in

Casablanca | Humphrey Bogart, Ingrid Bergman e le origini di un mito eterno

Michael Curtiz, Acque del Sud e quella cena con Howard Hawks. Dietro la leggenda di un cult

Humphrey Bogart. Ingrid Bergman. Il mito Casablanca.

ROMA – «Louis, forse oggi noi inauguriamo una bella amicizia». Questa è l’ultima di una lunga serie di linee dialogiche che hanno reso Casablanca di Michael Curtiz uno dei più preziosi film della Golden Age di Hollywood. Anche per via della sua irripetibile inerzia. È la frase di chiusura del film, quella che Rick Blaine (Humphrey Bogart) dice al Capitano Renault (Claude Rains) dopo aver scelto di lasciare andare il suo amore di sempre Ilsa Lund (Ingrid Bergman) con il marito ed eroe della Resistenza, Victor Laszlo (Paul Henreid). È iconica, memorabile, dolce, perché pone i sigilli su di un grande affresco patriottico culminato in due individui che dopo essersi persi ne «Avremo sempre Parigi» e ritrovati per puro caso ai confini del mondo civile («Con tanti ritrovi nel mondo dove venire proprio nel mio?») scelgono di lasciare andare l’amore in nome dell’onore e di un bene superiore. E da qui partiamo per la nostra nuova puntata di Longform (trovate le altre qui).

Bogart, Bergman e quelle pose da eroe entrate nella storia del cinema.

«Ilsa, le pose da eroe non mi piacciono ma tu sai bene che i problemi di tre piccole persone come noi non contano in questa immensa tragedia, un giorno capirai». Per certi versi questa è una risoluzione del conflitto scenico anomala se rapportata all’abituale inerzia della Hollywood del suo tempo, ma necessaria. La ferrea condotta censoria della Production Code Administration infatti non avrebbe mai avallato la distribuzione di un film dove una donna lascia il marito eroe di guerra per il suo amante. Ci lavorarono 75 scrittori su quel finale. L’intuizione arrivò grazie allo sceneggiatore (non accreditato) Casey Robinson che all’idea dell’executive Warner Hal B. Wallis di uccidere Lazslo per far scappare Rick e Ilsa assieme affermò: «Quando Rick la mette sull’aereo con Laszlo prepara un bel finale. Per ora, così facendo, non si risolve alcun triangolo amoroso, solo costringendo Ilsa ad essere all’altezza dell’idealismo».

Claude Rains è il Capitano Renault in una scena di Casablanca
Claude Rains è il Capitano Renault

Un climax dall’happy ending diluito, addolcito da quella camminata in campo lungo verso un domani di Resistenza e tenacia antinazista che resero Casablanca – oggi lo trovate in streaming su CHILI – un film pressoché intoccabile. E ci provarono in tanti a speculare sul suo retaggio. Come nel 1974 quando la stessa Warner Bros propose a François Truffaut un remake moderno, subito accolto dall’autore francese con un certo scetticismo: «Sono consapevole che gli studenti americani hanno creato un culto attorno al film, ma non riesco ad immaginare che Jean-Paul Belmondo e Catherine Deneuve siano disposti a mettersi nei panni di Bogart e Bergman». Chi invece proprio non si pose scrupoli circa la sacralità di Casablanca fu Madonna che, nel 2008, propose a tutte le più importanti major un remake in chiave pop con lei e Ashton Kutcher nei panni di Ilsa e Rick (argh). Il coro fu unanime: «Casablanca non si tocca!».

Play it again, Sam!

Da dove nasce però il capolavoro di Curtiz? Prima di Casablanca c’era lo spettacolo teatrale del 1940 Everybody’s Comes to Rick’s ideato da Murray e Joan Burnett dopo un viaggio in Europa di appena due anni prima in cui, tra Vienna e Parigi, furono colpiti dall’antisemitismo in terra austriaca e dal colore multinazionale di quella francese. La visione de La Grande Illusione di Jean Renoir del 1937 – indirettamente citato in Casablanca nell’ormai iconica scena del canto de La Marsigliese al Rick’s Cafè – diede il definitivo là ispiratore. Si interessò da subito la Metro-Goldwyn-Mayer nella figura dell’executive Samuel Marx che nel 1940 offrì ai Burnett la cifra di 5000 dollari per i diritti di utilizzazione economica. A porre il veto fu Louis B. Mayer in persona che preferì dedicarsi ad altri progetti (Scandalo a Filadelfia, La Signora Miniver).

Humphrey Bogart è Rick Blaine in una scena di Casablanca
Humphrey Bogart è Rick Blaine

Una copia del progetto fu fatta recapitare negli uffici della Warner come potenziale progetto cinematografico post-Pearl Harbor. Se la ritrovò tra le mani la dirigente Irene Lee Diamond (Story Department) mentre si trovava, per puro caso, negli uffici di Jack Wilk (Story Editor per le operazioni sulla East Coast) a New York. Non ci volle molto prima che Jack L. Warner offrisse ai Burnett la ben più corposa cifra di 20.000 dollari: la cifra più alta spesa (fino a quel punto) per un’opera teatrale inedita. Sulla scia del successo di Un’americana nella Casbah/Algiers del 1938 – a sua volta remake del cult francese Pépé le Moko dell’anno prima – a Everybody’s Comes to Rick’s fu cambiato nome nel ben più semplice e suggestivo: Casablanca.

Ingrid Bergman è Ilsa Lund in una scena di Casablanca
Ingrid Bergman è Ilsa Lund

Avviata la pre-produzione i primi sceneggiatori a lavorare a Casablanca furono Aeneas MacKenzie e Wally Kline che buttarono giù il primissimo draft in appena sei settimane. La palla passò poi ai gemelli Philip e Julius Epstein al cui draft si deve principalmente la caratterizzazione ambigua e spiritosa del Capitano Renault. A metà del processo creativo – e contro il parere della Warner – gli Epstein furono chiamati a Washington da Frank Capra per la serie propagandistica Why We Fight. A quel punto la Warner chiamò una terzo sceneggiatore, Howard Koch, che assieme a Lenore Coffee e al sopracitato Robinson produssero un draft di quaranta pagine su cui si espresse così Julius Epstein: «Detto fra noi: non scrivemmo una riga prima di andare a Washington. Quando tornammo c’erano le quaranta pagine di Koch che non furono mai usate».

Paul Henreid è Victor Laszlo in una scena di Casablanca
Paul Henreid è Victor Laszlo

A quel punto si trattò di trovare il regista giusto: Wallis voleva William Wyler (che rifiutò) per poi sondare la disponibilità di William Keighley e Vincent Sherman. Per volere di Jack Warner la regia andò infine ad Howard Hawks che – anche per via dell’inerzia da piano bar del Rick’s Cafè – immaginò Casablanca come in larga parte musicale. Contemporaneamente a Michael Curtiz venne assegnata la regia de Il sergente York (di cui potete leggere qui). Un paio di settimane dopo, nel bel mezzo di una cena, Hawks e Curtiz realizzarono che uno stava lavorando sul progetto dell’altro. L’indomani mattina, in uno dei più curiosi momenti sliding doors della Golden Age Hollywoodiana, si presentarono dinanzi a Jack Warner che accettò la decisione dei due registi riassegnando i progetti. Per la scelta – in particolare – dei volti di Rick e Ilsa invece fu tutto decisamente più problematico e caotico.

La scena madre di Casablanca
La scena madre di Casablanca

Se fosse stato per i coniugi Burnett – che nel 1986 intentarono causa alla Warner perché ritenevano di non essere stati accreditati abbastanza per il successo di Casablanca (furono liquidati con 100.000 dollari a testa) – Rick Blaine l’avrebbe interpretato Clark Gable. Le voci di corridoio (poi smentite) davano uno fra George Raft e Ronald Reagan per la parte di Rick e una fra Hedy Lamarr e Ann Sheridan per quella di Ilsa. Su insistenza di Wallis a spuntarla furono quel Bogart fresco del successo de Il falcone maltese (il cui casting non convinse mai Jack Warner) e quell’astro nascente della Bergman il cui contratto era in mano del titanico produttore David O. Selznick che la spinse verso Casablanca dopo che le voci sulla potenziale entrata in guerra della Svezia accanto alla Germania andarono a moltiplicarsi.

Il cameo di Peter Lorre

Temeva che la sua immagine di fiera cittadina svedese potesse inquinarsi offuscandone lo scintillante talento. Strategie politiche a parte, a dire il vero, ci volle un po’ per convincere Selznick a cedere la Bergman. Su ordine di Wallis furono mandati in missione i gemelli Epstein che si presentarono a casa sua per il pitch del progetto. Dopo circa venti minuti Julius esplose con una frase che rese bene l’idea: «Oh che diavolo! È un mare di me*da come Un’americana nella Casbah». Lo conquistò immediatamente! Lo script fu comunque rimaneggiato pesantemente anche in funzione dei catastrofici eventi bellici, a detta di Koch: «Quando abbiamo iniziato a girare Casablanca non avevamo una storia». La stessa Bergman era talmente disorientata dalla situazione che a un certo chiese a Koch delucidazioni su chi fosse l’interesse amoroso di Ilsa: «Non lo so, entrambi? Non abbiamo ancora un finale», e il resto è storia.

«Avremo sempre Parigi»

Presentato all’Hollywood Theatre di New York il 26 novembre 1942 e inizialmente concepito per essere distribuito nella primavera del 1943, il rilascio in sala di Casablanca fu anticipato di diversi mesi (23 gennaio 1943) per massimizzare gli eventi della narrazione giocando di simbiosi con la contemporaneità dell’Operazione Torcia dopo che le truppe Alleate erano sbarcate nella Casablanca occupata dalle potenze dell’Asse. Il risultato? Oltre 3 milioni e mezzo di dollari di incasso worldwide (che oggi corrisponderebbero a 47 milioni). Manco a dirlo Casablanca fu assalito dalla censura internazionale: in Irlanda verrà bandito per aver ritratto la Francia in una luce sinistra, in Germania arriverà nel 1952 in una versione tranciata di 25 minuti pesantemente rimaneggiata (il combattente della Resistenza antinazista Victor Laszlo divenne Victor Larsen fisico atomico norvegese inseguito dall’Interpol) per poi vedere la luce dell’integralità narrativa soltanto nel 1975.

Fu la svolta per Ingrid Bergman

Per via della sua precisa scelta distributiva Casablanca non poté essere ammesso alla corsa degli Oscar 1943 (dove stravinse l’MGM La Signora Miniver). Si rifece l’anno successivo dove, a fronte di otto nomination, portò a casa tre statuette: Miglior sceneggiatura non originale, Miglior regia e Miglior film. Quest’ultima, in particolare, causò la rottura definitiva tra Jack Warner e Hal B. Wallis che al riguardo disse: «Casablanca era una mia creatura. Jack non aveva assolutamente niente a che vedervi. Cercai di uscire dalla file di sedie per salire sul palco ma l’intera famiglia Warner fece muro bloccando il corridoio». All’indomani del rilascio in sala si vociferò che la Warner avesse messo in cantiere un sequel dal titolo Brazzaville con il ritorno di Bogart e Rains e l’ingresso nel cast di Geraldine Fitzgerald. Non se ne fece mai nulla, quasi a preservare la magia dell’opera originaria.

«Louis, forse oggi noi inauguriamo una bella amicizia»

Ci furono però due pellicole – entrambe di produzione Warner Bros – che nel 1944 nacquero sulla scia di Casablanca e del suo successo: Il giuramento dei forzati con molti dei soliti sospetti della premiata opera del 1942 tra cui Warner e Wallis in produzione, Curtiz in regia, e Bogart e Rains come interpreti principali, ma soprattutto quel Acque del Sud registicamente firmato da Hawks su soggetto di Ernest Hemingway e sceneggiatura di William Faulkner che – oltre ad aver lanciato la stella di Lauren Bacall – rappresentò per certi versi una suggestiva finestra su ciò che sarebbe potuto essere Casablanca se quella cena tra Hawks e Curtiz fosse stata rimandata per i troppi impegni, manco a dirlo, un grande film per una grande pagina di indimenticabile cinema.

  • STORIE | Curtiz, il film che racconta la genesi di Casablanca
  • LONGFORM | Le nostre storie lunghe di cinema

VIDEO | Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

Lascia un Commento

oragravity

Oragravity: «L’ombra di Caravaggio e il nostro suono, tra Michele Placido e i Sigur Rós»

Paul Giamatti, Star Wars e la lotta libera | Perché recuperare Mosse Vincenti