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L’anno di Gloria Steinem? L’attivista americana in Mrs America e The Glorias

Un biopic con Julianne Moore e la serie di FX con Rose Byrne omaggiano l’attivista americana

Gloria Steinem vista da Julianne Moore e Rose Bryne
Gloria Steinem vista da Julianne Moore e Rose Bryne

ROMA – Quando una regista tra le più originali del cinema americano decide di raccontare la vita di Gloria Steinem, una delle figure simbolo del femminismo, non possiamo che attenderci un evento. The Glorias, interpretato da Julianne Moore e Alicia Vikander e diretto da Julie Taymor non può certamente passare inosservato, ma non aspettatevi il solito biopic. Liberamente ispirato al memoir della Steinem, My Life on the Road, il film – presentato al Sundance – rende omaggio alla storia avventurosa di una pioniera dei diritti civili e di una delle più talentuose giornaliste della sua epoca, firma di punta del New York e fondatrice nel 1972 della rivista Ms. «Quando ho letto il libro mi sono chiesta subito se potesse diventare un film. Il suo è stato un percorso unico, che l’ha portata ad essere una leader in grado di parlare a tutti noi», ha spiegato la Taymor.

Gloria Steinem
Julianne Moore è Gloria Steinem

E non finisce qui, visto che la figura di Gloria Steinem troneggia anche nella nuova produzione di FX Mrs. America, una miniserie, in onda dal prossimo aprile su Hulu, che racconta i turbolenti anni ’60 del risveglio femminista attraverso la vera storia di una contro-attivista, Phyllis Schlafly, interpretata da Cate Blanchett; una piacente e rassicurante signora che rivendicava con forza il diritto di una donna ad essere madre e moglie. A fronteggiarla a testa alta, tra le altre, anche Gloria Steinem, ovvero Rose Byrne. Segno indiscutibile, questo, di un crescente interesse dello showbiz nei confronti di un personaggio così carismatico.

Gloria Steinem
Rose Byrne è Gloria Steinem in Mrs. America

Ma chi è Gloria Steinem e perché la sua esperienza è così importante nella storia contemporanea? Gloria è nata in Ohio nel 1934 in una famiglia di origine ebraica. Sua nonna Pauline era la presidentessa della commissione educazione del National Woman Suffrage Association, nonché la prima donna ad essere eletta nel Toledo Board of Education. Una figura femminile forte che ha fatto da contraltare a quella fragile della madre Ruth, affetta, tra le altre cose, da una grave depressione.

Gloria Steinem
Una sorridente Gloria Steinem. Foto di © Mario Anzuoni/Reuters/Corbis

Il divorzio dei genitori, la mancata assistenza economica da parte del padre e l’aggravarsi delle condizioni di salute della madre, hanno spinto la Steinem ad interrogarsi sull’incapacità della società a prendersi cura delle donne (sosteneva che la madre non fosse stata adeguatamente assistita perché donna) e sul senso di un’istituzione come il matrimonio. Lei, che nella vita si è sposata una sola volta, nel settembre del 2000 con David Bale, padre di Christian.

Gloria Steinem
Gloria Steinem nelle vesti di coniglietta

Dopo l’eccellente percorso universitario che la portò presso la Corte Suprema indiana in qualità di impiegata, Gloria Steinem si mise alla prova come giornalista, mostrando subito di che pasta fosse fatta. Nel 1960 iniziò a collaborare con il magazine Help! conquistando, anno dopo anno, compiti sempre più importanti. Come l’articolo del 1962 sulla contraccezione commissionato da Esquire, in cui spiegava perché la donna fosse ancora costretta a scegliere tra matrimonio e carriera. Oppure A Bunny’s Tale, il reportage sul mondo delle conigliette di Playboy, scritto in incognito per Show Magazine nel 1963 al termine di un’esperienza di lavoro come coniglietta nel club di New York. Il suo alter ego? Marie Catherine Ochs, una ragazza giramondo e brillante proprio come lei, ma con una minore predisposizione allo studio. Il paragrafo in cui ne racconta la vita fittizia vale da solo la lettura di tutto il pezzo.

Gloria Steinem
Gloria Steinem e Dorothy Pitman Hughes

Il 1969, poi, fu l’anno di svolta. Partecipando ad una manifestazione nel Greenwich Village a favore dell’aborto, Gloria Steinem rese pubblica la sua esperienza personale con l’interruzione di gravidanza e decise di diventare un’attivista femminista. Da quel momento, la strada venne tracciata e culminò il 4 aprile del 1969 con l’epocale articolo scritto per il New York Magazine, After Black Power, Women’s Liberation. Un titolo evocativo che racchiudeva due dei cardini della lotta per i diritti civili negli anni ’60: la sconfitta del razzismo e l’affermazione del femminismo. L’autrice aveva pochi dubbi al riguardo. Non sarebbe mai potuta esistere alcuna società libera senza una piena affermazione dei più elementari principi democratici, soprattutto senza una rifondazione della relazione, politica, culturale e sociale, tra i sessi.

Gloria Steinem
La copertina di Ms. con Wonder Woman

Se Ruth Bader Ginsburg, dunque, iniziò a demolire “dall’interno” il sistema di leggi che creava discriminazione tra uomini e donne, Gloria Steinem ne scrisse in maniera appassionata, giorno dopo giorno, contribuendo a creare una nuova coscienza collettiva. Criticata da molte femministe per la sua avvenenza – in molte non le perdonarono mai il fatto di essere stata, anche se solo per lavoro, una coniglietta – Gloria Steinem è stata anche un’appassionata lettrice di Wonder Woman, di cui pretese una riscrittura moderna, più aderente al vero modello di donna potente voluta da William Moulton Marston. A vedere la copertina del numero di luglio del 1972 di Ms. non ci sono dubbi sui desideri della Steinem. E soprattutto sul sogno di vedere una donna alla presidenza degli Stati Uniti. Con l’endorsement per Hilary Clinton non le è andata bene, ma di sicuro non smetterà di lottare per realizzarlo.

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