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La Profezia dell’Armadillo: Zerocalcare e il debutto a Venezia

Il bestseller, Roma, la sfida al Lido: perché il cinecomic di Emanuele Scaringi promette molto bene

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Gli esordi alla regia non sono mai facili. Paura del debutto, la critica che non perdona, il pubblico insaziabile ed esigente. Poi, ci sono quegli esordi che non ti aspetti, da sogno, a girare (letteralmente) un cinecomic all’italiana. Senza supereroi come protagonisti, ma con un enorme armadillo parlante, a dar consigli di vita vissuta a Zero, ventisettenne romano con pochi soldi in tasca ma con il talento del disegno. Così, il regista Emanuele Scaringi, dopo diversi cortometraggi e documentari girati, non solo esordisce alla regia nell’atteso La Profezia dell’Armadillo, tratto dal fumetto-bestseller di Zerocalcare, ma lo attende il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, dato che la pellicola è nel Concorso della sezione Orizzonti.

Campo de’ Fiori. Foto di Matteo Vieille.

La storia? Per chi non la conoscesse, o non avesse letto l’opera del fumettista nato ad Arezzo, è quella, appunto, di Zero, che vive nell’agglomerato periferico che è la Tiburtina Valley, come la chiama lui. I desideri di Zero sono grandi: vuol fare il disegnatore ma il lavoro fisso non c’è, così si arrabatta dando ripetizioni o creando illustrazioni per gruppi punk romani. La vita la passa sui mezzi pubblici, girando mezza Roma, tornando poi a casa dal suo Armadillo, una sorta di coscienza che lo illumina sul mondo, sulle scelte da fare, sulla vita da affrontare. E come affronta, Zero, la morte improvvisa di Camille, sua compagna di scuola e primo amore adolescenziale? Non lo sa, non può saperlo. Zero è in balia degli eventi, della maturazione, delle piccole, grandi sfide giornaliere, da affrontare tenendo presente un concetto chiave: ”Si chiama “profezia dell’armadillo” qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen”.

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Icone rivisitate. Foto di Christian Nosel.

La graphic novel di Michele Rech aka Zerocalcare – ovviamente sceneggiatore del film, insieme a Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba – è uscita nel 2011, inizialmente autoprodotta (le copie furono addirittura limitate a 500!) poi, in seguito al grande successo, vennero ristampate più di tremila copie. La prima edizione era in bianco e nero, andata a ruba, poi rieditata dalla BAO Publishing ne La Profezia dell’Armadillo – Colore 8 Bit, che tutt’ora cura le edizioni delle opere di Zerocalcare. E il film, prodotto dalla Fandango e Rai Cinema, è di quelli attesissimi. L’annuncio della partecipazione alla Mostra di Venezia, con la data di release fissata al 13 settembre, ha aumentato a dismisura la curiosità di vedere come un fumetto italiano così influente, possa funzionare anche sul grande schermo. Il cast? Simone Liberati nel ruolo di Zero, con Pietro Castellitto in quello dell’amico Secco. Con loro, anche Laura Morante, Claudia Pandolfi, un’apparizine di Kasia Smutniak, Diana Del Bufalo e, pensate un po’, pure l’ex calciatore della Roma Vincent Candela.

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Zero e Secco.

Del resto, La Profezia dell’Armadillo, dalla pubblicazione fino ad oggi (copie vendute? Centomila), ha fatto sì che il mondo del fumetto italiano viva una vera e propria rinascita, con i titoli dell’autore costantemente esposti nelle vetrine delle librerie. Zerocalcare, i suoi comics, il suo Armadillo (che nel film è ”interpretato” da Valerio Aprea), sono il sinonimo dietro tre parole: generazionale, trasversale, poliedrico. Insomma, Zerocalcare con le su strip, riesce a parlare (facendosi capire) un po’ a tutti, con la giusta dose di satira, pessimismo condito da humour, storie normali per persone normali. Alla ricerca di un posto nel mondo, nell’attesa infinita che passi uno sperduto autobus nei pomeriggi vuoti di un’estate romana.

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