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Beckham | L’uomo dietro il calciatore e il racconto di quell’uomo fuori dagli schemi

Il pallone e la vita, gli alti e bassi, Victoria e Ferguson: nella serie Netflix l’uomo dietro il calciatore

ROMA – Ci sono personaggi sportivi la cui fama supera i confini di uno stadio, di un campo da tennis o basket, da Michael Jordan a Messi o CR7, e questo è l’evidente caso di David Beckham, uno dei calciatori più celebri di sempre a cui hanno dedicato copertine, film – ricordate il cult Sognando Beckham che lanciò Keira Knightley? – e pubblicità milionarie. La nuova docuserie di Netflix cerca di andare alle radici del mito, prodotta dallo stesso giocatore con la regia insolita di Fisher Stevens che, per chi lo ricorda, era il regista del documentario Punto di non ritorno – Before the Flood con Leonardo DiCaprio nonché volto noto di alcune serie tra cui Succession. Così vediamo Beckham ripercorrere la sua carriera mettendosi a nudo in un racconto onesto e poco patinato (e non era scontato) che punta da subito a raccontare l’uomo dietro il calciatore.

L’inizio di tutto: con Alex Ferguson.

Ad arricchire il racconto le testimonianze dei suoi cari, dai genitori sempre presenti, alla moglie Victoria, poco protagonista e piuttosto ironica (e autoironica) nel ruolo di eterna Posh Spice, passando per alcuni amici storici, i compagni di squadra del Manchester United come Gary Neville, ma anche alcune divinità del calcio come Eric Cantona e Luis Figo senza dimenticare una figura chiave, ovvero quella di Sir Alex Ferguson, storico allenatore dello United dal 1986 al 2013. La narrazione procede con una linea temporale ben definita e facile da seguire che parte dal racconto dell’infanzia fino ai giorni nostri, inframezzata da attimi di vita quotidiana e momenti divertenti. Uno fra tutti? Quello in cui Victoria definisce la sua un’infanzia tipica della working class e David interviene prendendola in giro: «Che macchina aveva tuo padre negli anni Ottanta?». Risposta: «Una Rolls Royce». Non proprio una vettura ad uso comune della classe operaia.

Beckham
Le origini: Beckham e i genitori.

Il racconto non è quasi mai inedito, probabilmente perché la vita dei Beckham è stata fin da subito costantemente sotto i riflettori, per questo ciò che più colpisce è la componente emotiva dietro agli eventi. Con un tono pacato e un accento ancora oggi piuttosto marcato, David commenta la sua vita con tenerezza e sincerità: l’infanzia piuttosto solitaria, il rendimento scolastico carente e quel “non ero molto intelligente” – oggi diremmo ampiamente smentito – la passione maniacale per il calcio e il rapporto con un padre che sognava più di ogni altra cosa di vedere il figlio indossare la maglia della sua squadra del cuore. E poi? Il sogno divenuto realtà, la squadra come famiglia e l’amore giovane, impetuoso ma anche solido per la più snob delle Spice Girls, Victoria Adams.

La chiave di lettura della narrazione è il rapporto di David con le persone, partendo dalle due figure maschili: il padre Ted – che lo ha spinto a dare il massimo con allenamenti costanti e i complimenti mancati per alimentarne la fame di miglioramento (e qui il paragone con Agassi è quasi naturale) e Alex Ferguson, ovvero l’allenatore che ha costruito una famiglia più che una squadra e ha cercato di tenere il suo pupillo con i piedi per terra allo United mentre la fama, l’amore e i brand lo allontanavano sempre di più dal ruolo di semplice centrocampista. E poi ecco le due figure femminili: la madre Sandra e la moglie Victoria centrale nella vita di Becks, lei, quella “too Posh to push” – in riferimento al primo parto cesareo – quella che non sorrideva mai, l’ideatrice di look e servizi fotografici improponibili, la stessa che negli anni gli è sempre rimasta accanto, superando cori da stadio osceni, trasferimenti intercontinentali lampo e uno scandalo di presunta infedeltà.

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David Beckham in un altro momento della serie

Il rapporto tra i due viene mostrato per la prima volta in tutta la sua (inattesa) dolcezza: dalle ore in macchina che lui faceva per stare con lei per pochi minuti, fino alle telefonate interminabili. E lei che gli pettinava i capelli, lei pilastro nei momenti più difficili, fra tutti quello in seguito all’espulsione durante la partita contro l’Argentina ai Mondiali di Francia del 1998 che lo fece sprofondare in un abisso di depressione e autoisolamento. I momenti di maggior pathos, si sa, non sono quelli felici ma quelli tristi, gli attimi che ci fanno empatizzare con l’uomo anche se si chiama David Beckham. Ed è proprio il David umano a risultare più interessante, quello fragile che cerca la protezione della moglie e degli amici e che non nasconde mai le sue debolezze, il David in campagna che raccoglie il miele dalle arnie o armeggia con la griglia per la famiglia: è lui a rendere la narrazione accattivante, catalizzando l’attenzione dello spettatore con il racconto di un uomo che è stato e ancora vuole essere molte cose.

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La nuova vita da presidente a Miami. Con Messi…

Con buona pace dei molti detrattori e di chi lo ha sempre definito solo un calciatore glamour, tra Milan e PSG, ciò che Beckham ha raggiunto oggi è qualcosa che va oltre la fama, le copertine e il gossip. Ha tenuto lezioni ad Harvard, non si è accontentato di allenare ma ha deciso di avere un suo club – l’Inter Miami CF (in cui ha portato Messi) di cui è co-proprietario e presidente – ha investito e sperimentato in numerosi settori, dalla moda all’industria alimentare, senza dimenticare le opere di beneficenza con l’UNICEF di cui è ambasciatore dal 2005. Ultimo, non per importanza, è sposato da ventiquattro anni con la stessa donna con cui ha messo al mondo quattro figli e costruito una famiglia solida che ha superato scandali e bufere. Un documentario che aggiunge un nuovo tassello alla sua storia e che fa venire una maledetta nostalgia per gli anni Novanta…

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