ROMA – 1858. Rapito di casa all’età di sette anni dai soldati di Pio IX, il piccolo ebreo bolognese Edgardo Mortara viene educato alla fede cattolica nella Roma pontificia. I suoi genitori lottano per rivederlo, spalleggiati da un’opinione pubblica sempre più insofferente verso il potere temporale della Chiesa. Da qui comincia il percorso di Rapito, il nuovo film di Marco Bellocchio scritto assieme a Susanna Nicchiarelli, Edoardo Albinati e Daniela Ceselli con protagonisti Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Filippo Timi, Barbara Ronchi e Fabrizio Gifuni, che del concorso di Cannes è forse una delle gemme più preziose, sicuramente una delle pellicole più attese dopo il successo riscosso l’anno scorso sulla Croisette da Esterno Notte.
Prodotto da IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production e The Match Factory e previsto nei cinema italiani dal 25 maggio, Rapito è uno dei film più attesi e non solo per il caso religioso-giudiziario al centro del racconto che nel XIX Secolo scosse il mondo sin dalle sue fondamenta rivelando l’immagine di uno Stato Pontifico dalla natura anacronistica e calpestatrice dei diritti umani. Liberamente ispirato al saggio di Daniele Scalise, Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal Papa, pubblicato da Mondadori nel 1996, la parabola di Edgardo Mortara è una di quelle vicende dall’appeal cinematografico spontaneo che da anni il cinema – e Hollywood in particolare – cerca di rileggere a mezzo filmico.
Lo sa bene Steven Spielberg che da circa dieci anni cerca di portare alla luce il suo film, quel The Kidnapping of Edgardo Mortara mastodontico e chiacchieratissimo – che all’inizio del secondo decennio degli anni Duemila vedeva perfino il coinvolgimento di Dreamworks e della defunta Weinstein Company – di cui non solo esiste già uno script a firma di un drammaturgo come Tony Kushner tratto dal saggio di David Israel Kertzer del 1998 (Prigioniero del Papa Re, lo trovate edito da Rizzoli), ma che in teoria avrebbe già una parte di cast confermato con Oscar Isaac e Mark Rylance. La lavorazione back-to-back di The Post e Ready Player One prima, il remake di West Side Story e poi Indiana Jones e il Quadrante del Destino poi hanno fatto slittare il tutto al 2026, ma c’era anche una certa indecisione nella scelta del volto giusto per il piccolo Edgardo.
Nell’attesa c’è Bellocchio con il suo Mortara di cui, se è vero che attualmente siamo in possesso di appena una manciata di immagini e clip promozionali e di una locandina, la curiosità intorno al dislivello cognitivo tra il titolo scelto prima dalla distribuzione italiana (il più tenue La conversione) e quello per il mercato globale (il più d’impatto Rapito) – oltre che un cast di prim’ordine – accende i sogni e le speranze di tutti noi spettatori in attesa.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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