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Ma il cielo è sempre più blues? John Lee Hooker e quel giorno con John Belushi

Metti un pomeriggio su Maxwell Street, a Chicago, giacca di pelle addosso e cappello in testa

John Lee Hooker
John Lee Hooker

MILANO – Sono passati più di vent’anni ormai da quando John Lee Hooker, un colosso del blues, ci ha lasciato. Aveva 84 anni, forse 89, e già questo la dice lunga sulle sue origini e sul mondo da cui proveniva. Ma la domanda è: perché parlare di un musicista come lui sulle pagine di Hot Corn? Forse perché non vi ricordate bene chi ci fosse quel giorno, a Chicago, in Maxwell Street, fuori dal Soul Food Cafè, tavola calda gestita da Matt “Guitar” Murphy e gentile signora. Sissignori, quando arrivarono Jake e Elwood Blues c’era proprio lui: John Lee Hooker e la sua band. Alle prese con Boom Boom.

Cappello a tesa larga in testa, giacca di pelle chiara e gli stivaletti col tacco dello stesso colore, curvo sulla sua Gibson 225 a spiegare al mondo intero che il blues è una musica mistica in grado di entrare in risonanza con ogni singola cellula del nostro corpo. Da allora quei 2’59’’ di Boom Boom in The Blues Brothers – con John Belushi e Dan Akroyd alle spalle, ad annuire convinti – sono rimasti fuori dal tempo con le loro timbriche scure e ipnotiche, come le radici di una quercia che arrivano fino alla parte calda e umida della terra.

Come quella tradizione secolare di dolore e sensualità che, impastandosi con gli accordi che il diavolo insegnò a Robert Johnson presso un incrocio sconosciuto tra i campi del Mississippi, diede vita al blues. Sappiamo tutti come andò a finire la storia dopo l’esibizione di John Lee Hooker in Maxwell Street. Jack ed Elwood finiscono nel Soul Food Cafè e, dopo aver ordinato quattro polli fritti con una coca e pane bianco tostato, hanno un confronto ruvido con la moglie di Matt “Guitar” Murphy: Aretha Franklin. Lei gli urla in faccia Think pur di evitare che il proprio marito torni on the road con i fratelli Blues.

Ecco, tre anni fa se ne è andato anche Matt “Guitar” Murphy, il chitarrista cuoco della banda. Ragione in più per ritornare a Maxwell Street, quel pomeriggio di un giorno mai davvero finito in cui continuiamo ancora a vivere e sognare…

Volete (ri)vedere il cult di John Landis? Lo trovate su CHILI: The Blues Brothers. 

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