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Uomini Veri | La Corsa allo Spazio secondo il memorabile film di Philip Kaufman

L’origine del Programma Mercury, l’ombra di Yuri Gagarin, l’eroismo di Chuck Yaeger e John Glenn

Uomini Veri: la Corsa allo Spazio secondo il memorabile film di Philip Kaufman
Uomini Veri: la Corsa allo Spazio secondo il memorabile film di Philip Kaufman

PALERMO – Sul finire del 1957 dal Cosmodromo di Bajkounur, la più vecchia base di lancio spaziale esistente (e tutt’ora attiva), venne lanciato il satellite russo Sputnik-1 che in tre settimane compì il giro orbitale intorno alla Terra. Fu il primo satellite a riuscire in una simile impresa. La risposta americana non si fece attendere. Nel 1958 la Presidenza Eisenhower inaugurò il Programma Mercury con cui dar vita alla NASA e spostare così la bussola ideologica della Guerra Fredda dalla caccia alle streghe delle infiltrazioni comuniste ai primi passi nella colonizzazione spaziale. È in questo clima storico che prende forma la narrazione di Uomini veri di Philip Kaufman che nel 1983 tornò alle origini del freddo conflitto per consegnare all’immortalità cinematografica una delle più importanti tappe scientifiche.

Ed Harris in una scena di Uomini veri
Ed Harris in una scena di Uomini veri

Vincitore di 4 Oscar 1984 (Miglior montaggio, Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro, Miglior colonna sonora) a fronte di 8 nomination. Tanto fu rilevante il successo di Uomini veri all’epoca da riuscire a guadagnarsi negli anni successivi un omaggio spirituale nell’eastwoodiano Space Cowboys, un annacquato remake seriale su Disney+, nonché una sorprendente citazione in formato VHS tra le nostalgiche righe narrative di Captain Marvel. Del resto, e chi ha letto l’originale materia letteraria del 1979 di Tom Wolfe (La stoffa giusta/The Right Stuff) lo sa già, Uomini veri è prezioso nel modo in cui ripercorre gli albori della Corsa allo Spazio restituendocela in tutta la sua umanità.

Ed Harris, Scott Glenn, Dennis Quaid e Fred Ward in una scena di Uomini veri
Ed Harris, Scott Glenn, Dennis Quaid e Fred Ward in una scena di Uomini veri

Un’epica caustica e asciutta che tra suggestioni western prima e tecnologici avvenirismi poi, vede Kaufman intessere un doppio (e parallelo) mitologico viaggio dell’eroe che nel mismatch principe Chuck Yaeger (Sam Shepard)/John Glenn (Ed Harris) di eguale carica valoriale di puro eroismo americano ma dalla differente inerzia vede dischiudersi un tenero cuore narrativo di buoni sentimenti e fragilità umane al cui interno si cela una preziosa lezione storica sul valore del sacrificio e della memoria futura. Il risultato finito del prodotto filmico Uomini veri è in realtà da intendersi come un’amplificazione degli intenti narrativi del romanzo di Wolfe che scelse di accantonare l’eroismo in sottofondo di Yaeger per focalizzarsi sui volti del Mercury 7 e sulle loro vite familiari.

Una scena di Uomini veri

Dello stesso pensiero era lo sceneggiatore William Goldman il cui draft commissionatogli nel 1982 dai produttori Robert Chartoff e Irwin Winkler seguì integralmente le intenzioni autoriali del romanziere. Di tutt’altro avviso Kaufman che licenziò Goldman così da scrivere di suo pugno la sceneggiatura: «Non volevo fare un film interamente sugli astronauti. Pensavo che fosse Yeager quello che aveva veramente la stoffa giusta». Ed ebbe ragione. Nel raccontare infatti del Programma Mercury e dei suoi protagonisti attraverso un piglio registico documentarista Kaufman vara una sagace rilettura del genere biopic che nel progressivo traslare della propria polarità dal canonico singolo ad una colorata coralità vede Uomini veri cristallizzare nella memoria comune l’umana (e uguale) dignità di aviatori e astronauti.

Sam Shepard
Sam Shepard in una scena di Uomini veri

Durante il suo celebre discorso al Congresso il 25 maggio 1961, John Fitzgerald Kennedy dichiarò l’allunaggio come un obiettivo possibile entro l’allora decennio. Il Programma Mercury creato per il raggiungimento dell’orbita terrestre dovette così essere smantellato in quanto ormai compiuto. Al suo posto la Presidenza Kennedy finanziò il Programma Gemini (così battezzato perché la navicella spaziale poteva contenere soltanto due uomini al suo interno). Un ulteriore passo in avanti verso il perfezionamento tecnologico che porterà al successivo Programma Apollo della titolata missione di far «Atterrare un uomo sulla Luna». L’obiettivo sarà poi raggiunto il 20 luglio 1969 dall’Apollo 11 di Neil Armstrong, Buzz Aldrin, e Michael Collins de «Un piccolo passo per l’uomo. Un grande balzo per l’umanità».

Sam Shepard in una scena di Uomini veri
Sam Shepard in una scena di Uomini veri

L’evento assunse rapidamente nell’immaginario collettivo per trovare celebrazione filmica postuma – alla maniera di Kaufman con Uomini veri – da Damien Chazelle e il suo First Man – Il primo uomo. Ecco, se la storia celebra, inneggia e ricorda di Armstrong, Aldrin, e Collins, Kaufman attraverso il potere del cinema rende omaggio a chi c’è stato prima di loro. Vite dedicate alla ricerca, alla scoperta e al superamento dei limiti, i cui sforzi, successi, e fallimenti hanno permesso quell’essenziale «Piccolo passo per l’uomo» verso la lenta colonizzazione spaziale. I Carpenter, Cooper, Glenn, Schirra, Shepard, Shelton, ma soprattutto Yaeger. Gente in grado di cambiare il mondo attraverso piccole innovazioni: gente con la stoffa giusta.

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