MILANO – Ma chi si ricorda di Julia Ormond? A metà anni Novanta sembrava essere diventata la nuova Audrey Hepburn, lanciata da Peter Greenway e poi rivelata nel 1994 dal melò western Vento di passioni di Edward Zwick, a fianco di Brad Pitt e Anthony Hopkins. Un anno più tardi sarebbe finita direttamente a Hollywood con Richard Gere in versione Lancillotto grazie alla fatale regina Ginevra ne Il primo cavaliere. E non solo: ad accostarla alla Hepburn ci pensò il remake di Sabrina diretto da Sydney Pollack, all’epoca fu eccessivamente stroncato dalla critica, ma rivisto oggi non poi tanto male. Sembrava l’inizio di un’ascesa gloriosa, invece le cose andarono diversamente.

La sua eleganza conquisterà poi soprattutto cineasti europei in due film: nel 1997, il danese Bille August la sceglie per il ruolo della glaciologa eschimese Smilla Jaspersen nell’adattamento del best seller di Peter Hoeg Il senso di Smilla per la neve; nel 1998 Nikita Michalkov le affida invece la parte dell’americana Jane Callahan, amante del futuro ufficiale Andrei Tolstoj, nel kolossal sentimentale Il barbiere di Siberia, una delle più imponenti produzioni russe mai realizzate, primo film girato all’interno del Cremlino dagli anni Cinquanta.

I due film però fanno flop, passano gli anni e la Ormond sembra sempre più bella e matura ma, a inizio millennio, il suo nome smette di circolare. Può darsi che l’impegnativo matrimonio con l’artista e attivista politico Jon Rubin abbia contribuito alla lontananza dai set. Perché bisogna aspettare almeno un decennio prima che nel 2010 l’attrice torni a far parlare di sé, vincendo un Emmy Award come miglior attrice non protagonista nel film televisivo Temple Grandin – Una donna straordinaria, che la vede premiata insieme a Claire Danes.

Oltre a qualche apparizione in CSI: NY e Law & Order, e a una piccola parte nel cult Mad Men, Julia Ormond poi tenta un rilancio interpretando il ruolo principale di Joanna Beauchamp nella simpatica serie horror fantasy Le streghe dell’East End, che dopo un apprezzamento iniziale viene cancellata dopo la seconda stagione. Nonostante il volto non sia più sulle copertine dei giornali di cinema più patinati, a cinquantaquattro anni Julia Ormond continua ad affascinare il pubblico che le è rimasto affezionato: uscirà Ladies in Black di Bruce Beresford (recuperatelo in streaming qui), pellicola femminista su un gruppo di lavoratrici di un grande magazzino di Sydney alla fine degli anni Cinquanta.

E per dimostrare che è ancora una grande attrice, ecco Gold Digger, serie andata in onda sulla BBC qualche mese fa in cui la Ormond è diventata una sessantenne che si innamora di un uomo molto più giovane. «Ho cominciato a preferire le parti per la televisione rispetto a quelle per il cinema perché nei film non puoi entrare negli stessi dettagli dei personaggi in poco più di un’ora e mezza», ha dichiarato un po’ a sorpresa Julia, prendendo una posizione piuttosto netta e non convenzionale tanto che poi è finita addirittura (quasi irriconoscibile) in The Walking Dead: World Beyond. E chi la ricordava bellissima, sofisticata, incantevole nei costumi della regina Ginevra, quasi non l’ha riconosciuta.
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