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Intrigo Internazionale | Alfred Hitchcock, Cary Grant e il retaggio di un capolavoro

Eva Marie Saint, James Mason, il Monte Rushmore, la suggestione James Bond. Rileggere un mito

Una rielaborazione della scena iconica di Intrigo Internazionale.

ROMA – Tra le pagine del saggio Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut, ci sono forse le parole più pure per inquadrare al meglio ciò che ha rappresentato Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock per la sua generazione e quelle future. Nel farlo, Truffaut tende un colpo micidiale alla critica cinematografica del tempo, incapace di andare oltre la solo apparente semplicità degli artifici filmici del political-thriller di Hitch: «Un critico può ritenersi capace di scrivere la sceneggiatura di Ladri di biciclette ma non quella di Intrigo internazionale. Di conseguenza attribuisce ogni merito a Ladri di biciclette e nessuno a Intrigo internazionale». Al tempo, infatti, Hitchcock venne sminuito per il suo intessere racconti di puro intrattenimento dai sottotesti privi di una simbologia complessa. Sessantacinque anni dopo, quella semplicità di intenti si è fatta arte fino a cristallizzarsi nelle memoria comune di un’infinita schiera di cinefili, critici e semplici appassionati.

Il delizioso cameo di Hitch in Intrigo Internazionale
Il delizioso cameo di Hitch

Solo che, a volerla dire tutta, non sarebbe dovuto essere Intrigo internazionale (su NOWtv e Prime Video), in origine, l’opera successiva a La donna che visse due volte, ma I giganti del mare su cui lo sceneggiatore Ernest Lehman iniziò a lavorare nei primi mesi del 1957. In maniera inconcludente però. Il progetto passerà poi sotto la penna di Eric Ambler per la regia di Michael Anderson (con Gary Cooper e Charlton Heston a dividersi la scena). Hitch e Lehman lavorarono invece su un soggetto originale a partire da una semplice suggestione filmica: «Ho sempre voluto fare una scena d’inseguimento tra i versanti del monte Rushmore!». Già per fine anno, precisamente in prossimità del Natale 1957, Lehman inviò ad Hitchcock le prime pagine della sceneggiatura su cui campeggiava un titolo provvisorio (In Northwesterly Direction) da cui scaturirà poi quello originale (North by Northwest), suggerito da Kenneth McKenna, capo dell’ufficio sceneggiature della MGM.

«Ho sempre voluto fare una scena d’inseguimento tra i versanti del monte Rushmore!»

Il titolo alludeva alla direzione geografica che prendono le vicende del film dal palazzo delle Nazioni Unite (New York) al monte Rushmore (Sud Dakota), ma non solo. A detta di alcuni critici il titolo originale di Intrigo internazionale trae origine da un verso dell’Atto 2, Scena 2 dell’Amleto: «I am but mad north-northwest», così da rendere il pubblicitario Roger Thornhill un perfetto Amleto moderno. Hitch ci scherzava su, così come su L’uomo sul naso di Lincoln (The Man on Lincoln’s Nose), riferendosi al celebre (e leggendario) climax sul Rushmore: «Non potevamo usarlo. Inoltre non ci hanno permesso di sparare alle persone sul Rushmore, non si può deturpare un monumento nazionale», dove, tra le altre cose, immaginava l’eroe che si nascondeva nel naso di Abramo Lincoln per poi venire sorpreso dai cattivi a causa, manco a dirlo, di una serie di starnuti.

Martin Landau e James Mason in una scena di Intrigo internazionale
Martin Landau e James Mason

In realtà non ci sono solo suggestioni, nasi di pietra e starnuti convulsi, tra le ispirazioni di Intrigo internazionale, ma anche un particolare episodio che il giornalista americano Otis Guernsey raccontò ad Hitch un paio d’anni prima. La vera/falsa storia di Intrigo internazionale parte infatti da un incredibile aneddoto di guerra relativo alla Operation Mincemeat/Operazione carne tritata. Celebrata azione di guerra al tempo del secondo conflitto bellico quando l’Intelligence britannica, pur di depistare le proprie tracce e sviare l’azione nazista, creò un’identità dal nulla per poi cucirla addosso ad un morto senza nome. Guernsey buttò giù un soggetto di quasi 60 pagine che Hitchcock acquistò per poco meno di diecimila dollari. Da qui ha inizio il viaggio di Intrigo internazionale, il perfetto simulacro del cinema hitchcockiano: brillante e dal fine umorismo, proprio come Cary Grant che tornò a lavorare con Hitch a quattro anni dallo spumeggiante Caccia al ladro.

Cary Grant ed Eva Marie Saint in una scena di Intrigo internazionale
Cary Grant ed Eva Marie Saint

Anni in cui il cinema di Hitchcock si incupì (e di molto) perdendo parte della sua carica umoristica. Del resto né Henry Fonda, né (in minor misura) James Stewart si prestavano a quel tipo di cinema. Nessuno di loro possedeva quella perfetta carica di charme e umorismo tipica di Grant. Non a caso, per quanto brillanti, né Il ladro, né tantomeno L’uomo che sapeva troppo e Vertigo furono campioni di incassi. Era ferma intenzione di Hitch riabbracciare il suo feticcio attoriale eccellente. Non fu facile però. Perché Stewart si trovava a suo agio con Hitchcock e vedeva nel pubblicitario Roger Thornhill un ruolo che gli sarebbe potuto calzare a pennello. Non la pensava così Hitchcock che pur di non incrinare l’amicizia con Stewart seppe aspettare il momento giusto per parlare di Intrigo internazionale.

Le Nazioni Unite “dall’alto”

Fece coincidere l’inizio della pre-produzione del suo film con quella di Anatomia di un omicidio di Otto Preminger. In questo modo, offrendogli il ruolo, Stewart non poté far altro che rifiutare. Con il suo aplomb inglese e la delicata verve comica, Grant lo rese iconico e immortale facendo le fortune di Hitchcock ben oltre le aspettative previste. C’era anche una precisa scelta narrativa del perché Cary Grant e non James Stewart. Hitchcock immaginò Intrigo internazionale come una sorta di sequel spirituale di Notorious – L’amante perduta. Altro grande classico hitchcockiano con al centro una raffinata storia d’amore di cui, in Intrigo internazionale, Hitch invertì l’inerzia. Se nell’opera del 1946 i topos da spy-movie risultavano funzionali allo sviluppo della dinamica relazionale, in quella del 1959 accade esattamente il contrario: la storia d’amore diventa funzionale alla valorizzazione di una componente spy-movie resa corposa tra agenti governativi, micro-film come MacGuffin e false identità.

Intrigo internazionale: l’evoluzione di Notorious – L’amante perduta

Cambia anche l’inerzia del personaggio femminile con l’Alicia (Ingrid Bergman) del 1946 dai contorni caratteriali non dissimili dalla stereotipata donzella da salvare e invece l’Eve (Eva Marie Saint) del 1959 preziosa e a conti fatti cruciale negli equilibri delle dinamiche action del racconto. Del resto, e Truffaut lo sapeva bene: «Nel cinema di Hitchcock fare l’amore e morire sono la stessa cosa. Girava le scene d’amore come scene di omicidi e le scene di omicidi come scene d’amore». La certezza è il carisma dell’eroe protagonista. Quel Grant che tra Notorious e Intrigo internazionale finì con il plasmare l’immaginario hitchcockiano come nessun’altro. In modo involontario Hitchcock diede forma e regole solide alla grammatica filmica dello spy-movie fino ad incidere sulla genesi della quasi contemporanea saga di 007 – James Bond. Su ammissione dello stesso Ian Fleming, infatti, fu Hitchcock la primaria ispirazione nel caratterizzare la saga filmica.

Cary Grant e le origini della saga di 007 – James Bond

Ma al punto che, già nel pieno della pre-produzione di Intrigo internazionale, la Eon Productions offrì a Hitchcock la regia di 007 – Dalla Russia con amore che in origine sarebbe dovuto essere il primo (e non il secondo) film della saga di Bond. Per via delle similitudini con l’hitchcockiano L’altro uomo, era spontaneo immaginarlo alla regia. La Eon Productions offrì a Grant il ruolo di Bond e a Grace Kelly il ruolo di Tatiana (poi andato a Daniela Bianchi). Il flop al botteghino di Vertigo e le perplessità del cinquantaquattrenne Grant nel firmare un contratto multi-film, però, fecero sfumare tutto. Per via di simili ispirazioni artistiche però non si sbaglia nel definire Cary Grant come il primo grande James Bond nella storia del cinema. Il resto lo fanno gli iconici titoli di testa di Saul Bass nella composizione di righe blu su sfondo verde.

I leggendari titoli di testa di Saul Bass di Intrigo Internazionale
I leggendari titoli di testa di Saul Bass

Da qui prende forma un Intrigo internazionale atipico spy-movie al sapore di Whodounit infine declinato in turning point al ritmo della tipica commedia brillante hawksiana (di cui Grant era mattatore impareggiabile). Un’opera di suo colorita, caratteristica e difficilmente collocabile in un singolo genere, costruita da Hitch intorno ad alcuni dei topos cardine del suo cinema: il relativismo morale nell’era della Guerra Fredda, l’inganno, l’identità sbagliata, lo scambio di persona. Da Thornhill a Kaplan e ancora a Thornhill, Hitchcock abbandonò del tutto un approccio lineare e semplice per giocarsela tutta di testi, suggestioni e intenzioni sceniche che permisero la contemporanea crescita caratteriale del reale Thornhill e dell’immaginario (ma tangibile) Kaplan. Intenti innovativi cementificati nella sequenza-madre dell’aereo che è puro avvenirismo filmico e (indiretta) codifica di quello che sarà poi uno dei topos del cinema action contemporaneo: l’esplosione alle spalle del protagonista.

La "svolta" di Intrigo internazionale
La “svolta” di Intrigo internazionale

Hitchcock la fece grande costruendo, tra un aereo in picchiata e una cisterna di benzina prossima ad esplodere e un impareggiabile campo/controcampo lungo, un’accurata e tagliente suspense scenica partendo dalla destrutturazione di una tipicità di genere: all’abituale ambiente chiuso oppose uno spazio aperto e deserto caricandolo però di tensione drammatica così da scatenare inconsce paure agorafobe. Solo che, almeno stando ad Hitchcock, la sequenza fu concepita in questo modo proprio per una specifica ragione: «Volevo evitare i cliché. Nella scena in cui Thornhill è inseguito, invece di ambientarlo in strade buie e bagnate, lo ambientai all’aperto in una giornata di sole con l’inseguimento dell’aereo spolverino». Purtroppo (o per fortuna) la sequenza fece scuola: «Tuttavia questo è stato ora copiato in molti altri film. Nel voler evitare un cliché, ho creato un cliché», per l’audience del tempo, Intrigo internazionale era qualcosa per cui strabuzzare gli occhi: un miracolo per immagini.

La scena-madre di Intrigo internazionale
La scena-madre

Del resto, come ci ricorda bene Truffaut nel suo saggio-intervista, a Hitchcock importava solo di fare: «Qualcosa di divertente, spensierato, e generalmente privo del simbolismo che permea i suoi altri film». C’è però del simbolismo, seppur malizioso e irriverente. Come nella scena finale. In quell’ultima ripresa dove il montaggio ci mostra la visione del treno che sfreccia in una galleria mentre i due protagonisti si abbracciano, pronti ad amarsi. In quel preciso momento un frammento di simbolismo freudiano consapevole di sé riflette l’irriverente senso dell’umorismo di Hitchcock: «È un simbolo fallico… probabilmente il finale più impertinente che abbia mai girato». Del resto è un’opera ambiziosa, impertinente e colossale Intrigo internazionale: evoluzione opposta del più abbottonato Notorious, primaria ispirazione della saga di 007, e con tanto di implicito atto sessuale del tutto sviato dalla censura come chiusa, praticamente da leggenda.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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