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The Shrouds | David Cronenberg, Vincent Cassel e il corpo come chiave del mondo

La scelta del titolo, la moglie, i sudari, il lutto, il futuro. Prossimamente al cinema con Academy Two

Vincent Cassel, Diane Kruger e il cuore di The Shrouds di David Cronenberg, prossimamente al cinema con Academy Two
Vincent Cassel, Diane Kruger e il cuore di The Shrouds di David Cronenberg, prossimamente al cinema con Academy Two

ROMA – Chi è Karsh? Un importante uomo d’affari che, inconsolabile dopo la morte della moglie, inventa la GraveTech, ovvero una tecnologia rivoluzionaria che consente ai vivi di monitorare i loro defunti nei loro sudari. Una notte, dopo che diverse tombe, inclusa quella della moglie, vengono profanate, Karsh si propone di rintracciare gli autori del reato. Da qui parte The Shrouds, il nuovo film di David Cronenberg in concorso a Cannes 77, a due anni dal revival body-horror di Crimes of the Future. Questa volta il protagonista è Vincent Cassel – non a caso molto somigliante allo stesso Cronenberg, che ha perso la moglie Carolyn Zeifman nel 2017 – a fianco di Diane Kruger, Guy Pearce, Elizabeth Saunders, Sandrine Holt e Jennifer Dale, prossimamente nelle sale italiane con Academy Two.

The Shrouds, il nuovo film di David Cronenberg, in concorso a Cannes 77
The Shrouds, il nuovo film di David Cronenberg, in concorso a Cannes 77

Un progetto, The Shrouds, che affonda le radici creative nel personale di Cronenberg: «Ho scritto questo film mentre subivo le conseguenze della morte di Carolyn, scomparsa sette anni fa, un dramma che ovviamente mi ha toccato profondamente. Così, settimana dopo settimana, ciò che doveva essere un’esplorazione tecnica è diventata, poco a poco, un’esplorazione emotiva e personale» e che per certi versi sembra essere il proseguo tematico del cortometraggio cult del 2021. Quel The Death of David Cronenberg in cui il regista, assieme alla figlia Caitlin (Humane il suo esordio nda) esplora la mortalità, il surrealismo e la metamorfosi della vita e della morte, provando, in parte, a lenire le pene di un dolore straziante. Quindi il titolo, emblematico, che gioca sulla duplice significazione della parola shroud: ovvero sudario ma anche velo.

Una scena del film
Vincent Cassel e Diane Kruger in una scena di The Shrouds

Su ammissione di Cronenberg: «Se ci pensate, nella maggior parte dei riti funerari, ciò che conta è negare la realtà della morte, quindi nascondere i corpi. Ecco, in questo caso sono andato nella direzione opposta: i miei sudari digitali rivelano invece di nascondere. Sono processi cinematografici. Registrano un cinema dopo la morte, un cinema della corruzione del corpo. In The Shrouds, Karsh è consapevole che i suoi processi danno vita a immagini, a volte ricche e complesse, sottoposte a tecniche simili a quelle del cinema. Ciò che è sorprendente è che mi capita spesso di guardare film per ritrovare i morti. Vederli e sentirli. Il cinema, a suo modo, è una macchina per far apparire fantasmi, esseri umani dopo la loro morte. A suo modo, il cinema è un cimitero».

I sudari del film
I sudari del film

Quindi il ruolo della morte, che la narrazione di The Shrouds esplicita nel suo espediente tecnologico come una continuazione del legame avuto in vita sotto una nuova luce. Un’osservazione voyeuristica del corpo che ne vede il decadimento biologico, gli stati della putrefazione, esplorandone – in virtuale – cavità ossee ed estrusioni: «Quella del film è un’altra forma di relazione. Karsh non sopporta di non sapere cosa accade al corpo di sua moglie e quindi la relazione continua, ma non attraverso uno scambio di parole, una conversazione. È certamente perverso, morboso, grottesco, ma per un uomo che piange sua moglie no, non lo è. Alla base, tutto è fondato sul corpo, come in molti dei miei film. Il corpo è la realtà», o per meglio dire: il corpo è identità.

Vincent Cassel e Sandrine Holt in un momento di The Shrouds
Vincent Cassel e Sandrine Holt in un momento di The Shrouds

I suoi contorni fatti di carne, pelle e organi, diventano – specie nel periodo del Primo Cronenberg – da Il demone sotto la pelle a La Mosca e con l’eccezione di eXistenZ e del revival di Crimes of the Future – teatro di contaminazioni mostruose e orrorifiche con cui raccontare della corruzione d’animo degli uomini nella chiave allegorico-fantascientifica del body-horror. Nel Secondo Cronenberg – da Crash e Spider sino a Maps to the Stars – è unicamente l’involucro depositario di anima, organi e dell’io cosciente. La corruzione degli uomini viene manifestata al suo stato naturale: nelle azioni mostruose degli agenti scenici. In The Shrouds, però, accade qualcosa di diverso: il corpo – su ammissione di Cronenberg – è realtà, ma nel senso più romantico del termine. È il corpo dell’altro.

Vincent Cassel e Diane Kruger in una scena di The Shrouds
Vincent Cassel e Diane Kruger in una scena del film

È lo strumento con cui accedere al significato e al senso del mondo, ad una nuova comprensione di sé. In The Shrouds il corpo diventa uno strumento d’amore. Un concetto assoluto, qui veicolato in una visione perversa, morbosa, grottesca, o più semplicemente tecno-atea di puro fascino cronenberghiano, che racconta di identità e difficoltosa elaborazione del lutto, catarsi, rinascita e dell’impossibilità a lasciare andare alcuni fantasmi del passato. Un film straziante, dolorosissimo, trascinato, costruito come un neo-noir di near-future e sorretto dalle interpretazioni di due eccezionali Cassel e Kruger, che se nel terzo atto, magari, sacrifica la coerenza organica in favore delle pulsioni emotive, è nel suo cuore narrativo di fragile umanità che trova la sua viva esistenza. Un film da vedere e su cui riflettere, The Shrouds, ma soprattutto da aspettare…

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