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Amadeus | Miloš Forman, Tom Hulce e le molte esistenze di un capolavoro

Tom Hulce e F.Murray Abraham, il successo a Broadway e Mozart: cronaca di un grande film

Amadeus
Tom Hulce nel ruolo di Wolfgang Amadeus Mozart in Amadeus.

ROMA – A quell’edizione degli Oscar, il 25 marzo del 1985, Miloš Forman si presentò come l’avversario da battere. Ancor prima dei pronostici o della fattura del film in sé, della girandola di premi che renderà Amadeus tra i più vincenti di tutti i tempi. Perché, dunque? Perché era la storia che lo diceva. Il rapporto di Forman con l’Academy era da sempre quanto dei più dolci che gli albi d’oro possano ricordare. Nel 1976, contro capolavori come Barry Lyndon, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Lo squalo (qui per il nostro Longform) e Nashville, Forman non solo aveva fatto la storia con Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma riuscì a realizzare per la seconda volta nella storia del cinema la cosiddetta cinquina perfetta, infilando le statuette per il film, la regia, l’attore (Jack Nicholson), l’attrice (Louise Fletcher) e la sceneggiatura, in questo caso non originale.

Amadeus
Amadeus uscì negli Stati Uniti il 6 settembre 1984.

Eventi degni di una congiunzione astrale che in – finora – novantacinque edizioni di Academy Awards si era (e sarebbe) realizzata in solo altre due occasioni oltre a Qualcuno volò sul nido del Cuculo: Accadde una notte, nel 1935, e Il silenzio degli innocenti, nel 1992. Certo c’era stato Ragtime tre anni prima, candidato a otto Oscar e rimasto a bocca asciutta – e nemmeno accolto benevolmente in modo unanime da critica e pubblico nonostante l’ingente peso specifico filmico – ma con Amadeus era diverso e quella notte a Hollywood si respirava l’aria della grande occasione. Mantenne le aspettative: otto Oscar tra cui film e regia a fronte di 11 nomination, finendo con il tener testa a opere di puro cinema come Urla del silenzio e Passaggio in India.

Nei cinema italiani Amadeus arrivò invece il 15 febbraio 1985
Nei cinema italiani Amadeus arrivò il 15 febbraio del 1985

Del resto con alla base uno script come quello di Peter Shaffer – per inciso, fratello di quell’Anthony che diede forma teatrale-e-letteraria a un gioiello artistico come Gli Insospettabili (qui per il nostro Storie) – era praticamente impossibile che non raggiungesse di diritto l’immortalità artistica. Ma facciamo un passo indietro, perché l’idea di un biopic su Wolfgang Amadeus Mozart è stato qualcosa di lungamente accarezzato nella storia del cinema. Certo, la Settima Arte ha permesso che Mozart rivivesse negli adattamenti delle sue opere, ne Il flauto magico di Ingmar Bergman o nel Don Giovanni di Joseph Losey, ma mai nessuno ebbe il coraggio di compiere un passo nella direzione biopic. Nessuno tranne ovviamente Forman, cecoslovacco pazzo che dalla sua però aveva sempre considerato Amadeus più che un film biografico, un dramma liberamente ispirato alla realtà storica.

Elizabeth Berridge e Tom Hulce in una scena di Amadeus
Elizabeth Berridge e Tom Hulce

Furono tante le libertà prese da Forman e Shaffer nel dar forma allo script di Amadeus. Non ultima la marcata caratterizzazione di un Antonio Salieri reso per esigenze narrative alla stregua di un estremista religioso, votato alla castità. In verità Salieri si sposò, ebbe otto figli e da quanto risulta almeno un’amante accertata, ben lontano quindi dal ritratto propostoci da Amadeus, certamente dalla criticità meno marcata rispetto alla pièce da cui è tratta l’opera. Ma – soprattutto – Salieri non fu affatto dimenticato, né tantomeno tentò il suicidio in preda ai sensi di colpa. Fu uno dei più ricercati insegnanti di musica dell’epoca, ritrovandosi anche maestro di allievi eccellenti come Beethoven, Liszt, Schubert, nonché Franz Xaver Wolfgang: il figlio di Mozart.

Simon Cowell fu l'originale Mozart nella prima volta di Amadeus a Broadway
Simon Cowell fu l’originale Mozart nella prima volta di Amadeus a Broadway

Non ultimo – anche per via della scelta dei volti di Tom Hulce (la spuntò sui più quotati Mel Gibson e Mark Hamill) e F. Murray Abraham – la differenza d’età tra Mozart e Salieri non era affatto così pronunciata: poco più di cinque anni intercorrevano infatti tra i due artisti. Ecco, a proposito della pièce originale, ancor prima che capolavoro da Oscar, Amadeus fu uno strepitoso successo a Broadway. Una pièce in due atti scritta da Paul Shaffer nel 1978 che dalla sua prima tenutasi il 2 novembre 1979, non smise poi d’essere replicata. I primi volti di Salieri e Mozart corrispondevano a Paul Scofield e quel Simon Callow (qui come Emanuel Schikaneder). Dal 1980 andò in scena con Ian McKellen/Paul Langella come Salieri, Tim Curry/Peter Firth/John Pankow/Mark Hamill come Mozart e Jane Seymour/Amy Irving come Constanze.

Tra Rimskij-Korsakov e Puskin, le ispirazioni alla base dello script di Amadeus

Un successo da 1181 repliche Amadeus che valse a Shaffer il Tony alla migliore opera teatrale nel 1981. Nonostante questo però, non è stato il premiato autore il primo a narrare della fantasiosa rivalità tra i due compositori. Il rimando più lontano – nonché diretta ispirazione per la pièce – risale a Mozart e Salieri, opera da camera di Nikolaj Andreevic Rimskij-Korsakov del 1897 che alla prima mondiale ebbe le variazioni musicali compiute da nientemeno che Sergej Rachmaninov, tratto a sua volta da un microdramma letterario di Alekander Sergeevic Puskin. Nel 1830 il geniale scrittore russo redasse un brevissimo dramma in versi in cui Salieri, roso dall’invidia, fa commissionare a Mozart un’opera (il Requiem in Re minore K 626) con l’obiettivo di avvelenarlo per ucciderlo e spacciare il brano per suo.

F. Murray Abraham si portò a casa l'Oscar 1985 al Miglior attore protagonista per la sua performance in Amadeus
F. Murray Abraham si portò a casa l’Oscar 1985 al miglior attore per la sua performance

Di fatto quindi gli eventi del climax di Amadeus di cui Forman ne arricchì di senso la già forte portata valoriale. L’intuizione del regista ceco fu di esplicitare il conflitto interiore dell’irrisolto rapporto paterno di Mozart legandolo a doppio filo con il potere taumaturgico della musica così da renderlo funzionale alle macchinazioni di Salieri. Un doppio livello percettivo che finisce con il rendere Amadeus – e in particolare il suo incredibile finale – un’opera semplicemente magistrale. E non solo perché – come ricordatoci da Forman in apertura – è da intendersi più che come un biopic, come un dramma che che reinterpreta e rielabora la realtà storica in forma fantasiosa, ma perché è un dramma che assume le forme del biopic attraverso un’inerzia narrativa impareggiabile, unica e innovativa.

Al centro del climax di Amadeus l'ultimo grande confronto tra Salieri e Mozart
Al centro del climax l’ultimo grande confronto tra Salieri e Mozart

C’è del genio in Amadeus e questo a prescindere dalla ricostruzione di interi momenti di opere mozartiane (Il ratto dal serraglio, Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Il flauto magico), o dall’ispirazione puskiniana che conferisce al racconto carica valoriale e un’elitaria cifra stilistica. Il genio, quel qualcosa che ci fa usare con scioltezza la parola capolavoro per Amadeus, parte dalla natura stessa del concept: quel dislivello calcolato e insanabile tra titolo e contenuto. Un’opera che si intitola Amadeus, cha narra della vita di Wolfgang Amadeus Mozart, dove la prima parola pronunciata in quasi tre ore di pellicola è Mozart, ma dove, non soltanto la coscienza del racconto non è il compositore di Salisburgo, ma la sua nemesi narrativa, relegando l’ideale protagonista a un ruolo da eccellente deuteragonista.

Tom Hulce è un grande Mozart, deuteragonista eccellente di Amadeus
Tom Hulce è un grande Mozart, deuteragonista eccellente di Amadeus

Il cammino dell’anti-eroe quindi, in una falsa a-linearità funzionale per la giustificazione narrativa alla digressione temporale, incanalando il racconto nel più semplice e intuitivo sviluppo lineare. Una narrazione che è innovazione velata del genere biopic pur prendendone le distanze cucita addosso alla celebrazione del genio di Mozart, lasciato emergere dalle parole di ammirazione devota mista a risentimento violento del suo carnefice e resa infine immagine dal maestoso occhio registico di Forman: costruzione d’immagine su vasta scala tra cura scenografica maniacale e fotografia dal respiro intimo e naturale. Quel Salieri di uno strepitoso Abraham ridotto a derelitto sulla sedia a rotelle in un ospedale psichiatrico che si contorce, si stropiccia il viso, si piscia addosso, si burla del suo interlocutore religioso dannandosi delle azioni sadiche e manipolatorie con cui ha spento Mozart.

F. Murray Abraham è Antonio Salieri, protagonista e coscienza del racconto di Amadeus
F. Murray Abraham è Antonio Salieri, protagonista e coscienza del racconto

Se ne compiace però Salieri, perché non mente mai quel sorriso malefico che sboccia mettendo in fila quei disgustosi denti gialli. Negli occhi spiritati e spenti di Salieri prende forma la rivalità alla base della narrazione di Amadeus univoca perché vissuta e sofferta dal solo Salieri che si proclama, egli stesso, re dei mediocri, ma mai dal Mozart di Hulce: giocoso e strafottente, dissacrante e geniale, altezzoso ma umile nel momento del bisogno, innamorato perso della Constanze di una preziosa e affettuosa Elizabeth Berridge. Un sudicio demonio dalle molteplici parrucche colorate e dal talento incalcolabile che lacera dentro il mediocre Salieri demolendone lo spirito a ogni gesto, ogni singola nota scritta sul pentagramma, perfino in punto di morte, regalandogli quell’ultima, ineffabile, lezione sul saper disporre del dono della musica in modo puro e naturale.

Amadeus: il cinema al suo meglio, un'opera d'arte senza tempo
Amadeus: il cinema al suo meglio, un’opera d’arte senza tempo

Il resto è dato una colonna sonora leggendaria che annovera al suo interno il meglio delle produzioni mozartiane: la Sinfonia n°25, la Serenata Gran Partita, Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra, Concerto per pianoforte e orchestra n°20, nonché l’immortale Eine Kleine Nachtmusik strimpellata dallo stesso Salieri in apertura di racconto. Un’opera d’arte: oltre ai premi, oltre agli irripetibili Abraham e Hulce, l’immagine registica di Milos Forman e la sua costruzione sopraffina, Amadeus fu (e rimane) l’eccellenza in forma filmica nella sua più pura accezione.

  • LEGAL CORN | Forman, Harrelson e il mito Larry Flynt
  • LONGFORM | Altman e la grandezza di un capolavoro chiamato Nashville

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

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