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Niki Lauda, James Hunt e quella rivalità che divenne leggenda: Rush

Formula 1? Sì, ma non solo: il film di Ron Howard è anche una riflessione su come affrontare l’esistenza

MILANO – Monoposto pronte sulla griglia di partenza. Rombo di motori. Semaforo rosso, semaforo verde: anche la Formula Uno finalmente ha il suo film di bandiera. Rush di Ron Howard risponde all’esigenza dei ferraristi e degli appassionati di automobilismo di tutto il mondo di avere il proprio riferimento cinefilo. E che film: uno di quelli di uomini per uomini. Dedicato a tutti coloro che da piccoli amavano “fare le gare” con le macchinine e i modellini, costruirsi una pista che occupasse mezza camera, e con qualche compagno di giochi oppure in solitaria, far vincere sempre il pilota preferito, esaltandosi con la sola forza fanciullesca dell’immaginazione.

Daniel Brühl e Chris Hemsworth ovvero Niki Lauda e James Hunt.

Dedicato a tutti coloro che intendono lo sport non soltanto come gesto fisico, atletico, ma come espressione di un modo di intendere il lavoro, la fatica, il sacrificio, la vita. Rush è l’omaggio nei confronti di un’epoca che trasudava passione, rappresentata da due piloti indimenticabili che hanno fatto la storia di questo sport negli anni Settanta, seppur dal carattere simmetricamente opposto: da una parte il viveur, il donnaiolo, tutto genio, istinto e sregolatezza (il britannico James Hunt della McLaren); dall’altra il calcolatore, il freddo, l’ossessivo e maniacale professionista che va sempre a letto presto (l’austriaco Niki Lauda della Ferrari, scomparso nel 2019 a 70 anni).

Ron Howard sul set a colloquio con Daniel Brühl.

Questo dualismo è il cuore pulsante di un film popolare come se ne fanno sempre meno: classico, avvincente, capace di dare il giusto risalto al significato sociale della storia che viene raccontata. Perché quella tra Hunt e Lauda è una contrapposizione universale, che è una costante nell’ambito sportivo, lavorativo, politico, filosofico: il personaggio interpretato da Chris Hemsworth rappresenta il talento disordinato, e perciò ancor più splendente nel momento del trionfo; quello di Daniel Brühl (bravissimo), invece, è la serietà, la minuziosità, la concezione di voler individuare un obiettivo per poi centrarlo in pieno.

Ancora Howard e Hemsworth a colloquio sul set.

Una rivalità così ben caratterizzata che praticamente Rush (lo trovate su RaiPlay e Netflix) era già un film pronto prima di essere realizzato e che probabilmente non ha eguali nel mondo dello sport. Impeccabile il lavoro di Howard in cabina di regia, a cominciare da una ricostruzione storica precisa e dettagliata. Non è un caso se Rush coniuga molti dei temi principali della sua filmografia, ovvero la conflittualità tra individui agli antipodi (Frost/Nixon) e l’ossessione per l’impresa eroica (Apollo 13), ma anche il rapporto spesso complicato tra sé stessi e le proprie capacità (A Beautiful Mind, Cinderella Man).

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