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Tra polemiche e consenso: perché You è la serie del momento

Eccessivi ma irresistibili, perversi ma divertenti: la coppia Joe e Beck è un vero e proprio caso serial

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La serie del momento? Ovviamente You. Con i suoi eccessi e con le sue incongruenze, con le sue pericolose fascinazioni, è talmente squilibrata da essere irresistibile. Il motivo? Perché vedendola, puntata dopo puntata delle dieci che compongono la prima stagione, riesce a farvi credere di essere, nonostante tutto, una persona migliore. E il motivo è chiaro: i protagonisti, di buono, hanno davvero ben poco.

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I protagonisti di You.

Sono uguali a noi, nel senso più semplice del termine: non hanno superpoteri, studiano, lavorano, si arrangiano come possono. Hanno dei sogni, degli amici imperfetti, vite da condividere tra post e hashtag. Come noi, hanno degli amori, con annessi giri di parole, omissioni e segreti. E come noi, hanno delle ossessioni. Ma, il punto, è che le loro di ossessioni bugie, hanno un qualcosa di malato, perverso e latentemente pericoloso.

Penn Badgley è Joe.

Prendiamo il protagonista, Joe, interpretato dal Penn Badgley di Gossip Girl. Joe è il responsabile di una storica libreria del Village. Ama i libri e la letteratura, e tutto quello che sa, capiamo, glielo ha insegnato il vecchio gestore, di cui però non sappiamo bene le sorti. Così Joe, ce lo prendiamo subito a cuore: non ha molti amici, niente famiglia, una relazione complicata alle spalle e un vicino di casa, il piccolo Paco, che subisce le angherie del disgustoso compagno della mamma. Joe lo aiuta come può, rivedendosi in lui.

Elizabeth Lail è Beck.

Dall’altra parte c’è Beck – con il volto pulito di Elizabeth Lail – la classica ragazza della porta a canto, bionda e con la testa tra le nuvole. Studia poesia, mentre le sue amiche passano il tempo a non far nulla, tra un drink e un post su Instagram. Troppo mantenute, troppo stupide e troppo superficiali per fare qualcosa di vero. Solo che, per Beck, sono le uniche amiche. Soprattutto quella Peach lì che… Ma no, meglio non svelare troppo. Basti dire che la fa sentire un po’ meno sola nella New York a portata di iPhone. Insomma, Joe e Beck, esistenze normali in una vita normale.

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Peach, interpretata da Shay Mitchell, e Beck.

La scintilla, però, scoppia quando Beck incrocia lo sguardo di Joe. Nasce qualcosa di indefinibile: amore? Non proprio. Infatuazione? Forse. Ossessione? Probabilmente. Così, You, che si basa sull’omonimo romanzo di Caroline Kepnes – ed ha anche un seguito, Hidden Bodies, già pronto per la seconda stagione –, portata sul piccolo schermo (prima su Lifetime in USA, poi Netflix) da Sera Gamble e Greg Berlanti scopre, parzialmente i suoi segreti: lo sfigato Joe è, in realtà, un pericoloso stalker, che si innamora di quella Beck che, dietro l’aurea da principessa di campagna, nasconde un’irrefrenabile voglia di scalare le classi sociali per ovviare alla sua disarmante mediocrità.

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Una scena di You.

Letteralmente, Joe, si infila nella vita di Beck: le entra in casa, nei social, nelle relazioni. Joe, spinto dalla voglia di amarla, possederla e difenderla da un mondo effettivamente cattivo, inizia a scalare la montagna dell’assurdità, davanti agli spettatori che, tra il basito e il divertito, iniziano a formulare ipotesi e conseguenti giudizi, almeno finché, verso la fine dalla serie, tutto risulta un po’ più chiaro.

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Il primo incontro.

E il grande inganno di You pone la domanda chiave della serie: Joe, innamorato pazzo di Back, è giustificato a seguirla, rapire e ucciderle l’amico di letto che proprio santo non è, e insinuarsi nella sua vita come un virus in un computer? Certo che no: Joe è uno psicopatico, altro che “al cuore non si comanda”. Ma, nonostante questo, la capacità di You di renderlo a modo suo un personaggio per cui inizialmente fare il tifo – ovvero: il classico cavaliere solitario che salva la donzella in cima alla torre – è tema di dibattito.

Ossessioni?

Netflix, pubblicando i dati di ascolto di You, ha dimostrato l’efficace della serie: in poche parole, i numeri sono da record. Nonostante l’onda di una sottintesa polemica che vorrebbe Joe come cattivo esempio. Ma la verità sostanziale è che You andrebbe preso per quello che è. Un gioco, un po’ da adulti e un po’ da ragazzini. Sta poi all’intelligenza di ognuno capire quando smettere di giocare con le apparenze e addentrarsi un po’ di più nel significato che You vorrebbe lasciare: le persone, alle fine, sono molto peggio di ciò che sembrano.

Qui potete vedere il trailer di You:

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