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Louisiana | L’altra faccia dell’America e la lezione inascoltata di Roberto Minervini

Tra Cannes e I Dannati, riscopriamo un documentario unico che inchioda. Su TimVision

Una scena di Louisiana di Roberto Minervini

MILANO – Ci sono documentari che raccontano il vero, la cronaca, cruda e spesso volte accusatrice. Ci sono film che invece immaginano quella stessa cronaca, provando a ripensarla e rimetterla in scena, mescolando finzione e reale, magari provando a rispondere a qualche domanda. E poi, là nel mezzo per questa puntata di Doc Corn (qui trovate le altre), c’è Louisiana. Roberto Minervini – talento italiano prestato al cinema americano – cerca di raccontare la realtà di un bollente Stato del Sud degli Stati Uniti attraverso un documentario – lo trovate in streaming su Youtube e Tim Vision – in cui chiede ai veri protagonisti di una comunità di andare in scena, astrarsi, guardarsi da fuori. E reinterpretare se stessi.

Una scena di Louisiana.

Così Minervini riesce a non giudicare, a non far sentire in colpa lo spettatore per le drammatiche condizioni dei protagonisti, ma – al contrario – permette di entrare in forte empatia con gli stessi personaggi, uomini e donne che vivono di espedienti per sopravvivere e che si rifugiano in droga e alcool per abbandonarsi, e magari dimenticarsi. In Louisiana troviamo l’amore, quello vero, in tutte le sue sfaccettature, ma anche la delusione, dovuta ad aspettative tradite, da un Governo – in questo caso era quello di Barack Obama, siamo nel 2014 – che li ha abbandonati e che non ha mantenuto le promesse, delusione che in qualche modo condurrà, come sappiamo, a Donald Trump. E alla fine, Minervini tenta di raccontare un ultimo dettaglio prima di lasciare lo spettatore.

Fucili e armi: la faccia dell’America di Roberto Minervini.

Una parte dei protagonisti, in gran parte reduci di guerra, forma squadriglie pronte a combattere chiunque voglia varcare la loro soglia, chiunque sia pronto nuovamente a deludere le loro aspettative. Si addestrano nei boschi, inscenando vere e proprie situazioni di guerra, una guerra per difendere i propri confini geografici. Quello che rimane sui titoli di coda è la sensazione di un’opera che sconfigge il voyeurismo dei nostri giorni, quella sensazione che tanto fa sentire bene – soprattutto sui social – nel giudicare le situazioni altrui. Perché in Louisiana non si accusa nessuno. Roberto Minervini osserva, cerca di capire e vivere le situazioni e noi, anche se distanti, seduti su una poltrona, lontani, rimaniamo senza parole. Potentissimo.

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