MILANO – Una grande carriera bruciata lentamente ma piena di dolore e tormenti. A quarant’anni dalla sua morte, Peter Sellers rimane ancora una figura fondamentale di quella che è stata Hollywood nei suoi tempi d’oro. Classe 1925, figlio d’arte per cui imparò il mestiere d’attore dai genitori, un nome di battesimo che corrisponde a Richard Henry Sellers e un nome d’arte, Peter, in onore del fratello scomparso appena nato. La sua carriera si fa strada tra il genio comico, l’arte dell’imitazione e del trasformismo e collaborazioni con i grandi nomi del cinema.
Consegnato all’immaginario comune grazie al ciclo dei film della Pantera Rosa a partire dagli anni Sessanta con quel formidabile ispettore Clouseau nato dalla mente di Blake Edwards. Ma già prima si era fatto strada tra le vette delle star grazie alla sua capacità di prendere a carico più personaggi contemporaneamente con una disinvoltura invidiabile, recitando nientemeno che per Stanley Kubrick prima in Lolita e poi ne Il Dottor Stranamore, dove Stanley gli affidò ben tre personaggi. Ma il suo ingresso nel mondo nel cinema avviene negli anni Cinquanta nelle vesti del gangster de La signora omicidi.
Nonostante una lista invidiabile di performance, dopo il successo dei film della Pantera la sua produzione si concentrò su questi, fatta eccezione per pochi titoli come Uno sparo nel buio e il bel Oltre il giardino di Hal Ashby. Lui, che aveva girato per i music-hall e aveva prestato la sua voce ai programmi radiofonici della BBC, a un certo punto fu costretto a rallentare. Ma il suo estro artistico non si spense mai, un forte carisma che lo portava ad interpretare il mondo attraverso i suoi personaggi. «Sono come un microfono. Da solo non ho suono. Catturo ciò che mi circonda», sosteneva.
Tra la radio, la tv e il cinema, ha fatto sognare e portato spensieratezza, anche quando la sua realtà privata non corrispondeva esattamente ad uno sketch comico. La sua vita non è stata tutta in discesa, complice forse il fatto di giocare nel territorio di quel cliché tanto amato dai media che vorrebbe un attore comico essere molto triste e sconsolato se lontano dalle scene. In effetti la sua vita privata fu sempre sotto i riflettori, tra i corteggiamenti alla nostra Sophia Loren e quattro difficili matrimoni che lo videro al fianco di attrici che erano state sue partner anche sul set. Nel 1964, si aggiunsero, poi, i problemi di salute.
Peter Sellers, dopo essere stato ricoverato urgentemente nell’ospedale delle star di Hollywood, sopravvisse a ben otto arresti cardiaci, cosa che affaticò notevolmente il suo cuore e lo costrinse a controllarsi, sia sulle scene che nella vita privata, fino alla sua morte, che avvenne il 24 luglio del 1980, appena terminate le riprese della sua ultima commedia fantasy Il diabolico complotto del dottor Fu Manchu di Piers Haggard, a cui aveva contribuito anche per la sceneggiatura. Un’ultima prova di grande comicità e uno sforzo non da poco per il suo cuore indebolito, che ha voluto regalare al mondo un’ultima gag prima di lasciarlo. Perfettamente nel suo stile.
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