CANNES – Caro Diario: That’s it! Avremmo dovuto scriverlo in francese, ma dopo due settimane di Festival abbiamo solo imparato a dire “désolée”, parola preferita dai locali. Comunque stavolta è davvero finita: alla Croisette stanno smantellando gli allestimenti per mandare tutti a casa, con sommo sollievo generale. Di emozioni autentiche sul Montée de Marches ne abbiamo vissute un numero sufficiente, ma non siamo stati stupiti da effetti speciali (a parte i fuochi d’artificio del party di Solo) e ci siamo consolati con la diretta delle nozze reali britanniche per affrontare la serata di premiazione.

Serata che ha premiato l’ottimo Shoplifters e ci ha regalato due premi tricolore: miglior sceneggiatura per Lazzaro Felice e miglior attore per Marcello Fonte, protagonista di Dogman di Garrone, ora in sala. Non sentiremo invece la mancanza del merluzzino al pranzo del sindaco né delle code sotto la pioggia, o tantomeno delle scarpinate impossibili verso yacht surreali. Come ultimo atto d’insubordinazione, allora, abbiamo fatto un agguato agli “srotolatori del red carpet” , posizione ambita, visto che sembrano tutti più impegnati del Presidente degli Stati Uniti.

Così, dopo qualche minuto di attesa, ci siamo sparati una posa a pochi passi dal sacro tapis rouge. Anche se la nostra abilità e la nostra disinvoltura a fare i selfie sono pari a quella di una novantenne, meritiamo un attestato di coraggio. E ci siamo sentiti euforici almeno quanto Heidi Klum con il toyboy Tom Kaulitz dei Tokio Hotel, che hanno portato un po’ di pepe nei paraggi. Ok, proviamo ad essere seri: cosa ci mancherà di questo Cannes 2018?

Innanzitutto la classe della presidente(ssa) Cate Blanchett, capitan(a) della marcia con 81 colleghe in rappresentanza della sparuta presenza femminile alla kermesse in 70 anni di storia. E poi i multipli “motherfu**er” di Spike Lee, che ha raccontato il KKK con ironia per arginare l’ondata di razzismo che sta dilagando (e per cui si è meritatamente aggiudicato il Gran Premio). E il dolore per l’ictus che si abbattuto su Terry Gilliam, ultima beffa del destino nei confronti del travagliato The man who killed don Quixote, chiusura della kermesse più volte messa a repentaglio.

È stato Paul Bettany, però, a regalarci la perla di saggezza migliore, raccontando della propria dislessia: «Non posso controllare il fatto che qualcuno più bello e più bravo di me arrivi a un provino, ma posso assicurarmi di essere io il più preparato». La ciliegina sulla torta è arrivata quando Tony Manero ha cantato dal vivo durante il nostro incontro. Quanti possono dire lo stesso? Così il buon John Travolta si è conquistato un posto di tutto rispetto, dopo premi Oscar e celebrity crush adolescenziali, nella nostra top ten degli incontri cult. In attesa del prossimo capitolo, «Adieu», anzi «Au revoir, Cannes». E, se puoi, l’anno prossimo riportaci George, nel frattempo impegnato nel Royal Wedding. «No Clooney, no party».
Qui un video con il meglio di Cannes 71 e sotto tutte le puntate del Diario. Au Revoir!
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