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HOT CORN Awards | La Top 10 dei migliori film dell’anno scelti dalla redazione di Hot Corn

Il bianco e il nero, le verità nascoste, i colori di un cartone animato: i nostri 10 film del cuore del 2018

MILANO – ‘And the Hot Corn Awards goes to…”, Niente scambio di buste, per noi di Hot Corn, ma come ogni fine anno, arriva puntuale il tempo di bilanci, classifiche e premi. Così, ripensando a tutti i film usciti in Italia nel 2018, la redazione ha stilato una classifica con i migliori dieci titoli dell’anno. Insomma, tra viaggi sulla Luna, bianco e nero abbaglianti, pesche mature e ricami d’autore, ecco, in ordine crescente, i nostri Hot Corn Awards.

SPIDER-MAN: UN NUOVO UNIVERSO – Oltre un cinecomic, oltre un cartone animato, oltre un fumetto. Spider-Man: Un Nuovo Universo è qualcosa di pazzo e geniale, divertente e profondo. Insomma, qualcosa di mai visto prima quando si parla di film e di comics. Colorato, pieno di azione e citazioni, colmo di personaggi e cattivi provenienti dal mondo newyorkese di Spidey (qui, troverete tante versione, a cominciare da Miles Morales), il film diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman (e prodotto dagli autori di The Lego Movie) è il caso dell’anno (addirittura il premio Oscar Barry Jenkins ha twittato dichiarandosi entusiasta), oltre che la miglior opera sul personaggio creato da Stan Lee. E l’omaggio al genio da poco scomparso vale da solo l’intero film.

Spider-Man: Un Nuovo Universo.

LA TERRA DELL’ABBASTANZA – Il 2018 per il cinema italiano è stato caratterizzato dal ritorno di Paolo Sorrentino con Loro I e II e Matteo Garrone con Dogman. Proprio il film del regista romano ispirato alla vicenda del Canaro della Magliana è stato tra i più visti su CHILI oltre, naturalmente, a riscuotere un successo unanime, tanto da essere scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar 2019 come miglior film straniero, salvo poi non entrare nella cinquina finale. Ma noi di Hot Corn abbiamo deciso di premiare l’esordio dei fratelli D’Innocenzo con La Terra dell’Abbastanza. La storia di due amici, Mirko e Manolo – gli ottimi Matteo Olivetti e Adrea Carpenzano -, sullo sfondo della periferia romana che li risucchia, per un fatale incidente, in un vortice di violenza che ne spazzerà via il futuro. Un’opera prima folgorante,debitrice del cinema di Garrone e Caligari.

Una scena de La Terra dell’Abbastanza.

TONYA – Il manifesto di una (nuova) attrice che, senza dubbio, sarà tra i volti fondamentali del prossimo anno (qualcuno ha detto Quentin Tarantino e Once Upon a Time in Hollywood?).Tonya di Craig Gillespie con la magnetica pattinatrice Margot Robbie alias Tonya Harding, film venato di grottesco humour e critica sociale che più amara non si può, prodotto dalla stessa Robbie perché «Non volevo aspettare per avere ruoli straordinari. Volevo succedesse subito, ora», ha dichiarato. Un film crudo e a tratti pauroso, e una Margot Robbie con l’appuntamento all’Oscar, siamo certi, solo rimandato.

Margot Robbie in Tonya.

BLACKKKLANSMAN – Spike Lee è tornato. Il suo ultimo film, BlaKkKlansman, è cinema allo stato puro, prendendo in prestito una storia tanto vera quanto assurda che, pur ambientata negli Anni Settanta, enfatizza la sottotraccia sociale, culturale e politica dei giorni nostri, che si (ri)fa pericolosamente all’odio razziale, alla discriminazione, all’intolleranza. Così, Lee, assieme ai protagonisti John David Washington e Adam Driver, sberleffano il KKK a suon di intelligenza, l’unica arma che proprio non sanno utilizzare. Emblematico e potente.

Blackkklansman.

FIRST MAN – Il film più intimo di Damien Chazelle, con un Ryan Gosling che sottrae le emozioni per liberarle in un’ultima mezz’ora da grandissimo cinema. Incredibilmente e assurdamente snobbato ai prossimi Golden Globes, First Man è, invece, per noi, uno dei titoli dell’anno, capace di raccontare uno dei momenti fondamentali del Novecento dalla prospettiva intima di un padre che cerca disperatamente l’unica cosa in grado di farlo ancora sorridere. Da brividi.

First Man.

CHIAMAMI COL TUO NOME – Luca Guadagnino in centotrentadue minuti riassume, adattando il libro di André Aciman, il senso dell’estate e il senso dell’amore, la maturazione e la sessualità, l’amicizia e la famiglia. Da una parte Timothée Chalamet, faccia incredibile e spirito contrastato, dall’altra Armie Hammer, camicia verde e cuore sincero. Di una bellezza abbagliante, calda e rivelatrice, Chiamami Col Tuo Nome è la prova che il cinema riesce ancora, e nonostante, tutto a far provare emozioni reali. E, riascoltando la colonna sonora di Sufjan Stevens, non vediamo l’ora di tornare nella campagna del cremasco per il sequel annunciato.

Chiamami col tuo Nome.

IL FILO NASCOSTO – Non c’è nessuno come Paul Thomas Anderson. Cineasta, autore, regista colto eppure pop, in grado sostituire, qui, la parola e la voce da fili, da orli e ricami che raccontano una storia che dall’esterno sembra affascinante ma che, sotto la superficie liscia, nasconde invece tagli, cuciture e brandelli di stoffa grezza. La ferocia e l’incanto dell’amore racchiuso ne Il Filo Nascosto, con un Daniel Day-Lewis semplicemente perfetto. Di diritto, una delle pellicole del 2018.

Il Filo Nascosto.

COLD WAR – Metaforico, aggraziato e malinconico. In Cold War viene fuori tutta la maestria tecnica di Pawlikowski, andando ad abbracciare la ricostruzione storica, la musica popolare con il jazz dei night club parigini, e l’accecante neve bianca dell’inverno polacco. Tutto, sopra il nero brillante della Senna. Mentre sottotraccia s’insinua l’unica via possibile di quell’amore perennemente in guerra: «Andiamo dall’altra parte, la vista è migliore da lì». Un bianco e nero che infiamma e lascia attoniti.

ROMA – Due donne, due classi sociali, un Paese nel caos. Roma di Alfonso Cuarón, ambientato nella Città del Messico del 1970, è il racconto di una pagina della storia della capitale dello Stato messicano vista attraverso l’intrecciarsi delle vicende umane di Cleo, domestica tuttofare di una famiglia borghese, e della sua datrice di lavoro. Un film sulla memoria realizzato in un bianco e nero brillante che, tra carrellate e piani sequenza, mette in scena un femminile vivo, combattivo, inclusivo contrapposto ad un maschile vile e respingente. Un ritorno a casa per il regista messicano che firma il suo capolavoro. 

Roma.

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI – Parte da un’accusa a chi non ha saputo trovare l’assassino della figlia Tre manifesti a Ebbing, Missouri, trasformandosi, presto in altro: una riflessione stratificata su lutto, violenza, giustizia, vendetta, perdono e su quella provincia d’America rappresentata dalla fittizia cittadina del Midwest. Ispirato da due cartelloni visti dal regista Martin McDonagh in un viaggio negli Stati Uniti, il film mescola i toni del dramma con quelli dell’umorismo nero. Merito di una sceneggiatura sapientemente equilibrata e dei suoi straordinari protagonisti: Frances McDormand incredibile, Woody Harrelson dolente, Sam Rockwell da Oscar. Per la redazione di Hot Corn il miglior film del 2018.

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