ROMA – Il binomio del vero e del falso che ruota intorno al realismo artistico. Rivisto oggi, a dieci anni di distanza, è evidente come l’universo poetico e il tocco classicista di Giuseppe Tornatore ne La Migliore Offerta sia giunto ad una cifra stilistica quasi perfetta che – non a caso, anche se i premi contano poco – poi varrà al regista sei David di Donatello e sei Nastri D’Argento. Ma andiamo con ordine: il protagonista del film è Virgil Oldman (Geoffrey Rush, sempre un gigante), noto battitore d’aste che si qualifica e sopravvive attraverso una costante combinazione tra falso e autentico. Un ritratto di borghesia britannica. Virgil ha raccolto nel corso della sua carriera una collezione di ritratti e opere d’arte che conserva con massima cura in una stanza segreta della sua casa. Una casa dove, all’occorrenza, trascorre sparuti momenti della sua quotidianità in silenzio, ad osservare le opere d’arte.
Oldman è ossessionato dalla figura femminile, nella sua nobile e artistica accezione. Frequentemente con il supporto e l’accordo del suo amico Billy Whistler (Donald Sutherland, e basterebbero i loro duetti) durante le aste cerca, di acquistare lavori preziosi, soprattutto quelli con sfondo ritrattistico femminile. Per quest’ossessione Oldman agisce con slealtà, talento e messinscena al fine di raggirare il valore delle opere. Le perizie di Oldman lo faranno entrare in contatto, inizialmente soltanto telefonico, con una ragazza misteriosa e sofferente, Claire Ibbetson (Sylvia Hoeks), che desidera vendere i beni di famiglia confinati in una villa enorme. Non uno ma più temi.
Fra tutti la facilità con cui – e in questa rappresentazione Tornatore si conferma un maestro – vero e falso arrivano a mescolarsi, confondendo e disorientando lo spettatore. Una ricerca del giusto in cui arte e umanità si fondono in un’unica realtà che riesce a tenere alta la suspense fino agli ultimi istanti. Le donne dei suoi ritratti riproducono una meta-arte in cui vige l’immobilità, il silenzio. Tutto quello che per Oldman, in fondo, è amore: gli sguardi delle sue donne intoccabili. Questo modo di stare al mondo (frase a cui Paolo Sorrentino è particolarmente affezionato), con un velo di scetticismo e mancanza di movimento, lo portano così a trovare un’apparente complicità d’amore verso Claire, che altro non è che una sorta di specchio femminile dell’enigmaticità del ricercato battitore d’aste.
Un film tanto amato quanto criticato La Migliore Offerta – oggi lo trovate a noleggio su Prime Video e AppleTV+ – che nel corso degli anni ancora fatica a essere racchiuso in un genere. Dal dramma psicologico, al thriller più puro, sostenuto dalla colonna sonora di Morricone e da un cast che non sbaglia un volto (attenzione anche a Jim Sturgess), Tornatore si allontana narrativamente (ed esteticamente) dalla sua Sicilia per giungere ad un’estetica europea che racconta un’arte che non salvifica ma tradisce. Il realismo è raccontato grazie a una messinscena dell’esistenza e dell’ingegno umano come strumento ambiguo, incoerente e alla fine tragico: «Amare la pittura e sapere impugnare un pennello, non basta a diventare artisti. Ci vuole un mistero che tu, mio caro Billy, non hai mai posseduto…».
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