Rodeo | Lola Quivoron, la rivelazione Julie Ledru e il sogno di una vita a due ruote

ROMA – Il vento tra i capelli, il rombo del motore, l’asfalto caldo che scorre sotto le ruote. E l’adrenalina che percorre il corpo, come una scarica elettrica. Julia non riesce proprio a immaginare la sua vita senza una moto. Fiera e indipendente, frequenta il giro dei rodei urbani, corse clandestine di motociclisti. Ma quando un incontro casuale la porta a unirsi a una banda di centauri, i B-More, la posta in gioco si alza: in una successione di furti e colpi sempre più pericolosi, per riuscire a dimostrare il suo valore la ragazza dovrà essere disposta a rischiare tutto. Così parte il viaggio di Rodeo, il primo lungometraggio di finzione firmato da Lola Quivoron dopo il documentario Headshot: Roulette russe (nel 2020), un’opera energica fatta di passione, ossessione e voglia di vita ed emancipazione.

Presentato in concorso a Cannes nella sezione Un Certain Regard che lo ha visto insignito del prestigioso Premio Coup de coeur della giuria, prodotto da CG Cinéma e con un cast formato da Julie Ledru, Yannis Lafki, Louis Sotton, Antonia Buresi, Junior Correia e Ahmed Hamdi, dopo un Torino Film Festival che lo ha visto tra i protagonisti della 41a edizione – al pari di Palm Trees and Power Lines di Jamie Dack – con il premio speciale della giuria e la migliore attrice protagonista (Ledru, una rivelazione), Rodeo è prossimo a sbarcare nei cinema a partire dal 6 luglio grazie a I Wonder Pictures. Un film speciale, nato da un desiderio preciso della Quivoron: «Il desiderio di vedere un giorno una giovane donna impennare con una moto. Amo osservare una comunità chiusa e codificata e scoprire come rompere quell’ordine…».

«Per me Rodeo è un film epico, sur-naturalista. Nasce dall’incontro con una comunità che seguo da anni: la Dirty Rider Crew, di cui spesso ero l’unica ragazza. In quell’ambiente spesso le donne guardano le gare dal ciglio della strada. Anche per questo ho dato vita al personaggio di Julia, perché risponde al desiderio di vedere realizzato il sogno di entrare a far parte di una comunità». Un ambiente underground urbano e clandestino quindi, come terra di integrazione. E poi c’è il rodeo del titolo, concepito dai giovani adepti del gruppo come un rito, un’alta disciplina artistica, e dagli altri come una minaccia alla sicurezza. Nel mezzo c’è Julia, libera nella mente e nel cuore, a cui una straordinaria Ledru al battesimo di fuoco presta corpo, volto, intensità e mimica irresistibile in un ruolo da consacrazione istantanea.

Agente scenico portatore di benevoli valori femministi facilmente traslabili dal particolare del microcosmo narrativo al generale della contemporaneità nell’infrangere i confini di un machismo tossico e selvaggio, che corre, schiva, accelera e derapa a caccia di un sogno a due ruote. Il tutto al centro di un Rodeo minimalista, film solido, intenso, originale, poetico, dal ritmo serrato e dal registro documentarista nel concatenamento di immagini senza filtri tra primi piani claustrofobici e stringenti e disperati campi lunghi a perdita d’occhio. Immagini che vivono del contrasto tra la bellezza paradossale dei luoghi, lo stato di degrado e abbandono dei suoi abitanti e stunt spericolati da action consumato à la Fast & Furious. Insomma, una grandissima prima volta oltre che una delle più piacevoli sorprese della stagione.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: