ROMA – Il fango negli occhi, la trincea e il suo odore di morte, i ratti che ricoprono l’erba diventata ormai nera. Tutto, nel (quasi) unico piano sequenza di Sam Mendes. E, nemmeno a dirlo, la storia vera di 1917, scritta da Mendes insieme a Krysty Wilson-Cairns, è più reale che mai. O meglio, non c’è niente di più drammatico e reale come il ricordo della Guerra. Le bombe che fischiano nei timpani spaccati, una fotografia sepolta dalla terra, quel compagno di battaglione perso più giù, in quella che fu l’avanzata Alleata contro un nemico che, qualche anno dopo, avrebbe rialzato la testa per un conflitto ancora più totalizzante e spaventoso.

Ed è proprio dalla memoria che Sam Mendes prende spunto per il suo film. Infatti, la missione di Blake e Schofield non è avvenuta, ma sarebbe potuta accadere. È il 6 aprile 1917 – per convergenza il giorno in cui gli Stati Uniti entrarono in guerra – nel nord della Francia quando il caporale Lance Blake (Dean-Charles Chapman) e il caporale Lance Schofield (George McKay) sono chiamati nel bunker del loro superiore. Le truppe in prima linea stanno per imbattersi in un’imboscata, gli viene detto dal generale Erinmore (Colin Firth).

Più di mille e cinquecento soldati sono a rischio e l’unico modo per portare la notizia al comandante dell’operazione è via terra, anzi, via mano, tramite una lettera: Blake e Schofield devono uscire dalle trincee, attraversare l’inferno e dirigersi lungo il fiume, dove gli inglesi si stanno preparando ad un massacro.Dunque, tornando sui libri di storia, c’è da dire che nella primavera del 1917, i tedeschi lanciarono davvero l’Operazione Alberich sulla Linea Hindenburg, mentre consolidavano le loro forze in preparazione di ulteriori operazioni offensive, mandando in tilt le truppe inglesi che pensavano ad una loro ritirata, mentre invece si stavano semplicemente spostando in una posizione difensiva migliore. Tanto che gli Alleati non avrebbero violato la Hindenburg fino al 29 settembre del 1918.

I tedeschi, dietro il loro spostamento, lasciavano letteralmente terra bruciata: alberi abbattuti, ponti distrutti, città depredate, cecchini sparsi e trappole esplosive. Tutto, al fine di bloccare l’avanzata delle truppe franco-inglesi. Una realtà storica che ha influenzato Sam Mendes con l’attacco che Schofield e Blake devono fermare che sembra sia modellato sulle Battaglia di Poelkapelle e di Passchendaele, avvenute in Belgio. Ma, il cuore pulsante della storia vera di 1917, è invece un racconto molto più intimo, narrato da Alfred Mendes – nonno del regista, a cui è dedicato il film – che prese parte al Primo Conflitto Mondiale.

Fino agli Anni Settanta non raccontò nulla di quell’incubo, compreso il fatto che nell’inverno del 1916 venne incaricato di portare un messaggio nevralgico, attraversando da solo il campo di battaglia. Proprio come Blake e Schofield. «Mio nonno era un uomo piccolo», ha detto il regista a Deadline, a proposito della storia vera di 1917, «Gli affidavano dei messaggi perché correva veloce e la nebbia era molto alta. Quindi non era visibile. Questo racconto è rimasto con me, la storia che ho scoperto e che volevo raccontare».
Qui potete vedere una featurette del film sul piano sequenza realizzato in 1917:
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