MILANO – Il 6 aprile del 1917 doveva essere un giorno (di guerra) come gli altri per i commilitoni dell’8° Battaglione, Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Chapman). Se non fosse che l’America faceva il suo ingresso nel primo conflitto mondiale e loro venivano scelti per «una missione suicida». Quella di attraversare la Terra di Nessuno, individuare il battaglione del 2° Devon appostato nel Bosco di Croisilles e consegnare una lettera che avrebbe salvato oltre mille soldati – tra cui il fratello maggiore di Blake – da morte certa per mano tedesca. Parte così la corsa contro il tempo architettata in 1917 di Sam Mendes – in sala dal 23 gennaio -, war movie nato dal ricordo dei racconti di Alfred H. Mendes, nonno del regista a cui il film è dedicato.
Un frammento da cui prende vita il tortuoso cammino di due giovani ragazzi qualunque con un compito più grande di loro. Una trama tutto sommato esile che Mendes trasforma in un film epico grazie ad una regia immersiva catapultandoci al fianco di Schofield e Blake, tra trincee e macerie, in un unico (finto) piano sequenza. Se Christopher Nolan in Dunkirk ci ha raccontato la Seconda Guerra Mondiale intrecciando tre linee temporali – tra cielo, terra e mare -, in 1917 Sam Mendes usa un montaggio invisibile per mettere in scena un arco di tempo preciso, una storia – quella di una promessa da mantenere ad ogni costo – nella Storia.
A metà strada tra teatro e videogioco, 1917 è una danza incessante in cui è impossibile guardarsi alle spalle. Un percorso proteso sempre in avanti in cui si ha l’impressione di avvertire l’umidità delle trincee, il respiro affannato dei soldati e il tanfo dei cadaveri. Ma Sam Mendes nel suo affresco bellico non dimentica bagliori di vita, tra petali di ciliegio, gli occhi di una giovane donna e una canzone intonata prima di andare in battaglia. Perché 1917 non è solo un film di guerra o un mero esercizio di stile, ma l’omaggio a uomini e donne che, nonostante tutto, continuano a lottare, un passo in avanti dopo l’altro.
Un film di cuore e tecnica. Dalle emozioni taciute del volto teso di George MacKay – eccezionale -alla fotografia di Roger Deakins– la sequenza notturna con il cielo illuminato dai razzi vale il prezzo del biglietto -, dalla ricostruzione minuziosa delle scenografie di Dennis Gassner alla colonna sonora di Thomas Newman capace di evocare con archi e percussioni orrore e tensione così come brevi parentesi di luce. A quindici anni di distanza da Jarhead, Sam Mandes torna a raccontare una storia di guerra. Ma se il marine interpretato da Jake Gyllenhaal aspettava (invano) impaziente di premere il grilletto, il caporale Schofield non imbraccia il fucile per il gusto di uccidere il nemico. 1917 di Sam Mendes mette in scena la guerra e celebra la vita in un film che vi farà trattenere il fiato, sobbalzare e commuovere. «Siamo soli, noi?».
- Sam Mendes, la guerra e un ricordo lontano | La storia vera di 1917
- 1917 | Sul set del film con Sam Mendes
- 1917 | L’intervista a Sam Mendes
- 1917 | L’intervista a Geroge MacKay
Qui potete vedere il backstage di 1917:
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