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Tutto in una notte | John Landis e il film in cui Jeff Goldblum divenne grande

Michelle Pfeiffer, David Bowie, il rifiuto di Jack Nicholson, il legame con Fuori Orario. Riscoprire un cult

Michelle Pfeiffer e Jeff Goldblum in Tutto in una notte.
Michelle Pfeiffer e Jeff Goldblum in Tutto in una notte.

ROMA – Gli anni Ottanta di John Landis furono decisamente turbolenti. Un’ascesa straordinaria tra la magica commedia The Blues Brothers, l’atipica e grottesca rilettura del genere horror de Un lupo mannaro americano a Londra, il (futuro) classico della vigilia di Natale, Una poltrona per due, infine il prototipo del videoclip moderno: Thriller di Michael Jackson. Poi l’incidente occorso a Vic Morrow sul set de Ai confini della realtà e il brusco arresto. Due anni dopo, siamo nel 1985, Landis si riaprì al cinema e alla magia della sospensione dell’incredulità con Tutto in una notte, opera leggibile in questo senso proprio come un’opera catartica. Perché? Andiamo con ordine e torniamo a quei giorni.

La locandina di Tutto in una notte
La locandina di Tutto in una notte con la coppia Goldblum & Pfeiffer.

È un ritorno al passato per Landis. Nello specifico al concept della rilettura di genere di Un lupo mannaro americano a Londra e a quella dai toni surreali di The Blues Brothers, di fatto la principale ragione del successo clamoroso dell’opera con Dan Aykroyd e John Belushi: straordinario collante narrativo tra formidabili guest star canore e brani musicali evergreen. E in effetti c’è qualcosa di The Blues Brothers in Tutto in una notte a partire dalla partecipazione di B.B. King per la colonna sonora, in cui campeggia – già dai titoli di testa – una frizzante e indelebile Into the Night che dà il titolo (originale) al film. Ad arricchire di senso Tutto in una notte ci si mise poi il destino. Tra il febbraio e l’ottobre di quel 1985, il cinema hollywoodiano vide avvicendarsi rispettivamente John Landis e Martin Scorsese in narrazioni caratterizzate da un folle viaggio esistenziale notturno.

Il cameo di Dan Aykroyd in Tutto in una notte
Il cameo di Dan Aykroyd…

È l’anno di Fuori orario con protagonisti Griffin Dunne e Rosanna Arquette. Concept similare nelle intenzioni – a partire da un’evidente similitudine tra la depressione di Ed Okin e l’alienazione di Paul Hackett – ma dalla visione radicalmente antitetica. Se la notte di Landis è infatti colorata e piena di eventi surreali ma comici, innocui, quella successiva di Scorsese è si surreale ma kafkiana, folle ma violenta, trovando infine, nelle rispettive climax da rinascita, il definitivo allargamento della forbice tra i due racconti. Per Landis è un ricominciare altrove una nuova vita, per Scorsese invece, più un tornare sui propri passi provando ad approcciarsi all’ordinarietà di tutti i giorni in modo più costruttivo.

… e quello ancor più sorprendente di David Bowie

L’opera di Landis contribuì, inoltre, a lanciare Jeff Goldblum tra i grandi della sua generazione dopo le piccole ma convincenti performance di contorno de Il grande freddo (di cui potete leggere qui) e Uomini veri, ma fu un azzardo. Non era lui la prima scelta per il ruolo di Ed Okin. Per quella chiedere a Jack Nicholson che a dire il vero lesse anche lo script di Tutto in una notte per poi rifiutare attraverso una garbata critica costruttiva: «Senti, mi piaci tu e mi piace l’idea, ma questo tizio, realmente, non fa niente. Il pubblico vuole che il personaggio principale sia d’azione». Archiviato Nicholson, la seconda scelta di Landis corrispose al nome di Gene Hackman. Raggiunto l’accordo, tuttavia, la Universal Pictures respinse al mittente la proposta. Il motivo? Hackman non convinceva gli executives.

Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer in una scena di Tutto in una notte
Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer

I precedenti al botteghino di Eureka, Fratelli nella morte e L’ultimo sole d’estate lo rendevano un investimento rischioso. Infine fu proprio Goldblum che in origine avrebbe dovuto far coppia con Jamie Lee Curtis di nuovo al lavoro con Landis dopo l’ottimo Una poltrona per due. L’impegno sul set con il più che dimenticabile Perfect la costrinse a rinunciare alla parte di Diana. A quel punto le porte di Tutto in una notte si aprirono per la seconda scelta: Michelle Pfeiffer, qui al primo ruolo importante dopo il turning point di Scarface del 1983 rivelandone tutto il suo talento nella folle notte landisiana. Una notte insolita e rievocativa. Seppur non esplicitamente dichiarato da Landis infatti ma c’è molto dell’hitchcockiano Intrigo internazionale (che vi avevamo raccontato qui) nell’anima di Tutto in una notte, a partire dalla molla che dispiega il conflitto scenico e lancia il protagonista nel mondo straordinario narrativo.

«È Diana la molla che spinge Ed all’evoluzione…».

Quel sapore da commedia d’equivoci che se nell’indimenticabile gioiello di Alfred Hitchcock, trascinava Roger Thornhill al centro di un intrigo per un semplice scambio di persona, in Landis tutto parte da un consiglio amichevole e da un lancio sul cofano. Prima ancora però sorprende la facilità d’intenti di Landis nel costruire con pochi e incisivi espedienti una finestra sulla vita monotona dell’Ed di Goldblum. Depressione e solitudine imposta dall’incomunicabilità di coppia che Landis avvolge intorno alla mimica espressiva del suo interprete in perenne sottrazione emotiva tra depressione e tangibile apatia. L’ingresso nel mondo straordinario di Tutto in una notte è così per Ed Okin un tagliare i ponti con un presente castrante divenuto passato per rinascere a nuova vita trovando linfa vitale dalla dinamica relazionale con la competente Diana in un’insolita e spassosa inerzia buddy.

Il folle viaggio nella notte landisiana di Tutto in una notte parte da Ed e Diana
Il folle viaggio nella notte parte da Ed e Diana

La strana coppia Goldblum & Pfeiffer viene così lanciata da Landis nel buio di una notte ora attenuata da fredde luci al neon, ora ravvivata dai sgargianti colori pastello di vestiti, poster e paccottiglie varie, e da un turbinio di agenti scenici coloriti ed eventi improbabilmente impossibili di cui Landis disegna contorni marcatamente surreali fatti vivere sullo sfondo della notte di Tutto in una notte. È lì che si gioca la partita. La narrazione di fanta-spionaggio delineata da Landis vede avvolgere lo sviluppo del racconto di una rilettura comedy intelligente e irriverente che finisce con il permeare topos del genere e agenti scenici. Prendiamo ad esempio l’eroe protagonista Ed Okin. Trascinato al centro del conflitto dalla deuteragonista Diana, ad ogni occasione che gli si presenta per fare l’eroe agisce in forma opposta: rimanda continuamente la chiamata per provare a divincolarsi da quello stesso mondo straordinario insonne che lo vorrebbe attivo.

Michelle Pfeiffer e i poster di Elvis…

È infatti di Diana l’astuzia, l’azione, l’ingegno che sblocca le svolte di Tutto in una notte, che oggi trovate in streaming su Prime Video, Google e Apple TV. Ma Diana è soprattutto la molla che spinge Ed all’evoluzione del suo arco di trasformazione. Un’evoluzione passiva, trascinata, mai abbracciata, sino ad uno scatto caratteriale nel climax che finisce con il renderlo comicamente competente per poi consegnarlo a un sonno liberatorio che è autocoscienza, accettazione e superamento dei propri limiti. Ecco, un simile scarto evolutivo sarebbe una scelta incoerente e squilibrata se parlassimo di un qualsiasi altro cineasta, non per Landis però. In un cinema come il suo fatto di magica incoerenza capace di ribaltare l’abituale canonicità del genere di riferimento giocando nella sottile linea di demarcazione tra il comico e il surreale, lo straniante e il grottesco, diventa quasi il fattore aggiunto, anzi, lo è, a pieno titolo.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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