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François Truffaut o del perché recuperare il cinema dell’uomo che amava le donne

I film, l’amore, le donne, la poesia: come riscoprire Truffaut e come rivederlo in streaming

François Truffaut alla ricerca delle donne.

FIRENZE – Scrivere di François Truffaut e del suo amore per le donne può sembrare banale, e invece è ancora una volta fondamentale. Perché? Perché tutti gli uomini hanno sempre da imparare dalla sensibilità e dalla sincerità, dalla delicatezza e dalla profondità con cui il regista francese, il più grande, riesce a descrivere il mistero delle donne. Non si tratta di un amore a prescindere dalle caratteristiche individuali, una mediocre ossessione per la donna, qualunque ella sia. Truffaut – che CHILI celebra con una vetrina speciale per i suoi 90 anni – canta l’amore assoluto e anche le sue declinazioni quotidiane, la ricerca dell’infinito amore romantico si confronta con la realtà di tutti i giorni. Nessun regista – prima e dopo – descrive come lui questa esigenza, questo anelito a amare e ad essere amato, mai appagato e che deve fare i conti con un amore più terreno, ma anche più vero.

Truffaut e una delle sue muse: Jeanne Moreau.

E allora ecco eleganti signore, giovani borghesi, intraprendenti, timide, le donne nei film di Truffaut non sono mai caricature, tanto che lo spettatore si innamora sempre con lui delle sue protagoniste. Se parliamo al telefono con una donna e dalla sua voce intuiamo amabili caratteristiche, o affascinanti aspetti della sua vita, davvero potremmo innamorarci di lei solo parlandole al telefono? O sarebbe semplicemente una fuga? Il desiderio di un amore assoluto che ci strappi dalla nostra realtà? Ti amo. Ti amo anch’io. E basta. Forse solo in questo modo potremmo provare l’amore incondizionato, puro, slegato dai problemi e dalle meschinità quotidiane.

François Truffaut con Catherine Deneuve sul set.

Ma, a differenza delle commedie romantiche più ingenue, François Truffaut approfondisce le due facce dell’amore, quella romantica universale e quella tenera particolare: i suoi cinque film sulle avventure di Antoine Doinel rappresentano l’apice di questa ricerca estetica e in fondo morale del regista, perché con ironia e leggerezza invitano a considerare i drammi e le gelosie della nostra vita con altrettanta ironia e leggerezza. Invece La signora della porta accanto: un film terrificante, una tragedia ipnotica che rende vano qualsiasi tentativo di girare un film altrettanto bello su un amore impossibile; Truffaut porta ai limiti del sostenibile la generosità di una donna di fronte a un amore che porta solo sofferenza, non vita.

Con Julie Christie e un bicchiere di vino.

Truffaut è una folgorazione: tutti gli uomini hanno amato, amano, e ameranno le donne ma dovrebbero farlo con tenerezza, con gioia, con un profondissimo rispetto verso il loro mistero, che il migliore dei registi ha saputo cogliere e trasmettere così bene. Adele H, una storia d’amore; La mia droga si chiama Julie, Le due inglesi. Io ti amo, partiamo da questo. Malgrado tutti. Malgrado tutto. «No, non credo esista un soggetto migliore dell’amore». Truffaut lo ha sempre confessato, ma quello che anche a lui sfuggiva era la grazia che avevano le attrici sullo schermo, le amava così tanto filmandole che lo spettatore lo percepiva, le amava e le rispettava. Di François Truffaut si può parlare di catarsi artistica, vedendone i film indaghiamo con dolcezza il mistero delle donne, la loro infinita bellezza, simpatia, decisione, vulnerabilità e forza. L’uomo che amava le donne. Null’altro da dire.

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