in

Caro Diario #6: Tilda Swinton, la parità di genere e la presenza del femminile al Lido

Ovvero: Le donne alla Biennale ci sono e si fanno sentire anche se non urlano o sfilano sotto i riflettori

VENEZIA 75

Caro Diario,
ti ricordi quando sull’agenda delle medie si annotavano le massime di Jim Morrison? Ecco, ai festival vien voglia di fare qualcosa del genere per non dimenticare le – spesso rare – perle di saggezza delle celebrity. Finora #Venezia75 per noi l’ha vinta Tilda Swinton, stella del gineceo di Suspiria firmato da Luca Guadagnino: “Il cinema – ci ha detto – è uno stato libero e non ha connotazione di genere”. La polemica è sorta a causa della presenza di una sola donna in gara al Lido (se escludiamo Haifaa Al-Mansour, oggi ospite dei Miu Miu Women’s Tales). “Pensiamo alla regista ukraina Kira Muratova – continua l’attrice – quando è morta quest’anno la notizia è passata in sordina. Non sarebbe mai successo se fosse accaduto ad altri maestri come Coppola e Scorsese, che il cielo li preservi a lungo. Questo mi rende ancora più consapevole del fatto che il filmmaker, cioè l’artista che prende parte ad un’opera, non è solo il cineasta dietro la macchina da presa ma anche tutti coloro che vi partecipano. In Suspiria allora ci sono cinquanta o sessanta registe”.

Le donne alla Biennale ci sono e si fanno sentire, ha ragione lei, anche se non marciano mano nella mano sul tappeto rosso come hanno fatto a Cannes. Forse i loro nomi non diranno molto ma le loro azioni fanno la differenza qui in Laguna. C’è Susanna Maurandi, una che farebbe impallidire Jennifer Lopez quando in Prima o poi mi sposo era una wedding planner versione Mary Poppins. Questa signora incantevole, creatrice della SuMa Events, gestisce per Bricola Communication tutte le attività dell’Hotel Hungaria al Lido. Un’attrice si spezza un’unghia? Lei lo sa in tempo reale e provvede con una make up artist. Un autista è in ritardo? Sarebbe in grado di portare l’ospite sul sellino posteriore della bicicletta pur di farlo arrivare in orario. Dea ex machina di moltissimi party, ha la capacità di rendersi invisibile come Tom Cruise in Mission Impossible.

C’è Bruna Cammarano, l’Hermione Granger degli interpreti. È una tale fuoriclasse che ripete i suoni e persino le canzoni che i talent citano durante le interviste. Inutile dire che i divi la adorano!Oppure pensa a Laura Aimone, responsabile dell’ufficio delegazioni della Mostra nonché creatrice di Endorfine Rosa Shocking, una rassegna di film al femminile legato allo sport. Sembra Nebula de I guardiani della galassia: basta un suo tocco per tranquillizzarti e spazzare via l’ansia da prestazione. E che dire di Diana Martirosyan? È l’unica critica donna in Armenia e la sola giornalista a rappresentare la sua nazione qui alla Biennale: un vulcano di energia creativa che sembra Tris di Divergent (al secolo Shailene Woodley), intrepida e inarrestabile.

Poi arriva Simona Luciani, marketing director del Sina, quel gioiellino affacciato sul Canal Grande, che ospita gli appuntamenti più esclusivi della manifestazione. Ha la precisione di un ninja e il dono dell’ubiquità perché riesce davvero ad essere contemporaneamente in vari eventi e ha le chiavi del regno delle it-girls, un po’ come la cheerleader di Heroes. Chiara Sannino invece è la talent handler di padrini e madrine, l’ombra discreta che si assicura che questa figura-chiave sia presente e sollecita in ogni momento. Un po’ tata, un po’ babysitter, un po’ bodyguard: la sua rubrica telefonica vanta più numeri di attori che di parenti. Ha ragione Tilda, le donne a #Venezia75 e si fanno sentire, ma molte non urlano, non sfilano sotto i riflettori e non si notano. Senza di loro, però, il festival farebbe la fine del Titanic.

Lascia un Commento

Cats: Annunciata una data di uscita per il nuovo musical di Tom Hooper

vince vaughn

S. Craig Zahler: «Dragged Across Concrete e il mio rifiuto delle regole»