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Troppo Azzurro | Filippo Barbagallo e un grande esordio nel segno delle fragilità

Alice Benvenuti, Martina Gatti, una birretta e un racconto di formazione. Ma com’è il film?

Troppo Azzurro, opera prima di Filippo Barbagallo, al cinema dal 9 maggio con Vision Distribution
Troppo Azzurro, opera prima di Filippo Barbagallo, al cinema dal 9 maggio con Vision Distribution

ROMA – Dario ha 25 anni. Dario è aggrappato al suo equilibrio da adolescente. Dario vive a casa con i genitori e ha lo stesso gruppo di amici dal liceo. Ma quando Dario nel torrido agosto romano inizia a frequentarsi prima con Caterina, una ragazza conosciuta per caso, e poi con Lara, la ragazza irraggiungibile che ha sempre amato, dovrà scegliere se restare nella sua comfort zone o lasciarsi finalmente andare. Presentato alla Festa del cinema di Roma e con nel cast Alice Benvenuti, Martina Gatti, il nostro amico Brando Pacitto, Valeria Milillo – e l’amichevole partecipazione di Valerio Mastandrea – ecco in sala Troppo Azzurro di e con Filippo Barbagallo, film piccolo e grande, da vedere e da amare. Ma perché?

Alice Benvenuti e Filippo Barbagallo in un momento di Troppo Azzurro
Alice Benvenuti e Filippo Barbagallo in un momento di Troppo Azzurro

Perché Troppo Azzurro è un progetto intimo per Barbagallo, molto più che una semplice opera prima: «Prima di scrivere il film, mi piaceva l’idea di raccontare una storia che avesse il tono di una conversazione fra amici. Un’opera in cui non si ha la pretesa di sorprendere a tutti costi, né di spiegare qualcosa, in cui si sdrammatizza per non annoiare e anche un po’ per pudore. Volevo che fosse come una birretta. Leggera, la butti giù in un attimo e ti viene da dire: ‘Oh, alla fine oggi non si sta mica male’. Ho scritto la sceneggiatura con quest’idea in testa e, quando poi le cose si sono messe in movimento, ho cercato di seguire quell’intento anche come direttiva per la regia e per la mia recitazione».

Troppo Azzurro, opera prima di Filippo Barbagallo, al cinema dal 9 maggio con Vision Distribution
La panda: un altro momento di Troppo Azzurro, opera prima di Filippo Barbagallo.

Da qui l’idea di una precisa scelta stilistica: «Ho cercato di fare un film ironico e gentile. In cui, spero, qualcuno possa trovare qualcosa di sé, di un amico, di un conoscente o di un famigliare. Credo di averlo fatto perché avevo voglia di far funzionare in un film le cose che a volte, nella vita di tutti i giorni, non si incastrano bene. Di raccontare delle sensazioni speciali che durano un attimo. E forse, anzi sicuramente, di parlare un po’ d’amore». Perché è esattamente di questo che parla Troppo Azzurro, ma non solo. Ci sono le relazioni, gli uomini e le donne, il desiderio e le loro incompatibilità. Le cotte, i baci, i progetti, i viaggi e gli impegni, ma soprattutto le fragilità. In una sola parola: la vita.

Nel cast anche Valerio Mastandrea e Valeria Milillo
Nel cast anche Valerio Mastandrea e Valeria Milillo, i genitori.

Perché più che d’amore, Troppo Azzurro racconta di quando l’amore non c’è, imbrigliato in paranoie, paure, auto-sabotaggi e brutalità, che se nel profondo dell’animo sono frutto di insicurezze e indecisioni, dal di fuori appaiono come gesti violenti che non sempre si riescono ad accettare. Una soluzione che in termini narrativi si traduce in un’opera che è un’anti rom-com che finisce con il ribaltare i topos del genere invertendone l’inerzia di quello che sarebbe l’abituale sviluppo (qui a volte affrettato, altre disarmonico). Non ultimo, l’intuizione di Barbagallo è quella di renderla nelle forme narrative di una commedia d’equivoci vivace in modo da addolcire – se non attenuare – un’evidente drammaticità d’insieme con cui produrre un intelligente e artisticamente efficace contrasto tonale tra registro e vicende trattate.

Martina Gatti e Filippo Barbagallo in una scena di Troppo Azzurro
Martina Gatti e Filippo Barbagallo in una scena del film.

Il resto è dato da un cast ispirato, dove se da una parte il regista, sceneggiatore, e interprete Barbagallo si cuce addosso il protagonista Dario caratterizzandolo(si) come l’imperfetto punto di incontro tra gli alter-ego di Woody Allen e Nanni Moretti tra tic e nevrosi, dall’altra, il (vero) punto di forza del film sono le giovani ma già veterane – umane, vere e intense – Benvenuti e Gatti. Non ultimo, Pacitto, a cui Barbagallo regala un ruolo memorabile come voce della coscienza di Dario, ora nei momenti di alleggerimento, ora in quelli più emotivi. Troppo Azzurro, un piccolo-ma-grande film di cui sentiremo parlare tanto e a lungo. Cercatelo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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