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Paura e delirio a Las Vegas | Johnny Depp, Hunter S. Thompson e un’allucinazione di cinema

Benicio del Toro, Terry Gilliam, il precedente di Bill Murray e quella coppia. Come riscoprire un cult

Paura e Delirio a Las Vegas
Valigia, cappello e paletta: Paura e Delirio a Las Vegas.

ROMA – «Vi dirò una cosa: voglio che sia visto come uno dei più grandi film di tutti i tempi e, allo stesso momento, uno dei più odiati film di tutti i tempi». Così parlò Terry Gilliam all’indomani di quel 22 maggio 1998 che vide l’approdo in sala di Paura e delirio a Las Vegas, film realizzato con la piena licenza di stupire e sconvolgere critica e pubblico. Intenzioni già molto chiare a Cannes dove il film fu presentato in concorso il 15 maggio e per cui lo stesso Gilliam disse chiaro e tondo: «Sono curioso della reazione del pubblico. Se rimarrò deluso è perché non fa scalpore: voglio che le persone siano indignate». Il risultato? Non arrivò nemmeno al break-even point: appena 10 milioni e mezzo di dollari al botteghino, ben al di sotto del budget di 18 milioni messo in dote dalla Rhino Films che sperava anche nell’effetto Johnny Depp.

Johnny Depp e lo sguardo in camera. Il film fu presentato a Cannes il 15 maggio 1998.

Dalla sua lo accontentò Roger Ebert che nella sua piccata recensione pubblicata sulle colonne del Chicago Sun-Times definì l’opera di Gilliam in malo modo: «Un orribile pasticcio di film, senza forma, traiettoria o scopo. Un film da ridere se avesse una battuta per cui far ridere. I due personaggi non fanno altro che vagare stupidamente oltre i bizzarri fondali di Las Vegas». Il che è vero, ma solo in parte. Perché c’è qualcosa di terribilmente sbagliato, che stona, in queste parole. Non sembrano centrare appieno il senso di Paura e delirio a Las Vegas, un’opera che alla prova del tempo di questo fantasmagorico retaggio venticinquennale non sembra perdere un grammo del suo folle e delirante fascino. Puro cinema esperienziale fatto di suoni distorti, luci e allucinazioni, inquietanti colori fluorescenti e fiumi di sostanze psicotrope di cui saggiamo appena il sapore e gli effetti dalla lente filmica.

Johnny Depp è Raoul Duke in una scena di Paura e delirio a Las Vegas
Johnny Depp è Raoul Duke

C’è la paura, c’è il delirio – nemmeno a dirlo – e c’è tutto quello che un folle come Gilliam poi seppe definire abbastanza bene: «Un viaggio di droga dall’inizio alla fine. Iniziamo a tutta velocità ed è WOOO! La droga entra in azione e tu sei in velocità! Senti il ronzio, è pazzesco, è oltraggioso, il tappeto si muove e tutti ridono e si divertono. Ma poi, molto lentamente, i muri iniziano a chiudersi intorno a te ed è come se non uscissi mai da questo fo**uto posto. È un brutto incubo senza scampo». Effetto che in Paura e delirio a Las Vegas si traduce in un differente aspetto saturo della pellicola reso da Gilliam e dal direttore della fotografia – il milanese Nicola Pecorini, che poi lo avrebbe seguito anche in Tideland e ora sarà con Johnny Depp su Modigliani – non da un grandangolo come ci si sarebbe potuti aspettare, ma da comuni lenti anamorfiche opportunamente abbinate al fine di ottenere qualcosa: «Cosa? Un certo tipo di irrealtà».

Il frame finale di Paura e delirio a Las Vegas
Il frame finale di Paura e delirio a Las Vegas

Per l’etere fu utilizzata «una profondità di campo ampia in cui tutto diventa non definito», per l’adrenocromo invece «tutto diventa stretto e claustrofobico avvicinandosi con l’obiettivo». Gli effetti della mescalina furono invece simulati in modo diverso: «Come se i colori si fondessero l’un l’altro senza sorgenti in giochi di temperature, mentre per il nitrito di amile facemmo in modo che la percezione della luce diventasse molto irregolare in modo che aumentasse e diminuisse durante gli scatti». Non ultimo il grande classico: come rendere l’effetto LSD? «Tutto fu reso in modo che fosse ampio simulando allucinazioni tramite morph, forme, colori e suoni». Nel mezzo c’è il viaggio on-the-road di Paura e delirio a Las Vegas di Raoul Duke (Johnny Depp) e Dr. Gonzo (Benicio del Toro) che in poco meno di due ore schianta lo spettatore in una Vegas incoerente e stroboscopica di pura sospensione dell’incredulità. Da dove nasce l’idea del film però?

Benicio del Toro è Dr. Gonzo in una scena di Paura e delirio a Las Vegas
Benicio del Toro è Dr. Gonzo

Allora, che ci crediate o meno – ma a questo punto è probabile che sì – la genesi creativa di Paura e delirio a Las Vegas fu molto travagliata. Facciamo un passo indietro fino al 1976. Siamo a gennaio quando il mensile Texas Monthly annunciò che Larry McMurtry aveva firmato un contratto per scrivere lo script del romanzo semi-autobiografico Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter S. Thompson del 1971 che del gonzo-journalism fu pietra miliare e codificatore linguistico. L’intento? Riprodurre fedelmente le vicende del romanzo di Thompson, a differenza dell’illustre precedente di Where the Buffalo Roam di Art Linson del 1980 – con protagonisti Bill Murray e Peter Boyle nei ruoli poi di Depp e del Toro – dove lo sceneggiatore John Kaye si limitò mescolare anche episodi tratti da Fear and Loathing on the Campaign Trail ’72 e The Great Shark Hunt in funzione della pura commedia in stile SNL.

Tratto da Paura e disgusto a Las Vegas, romanzo semi-autobiografico del 1971 di Hunter S. Thompson, pietra miliare del gonzo-journalism
Una scena lisergica del film, tratto da Paura e disgusto a Las Vegas, romanzo del 1971 di Thompson

Al progetto si interessarono agli inizi degli anni Ottanta Martin Scorsese, Ralph Bakshi e Oliver Stone, con Duke e Gonzo portati in scena addirittura da coppie come Jack Nicholson e Marlon Brando oppure da John Belushi e Dan Aykroyd così da ricostituire la coppia blues di The Blues Brothers (qui per il nostro Longform). La scomparsa di Belushi aprì le porte a uno fra John Malkovich e John Cusack ma, puntualmente, non si riusciva mai ad andare oltre le riunioni di pre-produzione (chissà come mai). Questo fino al 1992, anno in cui la Rhino Films mise (seriamente) in cantiere Paura e delirio a Las Vegas con il produttore capo Stephen Nemeth che vedeva in Lee Tamahori il giusto occhio registico. C’era un problema però: il regista diede la sua disponibilità a non prima dell’inizio gennaio 1997. Depp sponsorizzò Bruce Robinson ma con un dubbio: «Non riesco a capire come si possa portare quella roba su schermo».

Il cameo di Christina Ricci in Paura e delirio a Las Vegas
Il cameo di Christina Ricci

Ironicamente lo stesso Robinson sarà poi alla regia di The Rum Diary – Cronache di una passione del 2011, adattamento da Cronache del rum dello stesso Thompson del 1998 e con ancora Depp come protagonista. Ma torniamo a noi perché, parallelamente, la Rhino fece appello a Thompson e ai suoi avvocati per estendere i diritti di utilizzazione economica di Paura e disgusto a Las Vegas. Furono negati. Con le spalle al muro – e pur di non perderli – Nemeth diede via libera al film con Alex Cox alla regia: «Potrebbe farlo per appena 60.000 dollari e girarlo in soli quattro mesi». Solo che lo script di Cox e di Tod Davies non funzionava proprio. Non piacque particolarmente a Thompson che vi pose quindi il veto. Poi avvenne il miracolo. Si fece sotto Terry Gilliam – che in quanto a follia non era secondo a nessuno – dando a Paura e delirio a Las Vegas un motivo in più di interesse creativo.

Johnny Depp interpreterà un'altra variante di Hunter S. Thompson, Paul Kemp, nel meno ispirato The Rum Diary di Bruce Robinson
Johnny Depp sarà poi una variante di Hunter S. Thompson el meno ispirato The Rum Diary di Bruce Robinson

Il risultato? Thompson rimase talmente impressionato da dare un’estensione di contratto alla Rhino ma a caro prezzo: «Continuavano a chiedere tempo e sempre più tempo quelli della Rhino, iniziai ad agitarmi perché credevo volessero rimandare la realizzazione, così ho deciso di farglieli pagare (i diritti) di più. Volevo vedere Paura e delirio a Las Vegas finito una volta iniziato». Ingaggiato per 500.000 dollari (al pari di Depp), Gilliam e lo sceneggiatore Tony Grisoni ebbero appena dieci giorni per scrivere il draft. Ma furono più che sufficienti: «C’era poco tempo, non inventammo nulla, cannibalizzammo letteralmente il libro». Gli fece eco Grisoni che di quell’esperienza raccontò poi: «Mi sedevo sulla tastiera, parlavamo e parlavamo e io continuavo a digitare…». Poi lo scontro. Perché in origine la Rhino avrebbe voluto adattare le vicende del romanzo nella contemporaneità degli anni Novanta. Non la pensava così Gilliam e per una ragione precisa.

Tobey Maguire è l'autostoppista in una scena del film
Altro cameo: Tobey Maguire nel ruolo dell’autostoppista

«Allora: se dev’essere una rappresentazione accurata di quel libro – che di suo è una rappresentazione accurata di un particolare tempo, luogo e persone – ambientata negli anni Novanta non sarebbe altro che una storia su due persone che vanno all’eccesso. Mantenendolo negli anni Settanta invece, sullo sfondo della guerra del Vietnam e una percepita perdita del sogno americano, offre ragionamenti sulle azioni dei personaggi». Vero. Non fine a se stesso quindi ma ragionato e voluto Paura e delirio a Las Vegas, con uno sballo visto come evasione da un mondo in cui Duke e Gonzo non si riconoscono più perché con i valori in declino – o per meglio dire – in caduta libera. Grande merito, in tal senso, va proprio alle performance di Depp e del Toro, definite da Gilliam iper-realistiche e veritiere: «Sono interessato a persone reali in ambienti bizzarri e contorti. E loro furono perfetti».

La coppia Duke-Gonzo di Paura e delirio a Las Vegas avrebbe potuto avere i volti di Jack Nicholson/Marlon Brando e John Belushi/Dan Aykroyd
La coppia Duke-Gonzo avrebbe potuto avere i volti di Nicholson/Brando e Belushi/Aykroyd

Ma soprattutto da parte loro ci fu una grande dedizione. Per prepararsi alla parte del Dr. Gonzo – liberamente ispirato a Oscar Zeta Acosta, amico-e-legale di Thompson sempre nei guai con la legge – del Toro ingrassò di 18 kg in nove settimane mangiando sedici ciambelle al giorno (!). Per Depp – che era reduce dal suo debutto alla regia con Il coraggioso –  fu tutto decisamente più complicato. Nella primavera del 1997 si trasferì nel seminterrato della Thompson’s Owl Farm e vi visse per quattro mesi in modo da studiare abitudini e maniere di Thompson. Ebbe modo di accedere al manoscritto originale e ai diari di viaggio dell’autore: «Ha scritto tutto. Non solo è tutto vero ma c’è dell’altro ed era anche peggio di quanto possiate immaginare». Tra i due nascerà una sincera amicizia che troverà culmine a pochi giorni dall’inizio delle riprese con Depp che, in funzione di Paura e delirio a Las Vegas, fu rasato personalmente da Thompson nella sua cucina.

Le allucinazioni plastiche sono la marcia in più dei trip narcotici di Paura e delirio a Las Vegas
Le allucinazioni plastiche sono la marcia in più dei trip narcotici di Paura e delirio a Las Vegas

Fu una lavorazione insolita quella di Paura e delirio a Las Vegas, fatta di permessi revocati all’ultimo e orari di lavoro per gli interni in casinò che – se tutto andava bene – erano dalle due alle sei del mattino «Alcune persone non…non farò nomi ok, ma ho sempre avuto la sensazione che fosse un film strano, come se una gamba fosse più corta dell’altra: una specie di enorme caos intorno», disse Gilliam. Della distribuzione se ne occupò la Universal Pictures che nell’autunno del 1997 organizzò un test-screening con tutti gli executive della Rhino, una di quelle fasi della filiera che a Gilliam proprio non piace: «Divento sempre nervoso perché sono pronto a combattere per un dettaglio se necessario». In questo caso si aggiunse anche Thompson la cui approvazione era vitale per Gilliam. Il risultato? Dopo dieci minuti impazzì!

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 5 febbraio 1999
Nei cinema italiani Paura e delirio a Las Vegas fu distribuito il 5 febbraio 1999

«È come se gli fosse tornato tutto in mente, come se stesse rivivendo il viaggio. Iniziò ad urlare e saltare sulla poltrona come se fosse su una montagna russa. A un certo si tuffò per terra urlando: Me*da! Fate attenzione a quei dannati pipistrelli! È stato fantastico!» ricordò poi Gilliam. Parole a cui fece eco un ricomposto Thompson che espresse con queste parole il suo giudizio sul film: «Si mi è piaciuto Paura e delirio a Las Vegas. Non è il mio genere ma l’ho apprezzato molto. Depp è stato straordinario. La narrazione di Gilliam è ciò che ha tenuto insieme il film. Senza di lui, molto probabilmente, sarebbe stata solo una serie di scene selvagge». Insomma, nonostante problemi e tribolazioni, il film si consegnò poi di diritto alla storia del cinema e rivisto oggi – lo trovate su Prime Video incluso nell’abbonamento – è davvero una gemma filmica imperdibile e intramontabile, un’opera completamente irregolare, finalmente.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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