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L’Implacabile | Arnold Schwarzenegger e le profezie di un cult da (ri)scoprire

Paul Michael Glaser, Richard Dawson, Atto di Forza e il mistero Richard Bachman. Dove? Su Netflix

Arnold Schwarzenegger è Ben Richards per L'implacabile di Paul Michael Glaser
Arnold Schwarzenegger è Ben Richards per L'implacabile di Paul Michael Glaser

ROMA – In un periodo dove Hollywood non aveva bisogno di supereroi perché i suoi super erano gli eroi Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme, Dolph Lundgren, Kurt Russell intramontabili icone da combattimento, si può dire che gli anni Ottanta di Arnold Schwarzenegger siano stati l’esempio perfetto di un’ascesa action da manuale: Conan il Barbaro, Conan il distruttore, Yado, l’indimenticabile Commando, il mezzo (s)cult Codice Magnum, il buddy cop Danko con accanto l’irresistibile Jim Belushi e quei Terminator e Predator autentici game-changer dell’action fantascientifico. Sempre in quest’ultimo filone filmico però, prese parte ad un film insolito, spiazzante. Una distopia ferocissima che seppe predire – perfino più di Blade Runner e Akira – i nostri tempi confusi e tecnologici. Il titolo? L’implacabile (lo trovate su Netflix), film del 1987 di Paul Michael Glaser.

L'implacabile di Paul Michael Glaser è stato presentato in terra statunitense il 13 novembre 1987
L’implacabile di Paul Michael Glaser è stato presentato in terra statunitense il 13 novembre 1987

L’arena scenica de L’implacabile racconta di un 2019 dove, dopo una recessione violentissima che nel 2017 ha causato il collasso dell’economia mondiale – e con forniture di cibo, risorse naturali e combustibile pari a zero – è stato instaurato un regime totalitario diviso in zone paramilitari dove nessun dissenso è tollerato e ogni attività culturale è censurata. Solo il medium televisivo viaggia spedito in mano al governo e The Running Man è la trasmissione più popolare, se non perfino l’unica. Si tratta di un bizzarro, pacchiano e sadico gioco dove dei carcerati (chiamati Corridori) vengono gettati in un’arena tentacolare assieme a dei serial killer professionisti (gli Sterminatori). L’obiettivo è superare i quattro quadranti del gioco entro tre ore. Chi vince ha salva la vita e viene premiato con un’amnistia totale.

Una delle immagini promozionali (moderne) de L'implacabile
Una delle immagini promozionali (moderne) de L’implacabile

Un’estremizzazione insomma, come è uso nella fantascienza e satira – qui doppiamente tenendo conto di come L’implacabile sia, a conti fatti, meta-satira o satira dello stesso medium da cui è nato – ma che trentasei anni fa ha saputo intuire il proliferare di reality show scadenti e la pornografia del dolore, e non necessariamente quello fisico. Per non parlare poi del rapporto con il pubblico. Esattamente come il pubblico, oggi, sfoga la propria frustrazione indignandosi sui social media verso il fatto del giorno – svelandone, il più delle volte, uno spaventoso analfabetismo (dis)funzionale-cognitivo – così il pubblico di The Running Man sfoga il proprio malessere da cittadino oppresso e privo di diritti vedendo soddisfatto il proprio desiderio di vendetta verso i Corridori del piccolo schermo.

Il distopico futuro de L'implacabile è perfino più spaventoso (e vicino) di quello profetizzato da Blade Runner e Akira
Il distopico futuro de L’implacabile è perfino più spaventoso (e vicino) di quello profetizzato da Blade Runner e Akira

Ciò che non cambia dalla distopia di L’implacabile all’oggi – oltre al divario sociale sempre più acuito e l’inebriante combinazione di glamour, fama, ricchezza e crudeltà che spinge ad assistere e partecipare attivamente a show come The Running Man (e relativi cugini contemporanei meno estremi) – è il ruolo dei media tra manipolazione di informazioni, il proliferare di fake news e la sempre più stretta vicinanza con le classi politiche. Ma per leggere la contemporaneità di L’implacabile non è necessario guardare unicamente al nostro tempo. Basti pensare che divenne realtà già nel 1990 quando John Ferraro e Dan Carr diedero vita al programma televisivo American Gladiators. A detta dell’autore dello script Steven E. Souza: «I produttori lo vendettero alla ABC utilizzando clip del film e dicendo loro: Stiamo facendo esattamente questo, tranne la parte dell’omicidio».

Arnold Schwarzenegger è Ben Richards in una scena del film
Arnold Schwarzenegger è Ben Richards in una scena del film

Souza, per la cronaca, produsse quindici draft dello script di L’implacabile, specie perché, nel corso della lunghissima pre-produzione, il film ha cambiato pelle, interpreti e registi (ben cinque!) in più occasioni. In origine volto e corpo di Ben Richards sarebbero dovuti essere quelli di Christopher Reeve. Per la regia si fece il nome di George Pan Cosmatos che per l’executive Rob Cohen era la primissima scelta dopo il formidabile Rambo 2 – La vendetta. Solo che Cosmatos avrebbe voluto ricalibrare l’arena scenica traslando la follia del reality show The Running Man in un centro commerciale (idea poi riciclata dagli ideatori del videogame Manhunt nel 2003). Il secondo nome nella lista era il tedesco Carl Schenkel di cui Cohen ammirò l’arguzia e la compattezza di Out of Order – Fuori servizio.

Maria Conchita Alonso è Amber Mendez in un momento de L'implacabile
Maria Conchita Alonso è Amber Mendez in un momento de L’implacabile

Il problema però fu che Schenkel, abituato a high-concept a corto raggio, proprio non riusciva a vedersi alla guida di un progetto così ambizioso: ben 27 milioni di dollari (ne incasserà poco più di 38, non un grandissimo risultato) il budget messo a disposizione di Braveworld Productions e Taft Entertainment Pictures. Il terzo nome per la regia fu Ferdinand Fairfax che, come Cosmatos, avrebbe voluto rielaborare il concept in modo considerevole prendendo una direzione che a Cohen proprio non piaceva. Parallelamente esce di scena Reeve, entra Schwarzenegger e L’implacabile muta forma passando dal raccontare di un Ben Richards, giovane e disperato disoccupato che partecipa di sua volontà a un violento game show per trenta giorni per sfamare la sua famiglia, a Ben Richards criminale innocente, condannato a giocare (e sopravvivere) a The Running Man.

Jesse Ventura è Capitan Freedom in un momento del film
Jesse Ventura è Capitan Freedom in un momento del film

Concept diversi, sfumature diverse, inerzie narrative diverse, ognuna più conforme alla tipicità dell’interprete di riferimento, ma c’è da dire in merito che se la visione con Reeve era più aderente al materiale originale, quella con Schwarzenegger è da intendersi come una totale ridefinizione. Il riferimento è al romanzo L’uomo che corre di Richard Bachman del 1982 di cui Cohen acquistò i diritti. Potrete immaginare il suo stupore quando, presentatosi all’appuntamento per concludere la trattativa, l’executive si trovò davanti nientemeno che Stephen King. Tra il 1977 e il 1984 infatti pubblicò cinque romanzi sotto pseudonimo: Ossessione, La lunga marcia, L’uomo in fuga e L’occhio del male. «Sono romanzi buoni? Non lo so, ma sono stati concepiti con onestà, questo posso affermarlo, e scritti con un’energia che oggi posso solo sognarmi» disse King in merito.

Il film è tratto dal romanzo L'uomo in fuga di Richard Bachman alias Stephen King
Il film è tratto dal romanzo L’uomo in fuga di Richard Bachman alias Stephen King

«L’uomo in fuga, per esempio, è stato scritto in settantadue ore e pubblicato praticamente senza modifiche. Dei quattro è forse il migliore perché non è nient’altro che una storia, procede alla velocità ridicolesca di un film muto e tutto quello che non è storia viene allegramente buttato da parte». Fortunatamente per King divenne cinema, e che cinema! Tornando a noi, a questo punto della pre-produzione – e con almeno un mese di ritardo rispetto ai tempi prospettati e 8 milioni di dollari sfumati – il quarto regista per L’implacabile sembrava essere quello buono per Cohen, tanto che sarà proprio Andrew Davis a portare il film in lavorazione. Salvo poi vedersi costretto ad abbandonare il progetto dopo esattamente otto giorni di riprese per quelle che ufficialmente furono rese note come divergenze creative.

Nei cinema italiani L'implacabile fu distribuito il 5 febbraio 1988
Nei cinema italiani L’implacabile fu distribuito il 5 febbraio 1988

Infine Paul Michael Glaser (il David Starsky del serial Starsky & Hutch nda) scelto da Cohen per il suo background televisivo e la velocità d’esecuzione, ovvero le ragioni del perché il retaggio filmico de L’implacabile lo vede più come un cult che non un capolavoro inattaccabile. Proprio per via dei ristretti tempi di lavorazione Glaser dovette improvvisarsi girando il tutto in fretta, con poca attenzione ai dettagli e in formato televisivo. Questo fece si che lo script di Souza perdesse del tutto quella forte carica di oscura allegoria anti-sistema di suo già dissipata nel passaggio di consegne da Reeve a Schwarzenegger. Riuscì comunque a centrare l’obiettivo nella sua essenza di classico film d’azione fantascientifico con spruzzate di comicità e vagonate di eroismo. Largo merito del suo successo è ascrivibile anche alla presenza scenica di Richard Dawson, l’interprete del diabolico presentatore Damon Killian.

Richard Dawson nei panni dell'alter-ego Damon Killian in un momento de L'implacabile
Richard Dawson nei panni dell’alter-ego Damon Killian in un momento de L’implacabile

Per chi non lo sapesse Dawson è stato il leggendario presentatore di Family Feud, uno dei quiz show più famosi della televisione americana, dal 1976 al 1985. Scritturato personalmente dalla casting director Jackie Burch, molte delle persone che ebbero modo di lavorare con lui a Family Feud affermarono che nella vita reale Dawson era tremendamente simile a Killian nel modo di relazionarsi con i suoi subalterni. Un’ultima curiosità a proposito della distribuzione. Nei cinema statunitensi L’implacabile ci arrivò il 13 novembre 1987 grazie a TriStar Pictures, ma fu un compromesso. In origine infatti sarebbe dovuto uscire in estate. La contemporanea presenza di Predator con sempre Schwarzenegger protagonista di cartello però, scoraggiò la competizione e fecero bene: 98 milioni e mezzo al botteghino world-wide e per la stella di Schwarzenegger fu solo l’inizio.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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