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La Sottile Linea Rossa | Terrence Malick, Jim Caviezel e la genesi di un capolavoro

Jim Caviezel e Adrien Brody, il dollaro di Sean Penn, Rudyard Kipling. Dietro le quinte di un cult assoluto

La sottile linea rossa
Jim Caviezel in una scena de La sottile linea rossa.

ROMA – Restare nell’ombra. Potrebbe essere questa una delle chiavi di volta per provare a comprendere il mito di Terrence Malick, uno dei casi autoriali più interessanti degli ultimi cinquant’anni di cinema a stelle e strisce. Due opere divenute leggendarie come La rabbia giovane e I giorni del cielo nella seconda metà degli anni Settanta: istantanee filmiche di libertà sociale e perfezione registica, piena espressione del fervore creativo new-hollywoodiano. Poi il silenzio. Nei successivi vent’anni il cinema americano rilesse le inerzie narrative moderne e le libertà registico-creative degli autori secondo nuovi paradigmi industriali più efficaci, netti. E Malick? Di lui si seppe poco. O nulla. Tutto questo non fece che amplificare l’aura mitologica del suo profilo. Non stupisce quindi come l’annuncio della realizzazione de La sottile linea rossa fosse stato accolto con incredibile entusiasmo ed è da lì che partiamo per la nostra nuova puntata di Longform (qui trovate le altre).

La sottile linea rossa di Terrence Malick fu presentato il 23 dicembre 1998
La sottile linea rossa di Terrence Malick fu presentato il 23 dicembre 1998

Il ritorno del cineasta dell’Illinois in cabina di regia significava far rivivere la carica valoriale-mitologica propagatasi nel corso delle decadi. Personificazione, Malick, di un cinema nostalgico, tra l’elitario e l’onirico. Una visione autoriale impareggiabile dentro e fuori dal tempo. Ultimo superstite di una New Hollywood – qui rediviva nello spirito – ma industrialmente abbattuta da opere come Shining e Toro scatenato (qui per il nostro Longform). Un coming-back, rapidamente assunto a leggenda che affonda le sue radici però a quasi dieci anni prima. Era il 1988 quando il produttore Robert Michael Geisler diede ben 250.000 dollari a Malick per adattare La sottile linea rossa, romanzo di James Jones pubblicato nel 1962. Un corteggiamento insistente quello di Geisler che avvicinò Malick già all’indomani de I giorni del cielo. Solo che inizialmente gli chiese di adattare In the Boom Boom Boom di David Rabe.

Jim Caviezel in una scena de La sottile linea rossa
Jim Caviezel in un momento de La sottile linea rossa

Progetto declinato poi in favore di un biopic su Joseph Merrick – subito cestinato a causa del contemporaneo The Elephant Man targato Mel Brooks-David Lynch – infine per un secondo adattamento non-remake de La sottile linea rossa dopo quello di Andrew Marton del 1964. Il progetto rimase nel limbo produttivo fino al 1994 per due ragioni: Malick perché ispirato da altre suggestioni, Geisler perché alla ricerca di capitali, il costo potenziale si aggirava infatti intorno ai 50 milioni di dollari. La Sony, inizialmente interessata, abbandonò il progetto quasi immediatamente. La sensazione generale, palpabile, era che con La sottile linea rossa e l’estro creativo a briglia sciolta di Malick si potesse incorrere in un bis di quanto accaduto alla United Artists con I cancelli del cielo (qui per il nostro Longform). Si fece sotto la Fox che mise una sola condizione: almeno 5 stelle hollywoodiane nel cast.

«Il Guadalcanal di Malick sarebbe un paradiso perduto. Un Eden violentato dal veleno verde della guerra»
«Il Guadalcanal di Malick? Un paradiso perduto. Un Eden violentato dal veleno della guerra»

Il motivo? Sfruttare i volti celebri per un progetto artisticamente visionario ma in ogni caso rischioso: ne arrivarono più del doppio! La storia nella storia del casting de La sottile linea rossa ha un che di mitologico ancora oggi. Tutti erano lì. Volevano essere lì. Presenti in prima fila davanti al miracolo di vedere Terrence Malick nuovamente dietro la cinepresa. Basti pensare che gente come Woody Harrelson e John Savage erano così entusiasti di poter vivere quel momento da essere rimasti anche oltre un mese la fine delle proprie riprese solo per pura curiosità. Molti lavorarono per cifre irrisorie se non gratuitamente, in particolare Sean Penn che – quando seppe da Malick che fu scelto in un ruolo – alla richiesta del cachet gli rispose: «Dammi un dollaro e dimmi dove presentarmi». La lista di nomi era impressionante: Leonardo DiCaprio, Matthew McConaughey, Johnny Depp, Brad Pitt e Kevin Costner, tutti presi in considerazione per alcuni ruoli.

Nick Nolte in una scena de La sottile linea rossa
Nick Nolte è il memorabile Colonnello Tall

Pure Peter Berg, Ethan Hawke, Dermot Mulroney e William Baldwin furono vicini ad entrare nel super cast di Malick, Josh Hartnett fece ben otto audizioni ma senza successo, Nicolas Cage invece ottenne perfino una parte ma quando Malick provò a richiamarlo il numero di telefono risultò inesistente (molto Cage anche in questo). Non solo proposte comunque, ma anche tanti rifiuti e rinunce. A Robert De Niro, Tom Cruise e Robert Duvall fu inviato lo script ma declinarono l’offerta. Edward Norton invece fu scelto personalmente da Malick per il ruolo del Caporale Witt (Jim Caviezel), dopo averlo visto in Schegge di paura, salvo poi dovervi rinunciare per via di un grave lutto. Lo stesso dicasi per Harrison Ford che rinunciò al ruolo del Colonnello Tall (Nick Nolte). Tom Sizemore fece un’audizione sia per La sottile linea rossa che per il contemporaneo-e-concorrente Salvate il soldato Ryan: scelse Spielberg e la storia gli diede ragione.

La sottile linea rossa rappresentò il ritorno al cinema di Terrence Malick vent'anni dopo I giorni del cielo
La sottile linea rossa rappresentò il ritorno al cinema di Malick a vent’anni da I giorni del cielo

Alla fine di una delle sessioni di casting più straordinarie della storia del cinema ecco La sottile linea rossa reso immagine da Jim Caviezel, George Clooney, Woody Harrelson, John Cusack, Nick Nolte, Adrien Brody, Sean Penn, John Travolta, Ben Chaplin, Elias Koteas, John C. Reilly, Larry Romano, John Savage, Arie Verveen, Tim Blake Nelson, Jared Leto, Kirk Acevedo, Penny Allen, Mark Boone Junior, Matt Doran, Donal Logue, Miranda Otto, Nick Stahl, Thomas Jane e Don Harvey. Un cast così lo vedremo solo quattordici anni dopo con Lincoln di Spielberg (qui per il nostro Longform). Inoltre, a sostenere la produzione ci pensarono la Pioneer Films e la Phoenix Pictures che contribuirono rispettivamente con 8 e 3 milioni di dollari. Ma ci furono anche parecchie sorprese, specie in fase di post-produzione.

Elias Koteas in una scena de La sottile linea rossa
Elias Koteas è il Capitano Staros

Momento cruciale di ogni lavorazione malickiana in cui il regista è solito mescolare le carte in tavola riducendo drasticamente le aspettative dei suoi interpreti. In La sottile linea rossa, chi ha visto spegnere i suoi entusiasmi è stato Adrien Brody e il suo Caporale Fife. In origine infatti Brody avrebbe dovuto avere un ruolo centrale, specie considerando che nel romanzo originale Fife è di enorme rilevanza nell’economia del racconto. Giunto alla prima mondiale tenutasi a Los Angeles il 22 dicembre 1998, Brody scoprì che Malick aveva ridotto drasticamente il minutaggio senza informarlo: scelse di focalizzare l’opera su Caviezel e il soldato Witt facendo propria così la narrazione di James. A George Clooney andò decisamente peggio visto che sopravvisse si alla post-produzione per comparire appena negli ultimi minuti di pellicola.

«C'è una sottile linea rossa che separa il bene dal male, la pace dalla guerra. O meglio, c'era una sottile linea rossa ed ora non c'è più» (Tommy di Rudyard Kipling, 1890)
«C’è una sottile linea rossa che separa il bene dal male, la pace dalla guerra» (Tommy di Rudyard Kipling)

Chi invece ha visto la scure post-produttiva abbattersi sul proprio ruolo è Billy Bob Thornton: scelto da Malick per incidere un voice-over di cui non vi è traccia nel cut definitivo de La sottile linea rossa. Altre vittime illustri corrispondono ai nomi di Bill Pullman, Lukas Haas, Mickey Rourke, Gary Oldman, Viggo Mortensen, Martin Sheen – e sarebbe stato un gran bel legame cinefilo quello con Apocalypse Now (qui per il nostro Longform) – e Jason Patric, tutti scritturati, presenti sul set, con minutaggio più o meno corposo, per poi essere tagliati dal cut definitivo. Non soltanto agenti scenici e volti attoriali oggetto del ridimensionamento malickiano. Hans Zimmer lavorò assieme a John Powell su una colonna sonora di cui possiamo percepire giusto qualche traccia nel montaggio, appena una goccia nell’oceano di quanto prodotto.

Adrien Brody in una scena de La sottile linea rossa
Il ruolo del Caporale Fife di Adrien Brody fu drasticamente ridimensionato da Malick

Per un La sottile linea rossa unico e straordinario su cui si espresse così Geisler all’indomani della distribuzione in sala: «Il Guadalcanal di Malick sarebbe un paradiso perduto. Un Eden violentato dal veleno verde della guerra come lo chiamava Terry. Gran parte della violenza doveva essere rappresentata indirettamente. Un soldato viene ucciso ma piuttosto che mostrare un sanguinoso primo piano spielberghiano (rimando evidente al contemporaneo Soldato Ryan) vediamo un albero esplodere, la vegetazione sminuzzata, uno splendido uccello con un’ala spezzata che vola fuori da un albero». Trattare cioè degli orrori della guerra non schiaffandola in faccia allo spettatore in tripudi di sangue e scene emotive didascalicamente cruenti, ma mostrandoci le conseguenze nell’animo dell’uomo sotto la divisa. Nell’incapacità di comprendere il senso di strategie fatte di ordini scellerati e rischiosi solo per il raggiungimento del fine ultimo, dell’obiettivo della missione.

«Chi ci sta uccidendo derubandoci della vita e della luce?»
«Chi ci sta uccidendo derubandoci della vita e della luce?»

Malick ci racconta il bellico in forma antimilitarista riconducendolo alla carne dei soldati e al senso dell’esistenza depauperato dalla divisa e dalla carica valoriale in esso contenuta, cucita addosso: «Chi ci sta uccidendo derubandoci della vita e della luce?» dice una delle iconiche linee dialogiche de La sottile linea rossa. Nel vedere infatti le esistenze dei soldati spegnersi tra rimpianti e loop esistenziali carburati dal senso del dovere dei veterani e diserzioni con cui riabbracciare il mondo e ritrovare sé stessi, Malick costruisce un racconto poetico sulla privazione vitale in tempo di guerra popolato di una grammatica narrativa fatta d’immagini filmiche dalla costruzione variopinta. Elementi visivi di rara potenza onirica intessuti in legami che daranno gradualmente vita a una struttura narrativa portentosa e registicamente colossale che vive e risplende del contrasto ontologicamente dicotomico tra la natura immacolata e l’orrore cancerogeno della guerra.

Nel cast anche Sean Penn che accettò di prendere parte a La sottile linea rossa per il compenso di un dollaro
Nel cast anche Sean Penn che accettò per il compenso di un dollaro…

Nel raccontare di una guerra stipata nel cuore della natura, Malick sceglie per La sottile linea rossa la via del desunto, dell’agire di riflesso, attraverso un approccio autoriale con cui fare un passo indietro rispetto agli eventi e all’orrore della guerra per darcene testimonianza attraverso le lacrime di terrore di giovani e vecchi mandati al fronte: occhi spaventati e sparuti di soldati-uomini poco più che ragazzi alla maniera de Il grande uno rosso di Samuel Fuller. Una lavorazione leggendaria per un’opera leggendaria al pari del coming-back del suo autore. Girato tra Australia, Isole Salomone e Stati Uniti, Malick tendeva ad aspettare sempre le condizioni di luce ideali prima di far sua una scena. La stessa inquadratura veniva catturata quando il cielo era coperto, in pieno sole e con quella che lui definiva: «La luce ideale».

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 19 febbraio 1999
Nei cinema italiani La sottile linea rossa fu distribuito il 19 febbraio 1999

L’ultima grande curiosità di un’opera che, candidata a 7 Oscar nel 1999 tra cui Miglior film e Miglior regia restando tuttavia a bocca asciutta tra Shakespeare in Love e il concorrente bellico Salvate il soldato Ryan, risplende nell’eco di un retaggio senza tempo nel suo status di poesia filmica. Un’opera capace di far risorgere dalle ceneri del tempo un autore che – da sempre sperimentatore e disgregatore narrativo – trovò fulgida ispirazione in un linea di Tommy, poesia di Rudyard Kipling del 1890: «C’è una sottile linea rossa che separa il sano dal pazzo. C’è una sottile linea rossa che separa il paradiso dall’inferno, la vita dalla morte. C’è una sottile linea rossa che separa il bene dal male, la pace dalla guerra. O meglio, c’era una sottile linea rossa ed ora non c’è più…».

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

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