MILANO – Ci sono film che non nascono per commuovere lo spettatore, eppure lo fanno. School of Rock di Richard Linklater – il film scelto per la nostra rubrica Rock Corn che trovate qui – è uno di questi. Dopo una prima superficiale lettura della filmografia del cineasta texano, si potrebbe pensare che si tratti del suo lavoro più commerciale e meno personale. In realtà molti dei temi ricorrenti dell’autore di Prima dell’alba e Boyhood si ritrovano anche in questa commedia, all’apparenza innocua: il processo tardivo e le difficoltà di maturazione del protagonista riportano ai tanti “coming of age” che lo hanno reso autore riconosciuto e riconoscibile (da Confusi e felici a Tutti vogliono qualcosa), e, di conseguenza, alla relazione tra l’individuo e l’inesorabilità del tempo, senza dimenticare poi la centralità della musica, intesa come colonna sonora della vita di ciascuno.
Spesso si cita School of Rock come un film con Jack Black, quasi mai come un film di Linklater ed è un errore: la verità è che appartiene a entrambi, in egual misura. A inizio millennio, Black era considerato dalla stampa americana come «il primo vero erede di John Belushi», e aveva tutte le potenzialità per replicarne la comicità fisica e sovversiva. Oggi, possiamo sentenziare che quella di Black è una delle carriere d’inizio millennio di cui si ha maggior rimpianto, perché si è fermata su binari standard di produzioni rassicuranti, senza mai prendere direzioni artistiche coraggiose. Peccato.
Il suo cialtronissimo e irrefrenabile insegnante di musica Dewey Finn, anticonformista e perdigiorno che ha generato anche una serie tv, resterà però per sempre nel nostro cuore: quante volte abbiamo fantasticato che a scuola durante le lezioni ci insegnassero la discografia dei Led Zeppelin e degli Stooges, e che i compiti a casa fossero l’ascolto degli album più importanti della storia oppure lo studio della chitarra, del canto o della batteria. E quante volte avremmo voluto un maestro che ci indicasse la miglior via possibile «per fottere il potente»: ovviamente, quella del rock’n’roll.
E così School of Rock scorre via, come i più bei film per ragazzi di una volta, quelli capaci di formare la nostra coscienza e di darci un’altra educazione, alternativa alla scuola e alla famiglia, non imposta dalle istituzioni ma dettata dalla nostra libertà. Ed è questo il grande insegnamento di un film semplice, popolare ma ancora oggi celebrato, ricordato, citato da chi ama indistintamente la Settima Arte e i Guns n’Roses, la poetica di Linklater e quella dei Metallica. Va da sé che la colonna sonora sia una granitica roccaforte di alcuni pezzi biblici, che spazia da Iron Man dei Black Sabbath a Smoke On The Water dei Deep Purple.
E alla fine del film, sui titoli di coda, dopo aver ammirato le performance dei piccoli e favolosi protagonisti, vi ritroverete anche voi con in piedi sul divano con una voglia matta di imparare a suonare It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock’n’Roll) degli AC/DC. Alzate il volume.
Volete rivederlo? Su CHILI trovate School of Rock. Qui le puntate di Rock Corn.
- RockCorn #1: Velvet Goldmine e la rivoluzione perduta
- RockCorn #2: Il sacrificio di Ian Curtis e Control
- RockCorn #3: Last Days e il fantasma di Cobain
- RockCorn #4: C’era una volta il punk: Sid & Nancy
- RockCorn #5: I Love Radio Rock a tutto volume
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