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Challengers | Zendaya, Josh O’Connor e il match point firmato da Luca Guadagnino

Tra Hollywood e Bertolucci, tra set e amore, competizione e Trent Reznor. Sì, ma com’è il film?

Challengers
Zendaya tra Mike Faist e Josh O'Connor in Challengers.

MILANO – Art Donaldson (Mike Faist) e Patrick Zweig (Josh O’Connor), sono amici dai tempi dell’adolescenza, legati dalla passione per il tennis e il sogno di diventare giocatori professionisti. Tuttavia, l’arrivo di Tashi (Zendaya), una giocatrice straordinaria, mette a dura prova il legame tra i due, poiché entrambi si contendono le sue attenzioni sul campo, ma solo Patrick riesce a conquistare il cuore della ragazza. Passano gli anni e alla fine Tashi sposa Art, che insegue ancora il suo sogno di vincere gli US Open, mentre Patrick nel frattempo si è perso per strada. Ma quando Art si ritrova ad affrontare Patrick in un torneo di livello inferiore, un challenger, la loro sfida diventa più che mai una lotta tra passato e presente, tra le aspirazioni giovanili e la realtà della vita adulta con una partita che mette in gioco l’amicizia, il successo e l’amore.

Mike Faist, Zendaya e Josh O’Connor in una scena di Challengers

Dopo il flop di Bones and All, con Challengers Luca Guadagnino infonde una storia americana di toni di bertolucciana memoria, dando in pasto al pubblico un The Dreamers per la Gen-Z esaudendo il loro desiderio di vedere i volti e i corpi sudati di icone come Zendaya e Josh O’Connor (ma anche Mike Faist) e relegando l’erotismo del film non tanto alle azioni fisiche quanto ai sentimenti infiammati di questo trio (e duo, O’Connor e Faist), consumati dentro e fuori dal campo. E il tennis diventa metafora della possessione e del desiderio di riuscire a colpire quella palla al momento giusto, mentre in palio non c’è un’occasione di rivalsa o gli US Open, ma il cuore uno e trino di Art, Patrick e Tashi. Guadagnino ha la capacità di fare sua la sceneggiatura di Justin Kuritzkes anche con l’aiuto dei suoi collaboratori, come il direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom e due musicisti come Trent Reznor dei NIN e Atticus Ross, che accendono colori e suoni di questo match della vita.

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Luca Guadagnino e i tre protagonisti di Challengers a Roma.

Così ecco che Mukdeeprom investe di toni accesi il campo, mentre Reznor e Ross scandiscono il ritmo di questi botta e risposta con un’elettronica e dei bassi degni di un rave, mentre Reznor ricerca una tonalità alla Depeche Mode in Compress /Repress, il singolo che accompagna i titoli di coda di Challengers (potete ascoltarlo qui). È un insieme di elementi che ribadisce lo stile di Guadagnino e il suo talento anche nel distaccarsi da progetti più melodrammatici e intensi come Chiamami col tuo nome e Bones and All, ma Challengers resta soprattutto un film dei suoi protagonisti così ben delineati da renderli taglienti. E mentre Kuritzkes cerca l’effetto Sorkin, a metterci il resto sono Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist. Zendaya, dopo Rue in Euphoria, trova forse il ruolo della sua carriera in Tashi (forse anche più che in Dune, ma ne riparleremo la prossima stagione dei premi), una donna – più che una ragazza – che molti hanno dipinto come malefica, ma che invece da vittima di giochi di potere di Art e Patrick, diventa padrona di quelle meccaniche giocando con il suo essere “oggetto” di desiderio.

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Josh O’Connor e Zendaya in un altro momento.

Si fa male, certo (e anche letteralmente), ma la posta in gioco era troppo alta per non poter rischiare. Tashi è una machiavellica vittima degli eventi. I veri cattivi, come sempre, sono gli uomini: sadici, più che altro. Anche verso loro stessi. Mai visti però dei sadici così adoni, con la camera che indugia su come sarà il loro servizio, su come strusciano le loro sneakers sul terreno mentre rispondono e sulle gocce di sudore che cadono a fiotti dal loro viso e scorrono sui loro corpi delineandoli. Art e Patrick quando giocano col desiderio lo fanno solo tra di loro e in maniera ambigua e non c’è nessuna oggettificazione di Tashi, tant’è che forse l’unica che avviene, succede inconsciamente alle sue spalle per una folata di vento ed è tra i momenti più potenti del film che lasciano a bocca aperta e incantati O’Connor e Faist, che si confermano due forze della natura tanto quanto Zendaya.

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Luca Guadagnino in azione sul set del film.

E così – scena dopo scena – Challengers diventa una parabola perfetta per l’epoca di Sinner con Luca Guadagnino che fa sua la lezione sul tennis come già fece niente poco di meno che David Foster Wallace nel suo Il tennis come esperienza religiosa: il gioco diventa il protagonista dell’amore tormentato di un trio che finisce per essere estasiato da tutta la dannazione che questo lungo botta e risposta comporta. E se pensiamo che lo ‘Zero’ nel gergo del tennis si indica anche con la
parola ‘Love’, sappiamo già che il film farà game, set, match. Da vedere.

  • VIDEO | A Roma con Zendaya sul red carpet di Challengers
  • VIDEO | Qui il trailer del film: 

 

 

 

 

 

 

 

 

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