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Coma | Bertrand Bonello, il vuoto della pandemia e il lusso della confusione…

Sfidante, ambizioso, non facile: il film del regista francese? Un’opera che può aiutare a riflettere

Coma
Un dettaglio del poster di Coma di Bertrand Bonello.

MILANO – Si tratta senza dubbio di uno degli autori francesi più bistrattati della nostra epoca, anche se è piuttosto amato in patria e dal pubblico di Cannes dove ha presentato quasi tutti i suoi film, praticamente tutti inediti in Italia, compreso l’inquietante e discusso Nocturama. Grazie a Wanted Cinema arriva però in sala come evento Coma, ultima fatica di Bertrand Bonello – forse il maggior erede contemporaneo di Jean-Luc Godard per provocazioni e anarchia – direttamente dall’edizione della Berlinale dell’anno scorso e quindi inevitabilmente compreso nella nostra rubrica dedicata al cinema francese, French Touch (qui le altre puntate). Coma nasce come dedica del regista alla figlia e racconta di una ragazza (Louise Labèque) confinata in casa per via della pandemia e pronta a lasciarsi abbandonare ai propri sogni, lasciando fluire lo stesso spettatore tra allucinazioni varie e (apparentemente) scollegate tra loro.

Coma di Bertrand Bonello, al cinema come proiezione-evento il 10, 11 e 12 luglio per Wanted Cinema
Coma di Bertrand Bonello, al cinema come proiezione-evento per Wanted Cinema

Unico altro personaggio di spicco nella pellicola? Quello di Patricia Coma (da cui il titolo), una YouTuber che dà consigli sufficientemente astrusi ai suoi giovani followers, ragazzi per cui lei rappresenta sempre e comunque un riferimento da poter emulare. Se è difficile però raccontare la trama di Coma è perché la pellicola, seppur breve (dura appena 80 minuti), di fatto non ne ha una reale, almeno non secondo i canoni narrativi classici che uno si aspetterebbe. Bonello infatti si serve delle tecniche più disparate, incluse il live action e l’animazione, nonché dei (tanti) diversi altri schermi di cui tutti hanno abusato in fase di lockdown, per comporre un affresco in cui non è volutamente facile orientarsi.

Louise Labèque in una scena di Coma
Louise Labèque in un altro momento del film.

Pur con tutte le migliori intenzioni si tratta di un esercizio di stile non pienamente riuscito, ma che avrà del fascino (soprattutto negli anni a venire) per chi al cinema non cerca risposte, ma piuttosto stimoli per formulare nuove domande e riflettere sul circostante. Perché, tra immagini disturbanti volte a manifestare il disagio di questa povera ragazzina, in un mondo che lascia sgomenti e senza punti di riferimento e momenti bizzarri (in cui Barbie e Ken, con le voci dei più giovani talenti d’Oltralpe incluso il compianto Gaspard Ulliel, prendono vita come se stessero recitando in una sit-com, con tanto di copiose risate a comando di sottofondo) è davvero difficile barcamenarsi se non si ha la pazienza di unire i pezzi in un personalissimo percorso di decodifica che poco spiega, ma che forse può affascinare certo pubblico.

Julia Faure in una scena di Coma
Julia Faure e le difficoltà della pandemia.

Dopotutto – con Coma – Bonello si lancia nell’arduo compito di provare a raccontare le insidie della mente, restituendone anche il versante onirico, ed è per questo inevitabile dover sperimentare strade nuove che siano contemporanee e credibili al contempo. Per usare le parole di Francesco Piccolo, il risultato è «La bella confusione» in cui però Bonello si assume perlomeno tutti i rischi dell’essere un intellettuale a cui non interessa arrivare a tutti, ma che vuol comunque portare avanti la sua idea di artista, occupandosi del suo progetto a tutto tondo (ne è anche sceneggiatore, scenografo, compositore e produttore).

Il film è stato presentato nella sezione Encounters della Berlinale72 il 12 febbraio 2022
Coma è stato presentato nella sezione Encounters della Berlinale il 12 febbraio 2022

La visione di Coma è cupa e destabilizzante, ma – pur lasciando sgomenti – restituisce in ultimo allo spettatore la consapevolezza che, dopo l’inverno, arriverà comunque la primavera, anche per quei giovani, figli di un tempo troppo impegnativo e talvolta sfidante oltre i limiti sopportabili. «Il negativo avrà qualcosa di purificante. Il limbo tra sogno e realtà è uno spazio vuoto in attesa di essere riempito», si ascolta ad un certo punto nel film. «È nel limbo che vedrai cose impossibili da vedere in altri posti, che gli altri non vedranno. In questa notte oscura in cui ora ci stiamo immergendo, sempre più profondamente, potrebbe esserci chiarezza vasta quanto è vasto il buio. Si è così soli che si è se stessi. E in questi momenti si raggiunge la poesia, la cosa di cui avremo bisogno quando sorgerà un nuovo giorno…».

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

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