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Caro Diario #10: Il Leone di Cronenberg, restauri facciali e le ciabatte di Scamarcio

File transennate, Lady di ferro, errori grossolani, maglie della salute e spettacoli all’aperto

Caro Diario,

il Leone d’oro alla carriera di Venezia75 ruggisce. E anche tanto. David Cronenberg non le manda a dire e, dopo uno sperticato elogio a Netflix (con cui sta sviluppando un progetto), ironizza sulle domande del pubblico durante la masterclass. “Nessuno mi ha chiesto come sia lavorare con Robert Pattinson, che peccato. Ve lo dico lo stesso: è fantastico”. Le ore d’attesa sono state ripagate, anche se la security della Mostra 2018 ha scelto proprio quest’evento per sviluppare un nuovo modello di fila. E sì, la definizione giusta sarebbe quella preferita da Renè Ferretti in Boris, ma si può anche descriverlo con la teoria del caos. Le maschere della sala hanno pensato, con un guizzo di genio, di costruirsi una specie di recinto con le transenne a mo’ di protezione dai barbari invasori (altrimenti noti come i giornalisti muniti di badge).

L’effetto sorpresa è stato stupefacente: i settori, non più divisi da alcun divisorio, si sono amalgamati nell’anarchia più totale. A gestire la folla ci ha pensato, come al solito la Lady di ferro dal severo chignon che coordina le operazioni (militari?) di smistamento. Usa un auricolare, probabilmente finto (un po’ come gli occhiali da vista non graduati che le influencer sfoggiano per darsi un tono). E a chi osa interferire con il suo delicatissimo ruolo di ausiliare del traffico della sala conferenze stampa risponde: “Se ha qualche rimostranza faccia un esposto”. Qualcuno potrebbe prenderla in parola e recarsi dalle forze dell’ordine ma qui al Lido hanno l’autorevolezza del comandante Lassard di Scuola di polizia, quindi meglio lasciar correre.

Con il passare dei giorni è evidente che il modello francese di Cannes, basato sulla somma indifferenza per il prossimo e sulla presunta superiorità della propria specie, stia avendo la meglio sul metodo tedesco di Berlino, dove tutti sono accolti con gentilezza e disponibilità. E, dettaglio non trascurabile, ognuno trova in qualche modo posto per accedere alle sale. Dopo l’estenuante coda per l’incontro con Cronenberg vale la pena ritagliarsi mezz’ora di pace sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, dopo un “restauro facciale” a cura dei laboratori parigini di Filorga. Sfrega di qua, leviga di là, ti rimettono a nuovo fino a brillare come fa il vampiro Edward quando in Twilight scorge la luce del sole.

Tra i tavolini dove campeggiano immancabili drink, arriva Riccardo Scamarcio. È visibilmente provato dall’errore sui titoli del film I villeggianti. Durante la proiezione mattutina è stato citato come “Scarmacio”, ma l’ufficio stampa si è affrettato a precisare che la situazione sarebbe stata modificata prima del gala serale. E nella mente di molti compare l’immagine di Hagrid che decora la torta di compleanno del piccolo Harry Potter sbagliando lo spelling del suo nome. Ecco, il malcapitato di turno che sarà ritenuto reo di lesa maestà potrebbe finire tranquillamente ad Azkaban.

Intanto l’attore pugliese ostenta disinvoltura e arriva nel bar dell’hotel con le ciabattine bianche in dotazione nella camera e inizia uno slalom per evitare reporter tv e curiosi. Indossa la maglietta della salute bianca e un paio di pantaloncini neri da spiaggia, eppure conserva un comportamento più regale di quello del principe Filippo di The Crown. Chi non dovesse trovar posto in sala per guardare un film può sempre prenotare un divanetto all’aperto e gustarsi uno spettacolo degno di The Greatest Showman. In certi momenti, infatti, la realtà supera ogni più rosea fantasia e permette di volare – non ce ne voglia l’interprete di Step – tre metri sopra il cielo.

 

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