MILANO – Un film molto atteso e questa volta l’attesa non è stata vana. Stiamo parlando de Il giorno sbagliato, diretto da Derrick Borte con un ritrovato Russell Crowe e Caren Pistorius, che negli Stati Uniti ha accompagnato la lenta riapertura dei cinema e in Italia è arrivato accompagnato da buoni incassi (considerando il momento). E allora saltiamo i preamboli e andiamo al sodo: ma com’è il thriller psicologico di Borte? Un film che usa il fenomeno sempre più diffuso della road rage, la rabbia della strada, per rendere visivamente l’idea di una società – la nostra – che sta andando alla deriva. Un film scomodo per una verità scomoda: quella di un essere umano fuori controllo.
Il ritmo è dato dalla prima, eloquente, sequenza, che è un po’ una summa di quello che stiamo diventando. Stress, ansia e frenesia causate dal lavoro, dalle disuguaglianze sociali e dalla pressione dei social media non fanno altro che aumentare una frustrazione e un’irritabilità che ci sono connaturate. «Stiamo andando all’indietro», sentiamo affermare da una voce alla radio. Forse è vero, forse no. O forse ci siamo assuefatti a crederlo, dopo averlo sentito ripetere ancora e ancora dai telegiornali, dalla radio, dalle notizie che ci accompagnano da quando ci svegliamo fino a quando chiudiamo gli occhi la sera. Soprattutto in tempi di Coronavirus.
E quindi? Quindi la rabbia che in La notte del Giudizio aka The Purge (e più o meno Borte si muove nello stesso universo, ve lo ricordate?) l’oligarchia e i padri fondatori erano riusciti a eliminare dalla quotidianità, qui scorre invece incontrollata, figlia di una società che non sa mettere un freno a sé stessa. Il risultato? Russell Crowe è eccezionale – e ce lo ricorda ancora una volta – in un ruolo che caratterialmente non gli si addice e si mette alla prova, impersonando “l’uomo”. Il suo personaggio, simbolicamente, non ha nome – proprio perché potrebbe essere chiunque di noi. Anche quando sfocia nei cliché del B-movie, Il giorno sbagliato riesce comunque a diventare uno specchio dentro il quale lo spettatore si guarda, e insieme diventa protagonista.
Allo stesso modo il commentario sociale, per quanto semplicistico e fermo alla soglia di un discorso molto più ampio, riesce comunque ad affondare il colpo. Duro? Sicuramente. Cinico? Anche. D’altronde, non se l’è immaginato certo Borte che assistere e filmare una scena di violenza o una tragedia porta più visualizzazioni. E allora ecco che l’unica reazione che un’aggressione in un ristorante suscita è quella di accendere la fotocamera del telefono e riprendere. E che dire della privacy? Immerso nella follia del personaggio, Crowe ruba il cellulare della sua sfortunata vittima, Rachel (Caren Pistorius), e con un solo gesto ha accesso a tutta la sua vita.
Adrenalinico? Sì, ma Il giorno sbagliato è anche piuttosto terrificante se si inizia a pensare che chiunque ci troviamo accanto a un semaforo potrebbe essere lui, quell’uomo che decide di insegnarci cosa significa (veramente) avere una brutta giornata. I colpi di scena perfettamente posizionati, che riescono a cogliere alla sprovvista e a far saltare sul posto, non fanno che enfatizzare quella violenza pura che ci accompagna sin dai primi istanti e il cui fantasma non ci lascia mai. Nemmeno dopo l’ultimo frame. Una reminiscenza costante, come costante è la consapevolezza che su quello schermo non stiamo vedendo solo un film. Il giorno sbagliato fa anche, e ormai, parte della nostra realtà…
- Qui il trailer de Il giorno sbagliato:
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