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Caro Diario #4: Bella Hadid, l’umidità e quella difficile vita da star

Dietro le file e le camicie sudate dei comuni mortali, a Cannes esiste un inaccessibile paradiso parallelo

CANNES – Caro diario, il red carpet del Festival di Cannes è sotto i riflettori tanto quanto i film in concorso, quindi non sorprende che il lato glam della Croisette attiri altrettanti nomi della A-list del mondo dello spettacolo. Un esempio? La super topmodel Bella Hadid, novella testimonial per il cortometraggio Magnum “Prendi il piacere seriamente”. Al suo arrivo sull’esclusiva spiaggia L’Ondine, si sono alzate ieri urla di natura ibrida e quasi incomprensibili: eravamo tra i gemiti di un agnellino condotto al macello e l’ululato di un licantropo alla luna. Bene.

Bella Hadid a Cannes in versione Dirty Dancing. Alexander Wang sarebbe Patrick Swayze.

A dispetto di un tasso di umidità capace di far concorrenza ai campi di riso piemontesi, la leggiadra fanciulla Hadid appariva di perfezione sovrumana. Pare che le dive siano impermeabili e forse addirittura ignifughe, mentre i comuni mortali girano per strada con criniere degne del Re Leone e ascelle pezzate. La verità è un’altra: esistono angoli di paradiso invisibili a noi mortali, ma predisposti nelle manifestazioni per coccolare le celebrity. Abbiamo sbirciato in uno dei più esclusivi, la DPA Lounge di Nathalie Dubois, che ospita le ultime novità fashion e hi-tech. È uno dei pochi posti dove persino i Vip (!!!) fanno la fila e prendono appuntamento (!!!#2), curiosi di sfoggiare il prossimo must-have (!!!#3).

Mia Frye in posa alla DPA. Chi è Mia Frye? Mah.

Esempi? Vediamo. Si passa dai bracciali in rame commissionati da Warner Bros per la prima di Wonder Woman alla designer salvadoregna Luna Mena al lipstick preferito da Brittany Gonzales, la moglie di Kellan Lutz (Twilight) firmato Blush and whimpsy. Il brand, che offre lavoro a 80 persone con disabilità, ha inventato il rossetto che cambia colore a contatto con la pelle! Tra i ritrovati più stravaganti merita un posto di prim’ordine Gaura, brand che ha utilizzato il design delle macchine da caffè espresso per l’acqua. Non una qualsiasi, sia chiaro, ma una ad alto tasso d’idrogeno per rigenerare la pelle. Très chic.

Facce da Cannes: Katia Cameleon con Franck Dubosc.

Invecchiare è vietato, soprattutto ad Hollywood, quindi le over 40 non possono certo usare gli occhiali per leggere il menù a una cena di gala. Come fare per evitare questo autogol sociale (e sono problemi, eh)? Una coppia di amiche israeliane ha tirato fuori dal cilindro i gioielli Lukatyourself, con lente d’ingrandimento incastonata. Come non averci pensato prima. La parigina Katia Cameleon, invece, ha progettato gli abiti a calamita per permettere alle dive di reinventare gli outfit aggiungendo maniche, finte cravatte, polsiere posticce e persino strati d’abiti a scomparsa.

Worth it? Sicuramente. L’attrice indiana Deepika Padukone e la fatica di Cannes.

Insomma, ennesima dimostrazione – se ce ne fosse ancora bisogno – che nulla qui a Cannes è davvero quello che sembra e dietro ai film russi in bianco e nero c’è molto glamour. E con questa riflessione filosofica (Qu’est-ce que l’existentialisme?) filiamo ora a nascondere le occhiaie da deprivazione festivaliera del sonno con il “kit di sopravvivenza beauty” firmato Jacqueline Piotaz. Dopo la parentesi ad alto contenuto di glamour, infatti, ricomincia la sottile arte dell’attesa in fila. Altro che pelle rigenerata…

  • Le altre puntate:

Caro Diario #1: Selfie, cartellini rossi e nuove regole

Caro Diario #2: Cannes, tra Han Solo e la minaccia di Netflix

Caro Diario #3: La rockstar Scorsese e quegli incontri imprevisti in fila

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