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Lezioni di cinema | Robert Rodriguez: «Il mio grande sogno? Stare sul set con i miei figli»

Il regista anticipa il nuovo Red 11 e dispensa consigli in una speciale masterclass a Cannes

Robert Rodriguez sul set di Red 11, il suo nuovo horror low budget.

CANNES – Una sfida tra vecchi amici: mentre al Palais andava in scena la prima del nuovo film di Tarantino, il compare Robert Rodriguez infiammava Cannes con una vera e propria lezione di cinema. Pulp, ovviamente. Cappello texano d’ordinanza in testa e una cartellina in pelle, il regista è salito sul palco per vivisezionare un film e offrire consigli ai cineasti di domani. Ad un certo punto ha persino regalato ad un fan le sue preziose “carte”, un mucchio di fogli su cui scompone i suoi lungometraggi in sequenze. Questa volta lo fa raccontando i retroscena de El Mariachi, girato con i 7.000 dollari guadagnati come cavia da laboratorio: la vicenda è al centro di Red 11, presentato qui e al centro di un capitolo del libro Rebel Without A Crew. Durante la Masterclass Rodriguez ha conquistato il pubblico e si è commosso per «la sceneggiatura più personale dell’intera carriera», anche per la presenza sul set dei due figli.

IL MIO MOMENTUM «Alla base di ogni progetto? Serve passione, l’energia che ti spinge a provarci anche quando pare impossibile. Il momentum che dà il via a tutto. Ma bisogna darsi da fare invece di aspettare. Lo dico da uomo d’azione, che sa quanto la creatività arrivi all’improvviso e ripaghi di ogni dubbio. Red 11, ad esempio, era nato come una sorta di guida pratica alla realizzazione dei film ma poi ho deciso di condividerla con il pubblico. La scrittura ha un potere potentissimo ed è tutto racchiuso nella voce di chi racconta la storia».

Rodriguez con il figlio Racer, tra gli sceneggiatori di Red 11.

EL MARIACHI «Negli Anni Novanta ho fatto la cavia da laboratorio per pagare il mio primo film. Il nome in codice era Red 11: ora è il titolo di questo progetto nato a fini didattici per celebrare il 25° compleanno di quell’esordio. È dall’epoca che colleziono appunti, ci ho solo aggiunto una vena thriller e surreale, attingendo da dettagli veri. Avevamo tutti magliette di colori diversi, divise per le sperimentazioni dei vari farmaci che ci venivano iniettati da un’infermiera che puntualmente mancava la vena, come si vede in Red 11. Per inciso, è la prima volta che compare il logo della mia casa di produzione e da solo è costato più di tutto il film!»

Robert Rodriguez sul set di El Mariachi

LOW BUDGET «Come si passa da un blockbuster come Alita a un low budget come Red 11? Per me non c’è differenza: semplicemente sono convinto che quando le risorse sono ridotte al minimo trovi meglio l’ispirazione perché ti spogli di tutto. Il processo resta identico: faccio sempre i casting prima di finire la sceneggiatura perché così la personalità dell’attore influenza il personaggio. Con equipaggiamenti limitati e pochi fondi anche il cast deve dar fondo alla fantasia per sfruttare bene quello che ha. E si sente più coinvolto nel processo».

Sfida ad alto budget: con James Cameron sul set di Alita. Foto di Rico Torres.

IL MONTAGGIO «Lo faccio sempre a casa perché considero il copione come la lista della spesa con i vari ingredienti. In Red 11 uno dei miei ragazzi mi ha aiutato a scriverlo e l’altro lo ha interpretato, in una sorta di team padri-figli come quando li portavo a costruire i go kart. Ora però li tratto alla pari. Hanno tanto da insegnarmi. So anche che devono imparare ogni aspetto, dalle luci al suono, per avere il quadro d’insieme del film. La più grande lezione è: tu sei il più grande nemico di te stesso. Puoi pensare il contrario, ma hai la capacità di fare ciò che vuoi, basta la volontà».

Robert Rodriguez sul set di Red 11

IO & CARLOS «Mi sembrava doveroso che Carlos (Gallardo, nda)  interpretasse il villain in Red 11, dopo essere stato cruciale ne El Mariachi. Ma io e lui non siamo cambiati affatto da quando eravamo ragazzi, incredibile, no? Anche vedere come passiamo idealmente il testimone alle nuove generazioni. Ci tenevo che i miei figli fossero con me sul set perché imparassero a fare cinema e il sogno si è avverato. Anche se Racer, che ha scritto con me il copione, il terzo giorno è andato fuori di testa per un imprevisto. L’ho rassicurato, ci siamo rimboccati le maniche e lo abbiamo affrontato».

Carlos Gallardo in Desperado. Era il 1995.

LA METAFORA  «La storia è realmente accaduta, ma spesso mi chiedo se non sia io stesso il frutto di un esperimento capace di dar vita a situazioni surreali. Se così fosse potrei stare per svegliarmi e ritrovarmi con un ago infilato in un braccio da un dottore sadico. Nel caso tutto questo non stia realmente succedendo (la première a Cannes ma anche la sua carriera, ndra) ne approfitto per ringraziarvi di aver fatto parte di questo sogno eccezionale».

  • Qui il trailer di Red 11:

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