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Lo spacciatore | Willem Dafoe, Paul Schrader e i trent’anni di un film dimenticato

Susan Sarandon, Cartesio e Calvino, Diario di un ladro e Wim Wenders: Riscoprire un mito. Su MUBI

Lo spacciatore
Willem Dafoe nel ruolo di John LeTour ne Lo spacciatore.

ROMA – Alla domanda sul significato del titolo originale del film, Light Sleeper, Willem Dafoe al tempo scherzò dicendo che secondo Paul Schrader nessuno sarebbe andato al cinema a vedere un film intitolato Drug Dealer. Non in Italia però, perché è proprio come Lo spacciatore che il film fu distribuito nei cinema italiani dalla Penta Film. Era il 2 luglio 1993. Una scelta che per certi versi segue la via spirituale dei precedenti, quei Taxi Driver – di cui Schrader firmò lo script poi reso grande da Martin Scorsese – l’esordio registico di Tuta Blu e, non ultimo, l’indimenticabile American Gigolò, dal concept similare: «Un uomo e la sua stanza». Come piace a lui definirlo, con un punto in comune: un lavoro odiato, dal quale rifuggire, che ne imprigiona lo spirito vitale, fino a fargli ridiscutere il senso stesso della sua esistenza…

Lo spacciatore fu presentato al Sundance Film Festival il 24 gennaio 1992
Lo spacciatore fu presentato al Sundance il 24 gennaio 1992.

Ed ecco quindi il quarto capitolo di una saga all’interno di un opus, quello schraderiano, fatta di peccato e redenzione e rinascite violente. Perché Lo spacciatore – che oggi trovate in streaming solo su MUBI in realtà – si muove sullo sfondo di una New York fetida, dal lercio acuito da uno sciopero dei lavoratori della nettezza urbana che ne amplifica lo sporco lungo il dispiego dell’intreccio (non nella realtà però, perché i netturbini c’erano e crearono scompiglio durante la lavorazione). Avvolto di un punta di blu e di luci tenui di neon freddi, prende così forma un dramma esistenziale che nell’intrecciare fortuna, amore-e-dolore, silenzi e scelte di vita, vede Schrader giostrare con delicate dissolvenze incrociate dalla costruzione registica variopinta e di dialoghi incisivi e ficcanti, dal ritmo dosato, con cui discutere ora della natura dell’uomo, ora dei massimi sistemi.

Nei cinema italiani Lo spacciatore fu distribuito da Penta Film il 2 luglio 1993
Nei cinema italiani fu distribuito da Penta Film il 2 luglio 1993

Letteralmente, alcuni degli elevati dialoghi de Lo spacciatore hanno come oggetto infatti teorizzazioni filosofico-religiose come il Sensus divinitatis/Senso della Divinità teorizzato da Giovanni Calvino – ovvero, il senso della conoscenza di Dio da parte degli uomini – e il cosiddetto Argomento ontologico formulato da Anselmo da Aosta nel suo Proslogion del 1078 – poi riletto da Cartesio nel Seicento – sul concetto di Dio come nulla di più grande e la sua esistenza tra pensiero e realtà tangibile. Riflessioni cucite addosso ad una narrazione costruita da Schrader per tutto il primo e secondo atto come fosse una storia d’amore. Una storia di quelle fatte di fughe nella notte, pioggia, polaroid, baci appassionati e sax in sottofondo, per poi, nel terzo atto, serrare le fila nella forma di un thriller tesissimo, tragico, dalle revolverate veloci e dai colpi fragorosi.

Susan Sarandon e Willem Dafoe in una scena de Lo spacciatore
Susan Sarandon e Willem Dafoe

Non ultimo il climax, purissimo Schrader che vede autocitare sapori, intenzioni e immagini di American Gigolò – a sua volta dichiarato omaggio a Diario di un ladro di Robert Bresson del 1959 – di cui si servirà ancora una volta, quasi fosse un gioco cinematografico, ne Il Collezionista di Carte che del filone tematico di cui fa parte Lo spacciatore è il proseguo nel Nuovo Millennio. Nel mezzo c’è un grande Willem Dafoe (John LeTour) padrone della scena e guida, con il suo voice-over, nei meandri notturni e suburbani di una Grande Mela marcia ma speranzosa. Una città avvolta dalle musiche dei The Call di Michael Beam (World On Fire, To Feel This Way), con una Susan Sarandon (Ann) tenace e dalle idee chiare sul suo avvenire e un inedito e subdolo Victor Garber (Tis Brooke).

«Ho cercato di mescolare un’evoluzione personale con una sociale»

Da segnalare, inoltre, la presenza nel cast di dei giovanissimi ma già talentuosi Jane Adams, David Spade e Sam Rockwell. Per un film piccolo-ma-intenso, Lo spacciatore, finanziato in fundraising dalla Carolco di Mario Kassar. Al cinema incassò poco e male, meno di un milione di dollari al box-office americano, eppure ritenuto da Schrader ancora oggi il suo film più personale e quello a cui è più affezionato: «Parte di ciò che ho cercato di fare con LeTour? Mescolare un’evoluzione personale con una sociale. A vent’anni era arrabbiato, a trenta narcisista, a quaranta è ansioso. Un po’ come me. Quando lui invecchiava, io invecchiavo». Wim Wenders disse poi che la regia dell’amico Schrader era degna di Ozu. Niente male, no?

  • IO E IL CINEMA | Paul Schrader: «Il mio amore per Bresson..»
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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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