Caro Diario,
gli avvocati non dovrebbero promettere agli assistiti che li scagioneranno. E lo stesso vale per i giornalisti: mai e poi mai ipotecare un’intervista se la rivista non sta andando in stampa con lo spazio per pubblicarla. Ludovica Nasti merita un’eccezione ed è così che la stampa le ha dato appuntamento nello stesso posto, la Biennale, fra dieci anni, quando – scommettono tutti – sarà una star. Oggi ha 11 anni e si è trovata a recitare per caso nella fiction sulla scrittrice più misteriosa della nostra epoca, Elena Ferrante. Ne L’Amica geniale – presto su Rai 1 – si vede chiaramente un’intensità negli occhi che va ben oltre quel visetto che sembra dipinto e incorniciato in una scena di Zeffirelli.
È vero, alla sua età Miley Cyrus aveva già scritto un’autobiografia e Dakota Fanning si era già dilettata a sferruzzare sciarpe di lana per Tom Cruise quando recitava la parte di sua figlia ne La guerra dei mondi. Ma il tempismo non è tutto nella vita come dice il tenebroso Matthias Schoenaerts, un bronzo di Riace made in Belgio che al Lido è arrivato in versione cowboy, con tanto di cappelli texani declinati in varie forme e colori. Lui si gode la vita e se ne frega dell’orologio. Campa tranquillo, o così dice. Un po’ meno invece i suoi addetti stampa, sull’orlo di una crisi di nervi quando non se lo sono ritrovati sul taxi boat che lo avrebbe dovuto portare al Festival per le interviste.
Ce n’è per tutti i gusti. In conferenza stampa una collega, vedendo Willem Dafoe, si è chiesta ad alta voce: “Ma se gli lancio il reggiseno sul tavolo mi nota?”. Questa bionda con le gambe di un fenicottero – per citare Isla Fisher in I love shopping – ha poi guardato con aria innocente il giornalista accanto a lei, che nel frattempo stava per avere un infarto ad immaginarsi la scena. C’è chi preferisce il fascino un po’ stagionato, meches incluse, di Vince Vaughn alle prese con un nuovo poliziesco e chi invece si scioglie davanti a Matt Smith, il principe Filippo di The Crown. Durante la prima di Charlie says, dove interpreta il serial killer psicopatico Charles Manson, in molte lo avrebbero seguito persino gettandosi nel Canal Grande pur di ricevere un po’ di attenzioni.
Si è concesso poco alle foto, ma non ha saputo resistere ad una ragazza del pubblico che gli aveva fatto una domanda sul look da bello e dannato nel film. “A te non posso dire di no”: le ha scoccato un sorriso sghembo mentre si metteva in posa e ovviamente l’immagine è venuta sfuocata perché improvvisamente la temperatura nella sala di alzata di almeno cinque gradi. Le più tenere sono le malconce vecchiette con deambulatore, bastone, bombola di ossigeno o apparecchio acustico che iniziano a scendere le scale della sala almeno venti minuti prima del termine della proiezione. Rischiano la rottura del femore o l’infarto pur di dare un pizzicotto a qualche divo, soprattutto se nostrano. Avranno pure la cataratta ma ancora sanno apprezzare un bel giovanotto. Le ambulanze vicino alla Terrazza Biennale sono avvisate: a giudicare dal numero di donne incinta in giro per il Lido qualcuna prima o poi partorirà sul red carpet. E chiamerà il pargolo Ryan o Bradley. E se nasce una bambina? Gaga, ovviamente.
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