botteghino si è fermato a metà strada (370 milioni di dollari), ma il film rimane, ennesimo enigma da risolvere, uleriore capitolo del percorso del regista, a vent’anni esatti da Memento. Un giro del mondo tra echi dell’amato James Bond e fisica, una pellicola che gioca con il concetto di tempo e con il cinema stesso grazie al montaggio di Jennifer Lame che taglia, riavvolge, intreccia e ricostruisce. Da vedere e rivedere, da pensare e ripensare. Dove vederlo: su CHILI.
- Il mondo invertito e il paradosso di Nolan | Perché (ri)vedere Tenet

HONEY BOY – Uscito solo quest’anno in Italia, per noi un cult assoluto: doveva essere il film del rilancio definitivo di Shia LaBeouf, invece la cronaca delle ultime settimane, con le accuse di FKA Twigs (che ha un ruolo bellissimo proprio qui), ha in parte oscurato quello che per noi è uno dei titoli più belli usciti nel 2020 (Hot Corn è stato l’unico a portarlo al cinema in una serata evento lo scorso febbraio a Milano). Scritto e interpretato da LaBeouf, mette in scena l’infanzia burrascosa e i primi anni dell’età adulta di Shia, mentre fa di tutto per riconciliarsi con suo padre, proprio attraverso il cinema. Una pellicola di rara sensibilità e poesia (attenzione al passaggio di Glimpses di Alex Ebert) da affiancare anche a In viaggio verso un sogno. Dove vederlo: su CHILI.
- Alma Har’el, Honey Boy, Shia LaBeouf e la magia di un errore

SOUND OF METAL – Ruben (Riz Ahmed) e Lou (Olivia Cook) sono una coppia, sul palco e nelle vita. Almeno fino a quando Ruben – un grandissimo Riz Ahmed – non perde l’udito poco prima di un’esibizione. Darius Marder debutta alla regia con un film che è un viaggio intimo, a tratti documentaristico, nella vita di un uomo costretto a ricostruire la sua vita da zero. Sound of Metal è un film sulla perdita e il cambiamento e sulla difficoltà di accettare entrambi. Marden si sbarazza di facili sentimentalismi e realizza un film crudo e asciutto ma non per questo meno emotivo, un film non sulla perdita dell’udito ma sull’accettazione del cambiamento, sulla resistenza che noi tutti facciamo al nuovo che ci si prospetta e che non sappiamo come gestire. Dove vederlo: su Prime Video.
- Silenzio e accettazione. Ovvero: perché dovreste vedere Sound of Metal

IL PROCESSO AI CHICAGO 7 – Non avevamo dubbi che Aaron Sorkin fosse un fuoriclasse in fatto di scrittura, ma che fosse (anche) un grande regista, dopo il controverso Molly’s Game, non era scontato. Eppure, nel nuovo film funziona tutto. Soprattutto il racconto, cuore nevralgico e spinta emozionale ed emotiva, che taglia verticalmente le oltre 180 sedute del processo contro i Chicago Seven. E attorno a loro Sorkin costruisce un dramma legale e sociale, fatto di enfasi, sfumature teatrali e pura arte cinematografica mentre dirige un cast corale che comprende, tra i tanti, Eddie Redmayne, Jeremy Strong, John Carroll Lynch, Sacha Baron Cohen e Yahya Adbul Mateen II. Ma Sorkin, come fosse uno dei Chicago 7, non cerca lo scontro degli ideali: il suo film narra nient’altro che un’altra oscura e fangosa digressione nella storia degli Stati Uniti. Dove vederlo: su Netflix.
- Il Processo ai Chicago 7: Aaron Sorkin ha girato un film imperdibile

DA 5 BLOODS – Esplosivo, furioso, attuale, politico. Da 5 Bloods è una folgorazione. Una storia che, più del (nuovo) Vietnam, parla di quanto le cose – socialmente e politicamente – non siano cambiate. Anzi. E l’accusa è diretta: il debito degli Stati Uniti d’America è insanabile nei confronti di chi ha costruito la nazione più grande del mondo. Un film colmo di rabbia, la stessa rabbia di Lee, che prende forma dall’estetica sporca e dalla storia marmorea, piena di citazioni, allitterazioni e contraddizioni, come se la guerra e la pace fossero la stessa cosa. Da 5 Bloods fa confluire la sua ira in un’opera anti-guerra e in una riflessione profonda sulla speranza. Dove vederlo: su Netflix.
- Da 5 Bloods | Spike Lee, il Vietnam e la potenza del suo cinema politico

BONUS TRACK | L’undicesimo film da recuperare oltre alla Top 10 dei migliori film del 2020, ovvero il titolo che abbiamo dovuto lasciare fuori…
L’IMMENSITÀ DELLA NOTTE – Segnali radio, vecchie bobine, telefonate anonime: il film – ambientato nell’arco di una notte in una cittadina del New Mexico degli anni Cinquanta – è un omaggio alla TV e ai film sci-fi degli anni Sessanta fin dalla prima inquadratura, chiaro riferimento a Ai confini della realtà. Riferimenti che Andrew Patterson maneggia con originalità e un’idea di regia precisa. L’immensità della notte aka The Vast of Night è puro intrattenimento. Merito di una sceneggiatura verbosa ma mai prolissa e un montaggio capaci di dare al film un ritmo che vi terrà incollati davanti lo schermo. Uno degli esordi più sorprendenti degli ultimi anni che diventerà un piccolo cult di genere. Dove vederlo: su Prime Video.
- Tra Welles e The Twilight Zone | Perché dovreste vedere The Vast of Night

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