Manuela Santacatterina ROMA – «Ti vendicherò, padre. Ti salverò, madre. Ti ucciderò, Fjölnir». Amleth è solo un ragazzino quando assiste all’uccisione di suo padre, il re Aurvandil (Ethan Hawke), per mano dello zio Fjölnir (Claes Bang) che rapisce sua madre Gudrún (Nicole Kidman) lasciandolo solo al mondo. Quel giorno fa una promessa a se stesso e ai suoi genitori. Un promessa che diventerà un’ossessione fatta di brama di vendetta e riscatto raccontata da Robert Eggers in The Northman. Il regista statunitense che, dopo The Witch e The Lighthouse, si confronta per la prima volta con una produzione imponente (con un budget da 90 milioni di dollari) con il desiderio di realizzare il film definitivo sui vichinghi e allontanarsi da quella che a sua detta è una rappresentazione troppo patinata.
Per farlo, in fase di scrittura, ha chiamato al suo fianco il poeta e scrittore islandese Sjón (già co-sceneggiatore di Lamb e Dancer in the Dark) con il quale ha attinto a piene mani dalla mitologia norrena e, in particolar modo, dal racconto di Saxo Grammaticus che ispirò anche Shakespeare per Amleto. Ambientato nell’Islanda del X secolo, The Northman segue il suo protagonista, ormai divenuto un uomo con il volto di Alexander Skarsgård, nel viaggio che, vent’anni dopo il prologo, lo porta sulle tracce dello zio per compiere la sua vendetta. Durante la traversata in mare incontra Olga (Anya Taylor-Joy), maga della Foresta delle Betulle resa schiava con la quale condividerà il suo piano.
Visivamente ineccepibile e affascinante, The Northman è un film in cui l’accuratezza storica si intreccia con la maestosità dei paesaggi, parte integrante della narrazione, e la mitologia norrena in cui il mondo terreno e quello spirituale sono in costante dialogo tra di loro. Anche il suono nel film di Eggers gioca un ruolo centrale, rafforzato dalla colonna sonora di Robin Carolan and Sebastian Gainsborough che immerge gli spettatori in un racconto epico e vibrante, brutale e sovrannaturale. Un film in cui il tema del destino – a cui non si può sfuggire – condiziona le azioni del suo protagonista convinto di avere una sorte già scritta.
Rispetto a The Witch e The Lighthouse, in The Northman (primo film per il quale Eggers non ha avuto il final cut) si avverte la volontà di muoversi in una zona divisa tra sperimentazione e intrattenimento. Un binomio che non sempre riesce nelle oltre due ore di durata del film. In parte perché la sceneggiatura si dilunga nella ripetizione di spiegazioni sotto forma di dialoghi, in parte perché l’elemento moderno e di rottura di una mentalità votata alla vendetta – cioè il femminile incarnato da Olga – non viene sufficientemente approfondito nonostante abbia in sé un seme rivoluzionario (oltre che attualissimo) visto il periodo storico in cui il film è ambientato.
Qualche mese fa David Lowery ha diretto The Green Knight. Un film che per certi versi sembra parlare una lingua simile a quella di The Northman. Entrambi mettono in scena un maschile ingabbiato in regole rigidissime, entrambi sono ispirati a racconti che si perdono nel mito ed entrambi giocano sul piano terreno e sovrannaturale con una regia ambiziosa ad unire il tutto. Ma se il film di Lowery mantiene intatta dall’inizio alla fine un’attitudine votata all’innovazione e alla sperimentazione, il terzo lungometraggio di Eggers sembra essere inciampato in un andamento altalenante fatto di sequenze affascinanti e visionarie ma anche di passaggi ripetitivi che finiscono per far ripiegare il racconto su se stesso.
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Qui sotto potete vedere il trailer di The Northman:
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