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Psyco, il montaggio di Hitchcock e il mondo dietro alla tenda di una doccia

Un documentario seziona il capolavoro di Hitch. E racconta le verità della scena più celebre

MILANO – Dopo le lezioni di cinema regalateci da Hitchcock/Truffaut, questa volta Hot Corn cerca di farvi entrare nell’opera principale di Alfred Hitchcock per celebrare i quarant’anni della scomparsa: Psyco, o meglio Psycho nella versione originale. Siamo nel 2017 quando Alexandre O. Philippe, regista svizzero autore di numerosi documentari, presenta al Sundance 78/52, uno strano lavoro che verrà premiato poi addirittura come miglior documentario della selezione. Ma che titolo è? E cos’è quel numero? Semplice: il titolo fa riferimento alle 78 inquadrature e ai 52 tagli che permisero ad Hitchcock di realizzare una delle scene simbolo della storia del cinema: quella della doccia. Janet Leigh assassinata, in modo cruento e senza alcun motivo apparente.

Psyco è un capolavoro? Sì, ma questo già lo sapevamo e qui la domanda è un’altra. Il documentario, sebbene discuta il significato del film, va oltre e sottolinea come la chiave di volta di tutta la pellicola passi proprio per quell’omicidio e per quella singola scena. Norman Bates, dietro la tenda, in 78 inquadrature, la povera Marion Crane che scompare, improvvisamente in 52 tagli, di montaggio. 78/52 affronta la scena della doccia in modo critico, da angolature inaspettate, fino a spiegare (addirittura) il perché del bianco accecante delle piastrelle del bagno.

Non bastasse, ecco anche le opinioni di personaggi e registi come Guillermo del Toro, che qui ascolterete interpretare la scena in modo singolare, ovvero come il senso di colpa cattolico di Hitchcock, che purifica (!!) la povera Marion dall’adulterio (!) e dal furto. Interpretazioni e opinioni a parte,78/52 riesce però nell’impresa – senza delirare come faceva invece Room 237, ricordate? – lasciando al film la sua pura identità di opera cinematografica.

Perché alla fine, qualunque sia il motivo per cui Hitchcock abbia voluto regalare Psyco al pubblico in fondo non è poi così importante, non oggi perlomeno. Quel che resta a quarant’anni dalla morte del regista è l’eredità tecnica e artistica, dal montaggio alle interpretazioni che lo hanno reso un cult assoluto, uno dei film del Novecento da vedere assolutamente. Per chi ama il cinema oltre il cinema e cerca significati nascosti in ogni cosa, un documentario assolutamente imperdibile.

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Qui sotto potete vedere il trailer:

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