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Il dormiglione | Woody Allen, Isaac Asimov e i cinquant’anni di un kolossal comico

Diane Keaton, il paginone di Playboy, l’algoritmo, il ridimensionamento: cronaca di un cult

Il dormiglione
Woody Allen è Miles Monroe ne Il dormiglione

ROMA – Per gli amanti delle statistiche ci sono almeno un paio di ottime ragioni per cui Il dormiglione di Woody Allen del 1973 è entrato nella storia del cinema. Non solo è il primo (e unico) film a stampo fantascientifico del regista, ma è anche il primo dei sette film in cui Allen dirigerà la sua prima musa artistica, Diane Keaton, su cui, a dire il vero, c’è sempre stato un fraintendimento generale a proposito della reale natura del suo rapporto con Allen al tempo del loro sodalizio artistico: «Una cosa di cui la gente non si rende conto è che quando Diane e io cominciammo a lavorare insieme nei film che scrissi per lei, la nostra relazione era finita da anni. Quando girammo Il dormiglione, Amore e guerra, Io e Annie e Manhattan non vivevamo mica sotto lo stesso tetto, eravamo solo amici…».

Il dormiglione di Woody Allen fu distribuito nei cinema statunitensi il 17 dicembre 1973
Il dormiglione di Woody Allen fu distribuito nei cinema il 17 dicembre 1973

Altro fraintendimento riguarda l’inizio del loro sodalizio, perché se è vero che Il dormiglione ha rappresentato la prima volta per Allen & Keaton per la regia di Woody, non lo è in generale in termini artistici, visto che i due divisero la scena per la primissima volta in quell’autentico gioiellino di Provaci Ancora Sam di Herbert Ross dell’anno precedente sui turbamenti e le pene d’amore di un giovane critico cinematografico aiutato dal fantasma di Rick/Humphrey Bogart in Casablanca (qui per il nostro Longform). Infine fu Il dormiglione per cui Allen ebbe – come riportato dalle righe letterarie di A proposito di niente – un’autentica visione: «Confortato dal successo de Il Padrino e Lawrence d’Arabia – film epici di lunghezza tale da richiedere un intervallo – sognavo di dirigere un kolossal comico». Sarebbe stato il primo.

Nei piani di Allen Il dormiglione sarebbe dovuto essere un kolossal fantascientifico comico
Nei piani di Allen Il dormiglione sarebbe dovuto essere un kolossal fantascientifico comico

Perché fino a quel punto, come riportato dallo stesso Allen, il comico era breve: «Sì, molti dei migliori film comici erano molto brevi, come quelli dei Fratelli Marx che spesso non arrivavano a 75 minuti». L’eccezione fu giusto Quel pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo di Stanley Kramer appena dieci anni prima che però, se è vero che raccolse numerosi consensi in termini di critica e pubblico, per Allen era null’altro che un pasticcio: «Un pasticcio indigesto che aveva provato a fare le cose in grande, sprecando il talento di tanti attori…». È anche vero però che se il concept del film di Kramer partiva dalla semplice idea di una corsa al tesoro resa nella forma di uno spassoso road movie, per Il dormiglione – che fu distribuito nelle sale in America il 17 dicembre 1973 – era evidente fin da subito che ci saremmo trovati dinanzi a qualcosa di profondamente diverso, di più elevato.

Nel 2173 il mondo avrà ancora bisogno di McDonald's
Nel 2173 il mondo avrà ancora bisogno di McDonald’s? Sì

Un’opera dal concept stratificato, custode di un cuore di puro cinema fantascientifico, che nel riecheggiare gli scenari distopici di Orwell 1984, 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica e THX 1138 racconta di uno spassoso e straniante futuro dove, al contrario, l’amore non è proibito ma incentivato nelle sue pratiche sessuali e l’Orgasmotron del film fu liberamente ispirato all’Orgone Accumulator progettato nel 1940 da Wilhelm Reich sull’accumulo di energia orgonica. Il dormiglione omaggia da subito la tradizione del cinema comico muto della slapstick dei Buster Keaton, Harold Lloyd e Charlie Chaplin attraverso dialoghi brillanti al ritmo di jazz in puro stile Allen. Perché solo un genio come Allen poteva dar forma a una satira del suo tempo proiettata duecento anni in avanti, attraverso le disavventure di Miles Monroe proprietario di un ristorante vegetariano e clarinettista jazz (ogni riferimento è puramente casuale) messo in stato di ibernazione dopo un’operazione chirurgica finita male.

Il dormiglione fu il secondo film del sodalizio Diane Keaton/Woody Allen, il primo con Allen come regista
Il dormiglione fu il secondo film del sodalizio Diane Keaton & Woody Allen, il primo con Allen regista.

Lo immaginò nella forma di un kolossal di tre ore diviso in due parti tra il 1973 del presente e il 2173 alla maniera di Allen: «Dato che la prima parte de Il dormiglione sarebbe stata ambientata nella New York degli anni Settanta, immaginate quale sarebbe stata la sorpresa del pubblico nello scoprire che la seconda parte si sarebbe svolta nel futuro in una versione fantascientifica della stessa città piena di monorotaie, automobili volanti e donne prosperose in tute attillate: così immaginavo la moda del futuro. Ed è in questa società avanzata che il mio personaggio viene scongelato trovandosi a dir poco come un pesce fuor d’acqua». E così il concept de Il dormiglione piacque – e non poco – alla Universal Pictures che vedeva nell’inerzia del racconto possibilità infinite di satira intelligente e stravagante. La Keaton, come detto, si rese subito disponibile affascinata dall’idea, ma c’era un però.

Woody Allen è Miles Monroe in Il dormiglione, proprietario di un ristorante vegetariano e clarinettista jazz
Woody Allen è Miles Monroe proprietario di un ristorante vegetariano e clarinettista jazz

Perché nonostante l’anticipo ricevuto, quello di Allen al momento del pitch fatto alla Universal per Il dormiglione era nulla di più di un’idea improvvisata, al momento di scrivere lo script i nodi vennero al pettine: «Dovevo solo scrivere lo script e dopo alcuni inutili tentativi di scrivere la prima parte, quella delle avventure della Manhattan degli anni Settanta, mi resi conto di essere a corto di idee. Il mio amico e sceneggiatore Marshall Brickman si propose di collaborare ma le idee non vennero neanche a lui. Con il passare dei giorni, mentre ormai discutevamo di ragazze che alzavano i cartelli dei round sul ring mangiando le prelibatezze di Bergstein’s NY., il sogno del kolossal svanì. L’unica parte che sembrava promettente era quella in cui il mio personaggio si svegliava nel futuro. Un altro regista, forse, avrebbe accettato la sfida e ne avrebbe cavato fuori qualcosa di brillante».

Tra le altre innovazioni offerte dal 2173 di Allen, anche frutta e verdura in formato gigante, così da curare la fame nel mondo in appena una settimana
Tra le altre innovazioni offerte dal 2173 di Allen, anche frutta e verdura in formato gigante.

Allen finì così con il ridimensionare l’idea iniziale e le sue ambizioni kolossali, adattandosi a dirigere e realizzare Il dormiglione piccolo nel formato, ma grande nella sua essenza nel condensare in fase di montaggio oltre 35 ore di girato in appena un’ora e mezza: «Dello script non ricordo molto, solo che c’era un tipo di cui rimaneva solo il naso e il mio personaggio doveva clonarlo perché non era l’intera persona». Uno script capace di sbeffeggiare contemporaneamente Stalin, Henry Kissinger, Richard Nixon, Billy Graham, Xavier Cugat, Timothy Leary, Charles de Gaulle – definito dal suo Miles «Un famoso chef» – e a rendere immortale il paginone centrale del numero di novembre 1972 di Playboy (oltre 7 milioni di copie vendute in tutto il mondo) fino a far diventare l’immagine della playmate svedese Lenna Sjööblom, lo standard di collaudo degli algoritmi di elaborazione delle immagini.

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 15 marzo 1974
Nei cinema italiani Il dormiglione fu distribuito il 15 marzo 1974

Basterebbe questo per parlare di immortalità artistica per Il dormiglione, ma c’è dell’altro. Perché era talmente radicata l’anima fantascientifica del concept – al punto che con un registro diverso, più tendente al drammatico-epico che non al comico-surreale, avrebbe funzionato lo stesso (ma non sarebbe stato un film di Woody Allen) – da ottenere il plauso di scrittori eccellenti del genere come Ben Bova e Isaac Asimov: «Marshall e io mandammo loro lo script, non li conoscevamo personalmente ma entrambi furono così gentili da leggerla e farci i complimenti assicurandoci che dal punto di vista scientifico non c’erano svarioni». Il risultato? Il dormiglione vinse nel 1974 il Premio Hugo per la Miglior Rappresentazione Drammatica e il Premio Nebula per la Miglior sceneggiatura di fantascienza, abbastanza per usare la parola capolavoro, oggi come ieri, cinquant’anni dopo…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

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