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Una donna senza uguali: chi era Ruth Bader Ginsburg, eroina di Una giusta causa?

Ha combattuto contro la discriminazione sessuale, oggi la sua storia è interpretata da Felicity Jones

Una giusta causa

MILANO – Ruth Bader Ginsburg è stata un vero portento restando in carica come Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti fino al 18 settembre 2020 quando si è spenta dopo una lunga malattia. Un ruolo al quale è rimasta ancorata fino all’ultimo, anche solo per contrastare la politica di Donald Trump contro il quale, negli anni passati ha messo in vendita, a scopo benefico, delle riproduzioni della “collana del dissenso”, simbolo della lotta per i diritti delle donne e accessorio che da sempre accompagna la sua toga da giudice. Del resto, le sfide sono sempre state il suo pane quotidiano come racconta Mimi Leder nel biopic Una giusta causa (lo trovate su CHILI).

Martin Ginsburg, Bill Clinton e William Rehnquis durante il giuramento della Ginsburg. Era il 1993

Seconda donna della storia ad essere nominata Giudice di Corte suprema, Ruth Bader Ginsburg è uno dei simboli più forti della cultura liberal (oltre che assoluta icona pop il cui volto è impresso su tazze, t-shirt e, addirittura, tatuaggi). Una storia la sua che vuol essere di ispirazione per il pubblico femminile e non solo. Felicity Jones in Una giusta causa interpreta la brillante donna di legge, affiancata da Armie Hammer – il marito Martin – Justin Theroux e Kathy Bates.

Una giusta causa
Felicity Jones e Armie Hammer in una scena di Una giusta causa

Ma qual è l’importanza di questa donna per la storia americana? Ruth Bader Ginsburg è stata un gigante dei diritti civili, tema che l’ha appassionata e coinvolta direttamente a partire dagli anni ’60, quando fresca di laurea in legge si scontrò con i pregiudizi di un mondo elitario e fortemente maschilista. I tempi stavano cambiando diceva Bob Dylan, ma una donna sposata e con figli non poteva ambire a un posto di lavoro soddisfacente. Men che meno nei grandi studi legali.

Ruth Bader Ginsburg ,unica donna, immortalata con i suoi compagni della scuola di legge

Come avrebbe potuto trasformarsi la società senza leggi che indicassero con chiarezza l’uguaglianza tra gli esseri umani? È proprio per questo che aveva combattuto lungamente assieme alla ACLU (American Civil Liberties Union), importante organizzazione non governativa in favore dei diritti civili e delle libertà individuali. Grintosa ma mai dura, Ruth ha fatto propria la lezione di vita impartita dalla madre, Celia Bader. “Sii una signora e sii indipendente” era solita ripeterle. Dopo il diploma Ruth scelse la strada più difficile per una donna: la giurisprudenza. All’epoca le ragazze erano più interessate a sposare un buon partito, che non a realizzarsi professionalmente. Ruth, invece, era certa di saper fare l’avvocato meglio di chiunque altro.

Una giusta causa
Felicity Jones in una scena del film

Nel 1956 erano solo nove le studentesse di legge ad Harvard. Tra queste, la Ginsburg brillava per capacità e talento. Dopo la laurea alla Columbia di New York, dove nel frattempo si era trasferita con la famiglia, per Ruth iniziò la lunga trafila delle porte sbattute in faccia. Fino all’arrivo alla scuola di diritto internazionale alla Columbia e alla Rutgers Law School. Qui combatté la sua prima battaglia: quella per l’uguaglianza della retribuzione fra uomini e donne.

Ruth Bader Ginsburg accolta come una star a Capitol Hill, Washington

Divenne così in breve tempo la referente dell’ACLU per le cause inerenti le discriminazioni su base sessuale. Tanto da patrocinare nel 1972 un progetto dedicato ai diritti delle donne. E negli Anni Settanta questa era una battaglia che si combatteva davvero su ogni fronte. Billie Jean King, ad esempio, lo fece su un campo da tennis – la sua storia è raccontata ne La Battaglia dei Sessi -, cercando di dimostrare che uomini e donne dovessero avere uguali possibilità in ogni settore della vita sociale. Ruth Baden Ginsburg si espresse, invece, nelle aule di tribunale attraverso sei cause presentate alla Corte Suprema.

L’abbraccio tra l’ex Presidente Obama e il Giudice della Corte Suprema a Capitol Hill nel 2012

Il film di Mimi Leder racconta in particolare quella di Charles Moritz, sessantenne che si è visto rifiutare una deduzione fiscale per l’assistenza alla madre malata in quanto uomo. Ne avrebbe avuto diritto solo se fosse stato donna, perché si presumeva che il ruolo di caregiver fosse adatto solo al genere femminile. Anche questa era una discriminazione bella e buona. La Ginsburg quindi ebbe l’intelligenza e la forza di voler lavorare superando ogni barriera in nome di leggi giuste. Non una guerra per partito preso, ma una lotta di civiltà. Davvero per tutti.

  • Volete vedere Una giusta causa? Lo trovate su CHILI

Qui potete vedere il trailer di Una giusta causa:

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