ROMA – Parris Island o Manhattan? Difficile trovare differenze tra il campo di addestramento dei Marines di Full Metal Jacket e il conservatorio Shaffer di Whiplash. Stessa severità, uguale “ferocia” negli insegnanti, livelli abnormi di competitività tra reclute/studenti. Tutto, per poter dire di essere i migliori, in guerra o durante un concerto. Non stiamo dicendo che Damien Chazelle abbia voluto inconsciamente replicare Stanley Kubrick, ma di sicuro alcune dinamiche del rapporto allievo-maestro si somigliano nei due film. Ed è parte del fascino dell’esordio registico di Chazelle. Per il suo debutto dietro alla macchina da presa il giovane regista – all’epoca aveva appena 29 anni – ha scelto una storia che conosceva benissimo: la sua.
Come Andrew, il protagonista del film interpretato da Miles Teller – a sua volta amante della batteria – Damien ha studiato per molti anni lo strumento ritmico, mollando la presa solo quando le grandi pressioni ricevute stavano avendo la meglio sull’amore per le sette note. L’ambito corso di batteria jazz alla Princeton High School lo stava facendo scivolare nel terrore, nell’ossessione. Quanto c’era di vero in quel racconto? Assolutamente tutto. I profani rimanevano esterrefatti dall’aggressività delle situazioni presentate nello script; che ovviamente risultavano credibili a tutti coloro, come il jazzista del Lincoln Center di N.Y. a cui fu sottoposta la sceneggiatura, che conoscevano la prepotenza di certi insegnanti.
Lasciata a malincuore la musica, Chazelle decise quindi di infondere tutta la sua passione nel cinema, lavorando duramente per emergere in un settore artistico ugualmente spietato. Prima di poter girare Whiplash, infatti, Chazelle dovette dirigere un cortometraggio sul film, una specie di prova generale fatta per attirare i produttori. Nel 2013 presentò il corto al Sundance, riuscì a conquistare pubblico, critica e soprattutto finanziatori e solo un anno dopo, sempre a Park City e stavolta da vincitore, fu in grado di presentare al mondo la sua creatura.
Dal corto al film cambiò quasi tutto, tranne una cosa: la presenza di J.K. Simmons, il terribile professor Fletcher. Un’interpretazione così accurata, la sua, da meritare l’Oscar al miglior attore protagonista. Whiplash (lo trovate su Netflix e Prime Video) appartiene a tutti gli effetti alla figura di questo mentore crudele che per trarre il massimo dai suoi allievi li sottopone a un massacrante allenamento fisico e psicologico. Metafora di Hollywood e dei suoi meccanismi perversi? Forse sì. Basta un niente per gettare nella polvere un regista o un attore idolatrati solo pochi secondi prima.
Tuttavia Chazelle se l’è cavata alla grande, dimostrando in Whiplash un virtuosismo registico degno di un Buddy Rich (il batterista idolo del protagonista), con panoramiche ardite e un certo gusto per il racconto. Elementi che avrebbe affinato poi in La La Land del 2016, altra pellicola in cui la musica riveste un ruolo centrale. Chazelle, insomma, ha fatto tanta strada ed è pronto a raccontare ancora gli aspetti affascinanti e quelli più dolorosi dello showbiz. Il prossimo film, infatti, si intitolerà Babylon e parlerà dell’avvento del sonoro nel cinema.
- VIDEO | Qui potete ascoltare la colonna sonora di Whiplash:
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