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S. Craig Zahler: «Dragged Across Concrete e il mio rifiuto delle regole»

Il suo cinema esplosivo e quella coppia d’assi: il regista racconta il suo ultimo (e tosto) film

vince vaughn
Vince Vaughn e S. Craig Zahler in conferenza stampa.

Lo scorso anno il regista S. Craig Zahler aveva letteralmente sconvolto la platea della Mostra del Cinema di Venezia con l’ultra-violento Cell Block 99 (come vi avevamo raccontato qui). Quest’anno, arrivando Fuori Concorso, porta invece le due ore e quaranta del torbido e livido Dragged Across Cocrete. I protagonisti? Ritroviamo, dopo la fulminante performance proprio in Cell Block 99, Vince Vaughn, affiancato da un nome da urlo come Mel Gibson. Due sbirri che, sospesi dal servizio, cercando giustizia diventando, loro stessi dei criminali. Una coppia esplosiva, per uno di quei nuovi registi rivelazione. Che, dopo la t-shirt dei The Seven Ups, band heavey groove nativa australiana, sfoggiata un anno fa, per #Venezia75 sceglie, invece, di citare, sempre su t-shirt, i The O’Jays, terzetto soul nato in Ohio nel 1958. Insomma, heavey metal, R&B, Mel Gibson e Vince Vaugh. Se non è Zahler un regista da tenere d’occhio…

La coppia d’assi.

IL MAESTRO «Il mio cinema? Se entrate nel mio appartamento a New York, per dire, vedete appeso il poster di Rapina a Mano Armata di Kubrick. Quindi, l’approccio ad una pellicola dipende da quello che voglio vedere e da ciò che mi piace, soprattutto. Un film deve avere una storia che funziona, allargando il mondo all’interno della sceneggiatura, creando all’interno altre storie. Il cast fantastico, poi, mi ha permesso di creare un film così, un vero e proprio collage di personaggi diversi. Una sorta di arazzo di umanità, su questo arazzo».

S. Craig Zahler, un regista da tenere d’occhio.

IL LAVORO «Il processo di scrittura si basa sulla sorpresa che provo ogni giorni, magari chi doveva morire vive e viceversa, alla fine. Divento quasi parte del personaggio che scrivo, così i dialoghi mutano in base ai cambiamenti che provano. Cerco di dire cose diverse nei mie film, per questo cerco sempre attori bravi, che possono dar vita a dialoghi scritti almeno quindici volte. E, questa volta, la produzione è stata grande, nel vero senso della parola: abbiamo avuto più tempo, più budget per superare i problemi, nonostante stessimo girare a Vancouver. La penultima scena notturna, per esempio, le riprese sono durate quindici giorni».

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Mel Gibson in Draged Across Concrete.

LE REGOLE «Il genere? Non ne cerco uno, anzi, provo a intrattenere e coinvolgere senza necessariamente un messaggio da riportare. La metafora finale, non da un’esperienza tridimensionale. Perché poi si tratta di creare un mondo vero e proprio. Dragged Across Concrete l’ho scritto nel 2016, stavo leggendo molti pulp, e ho voluto concentrarmi su quello che girava attorno alla trama principale».

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Il regista, alla presentazione veneziana.

BUONI E CATTIVI «Le domande cambiano, ma non sempre le risposte sono certe, soprattutto nel cinema. Le risposte non date danno vita pulsante ai film. Molte cose si sviluppavano andando avanti, e lascio pensare alla gente ciò che vuole. Il finale? Complicato, al netto di quanto sia buono o negativo. Fondamentalmente scrivo quello che voglio. Le reazioni? Non le considero. Non cerco il pubblico grande, e il terreno scivoloso, le battute scorrette, non sono considerazioni personali, ma provocazioni. Seguo il mio diritto che mi faccia fare un’opera giusta secondo la mia visione».

Qui, il nostro speciale sulla Mostra: Venezia 75

Volete scoprire S. Craig Zahler? Su Chili trovate Cell Block 99 e Bone Thomahawk

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