ROMA – La sfida non era di quelle semplici. Anzi. Troppo influente quel musical che a Broadway fa il sold out. Troppo enorme il film del 1961, capace di collezionare dieci Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regia. Ma, quando si unisce la passione alla tecnica sopraffina, non c’è nessuna sfida da temere. Ecco, il West Side Story, (ri)visto dal genio assoluto di Steven Spielberg, è proprio questo: una corroborante esperienza cinematografica che diventa un’opera totale e totalizzante in cui l’amore e l’audacia visiva si fondono insieme. Come se fossero gli elementi portati di una coreografia in cui si mischiano colori e ricordi, passato e futuro. Amore e odio. Lo stesso amore e lo stesso odio che altera costantemente i toni di una storia immortale, che rivede la sacralità di Shakespeare in una New York City degli Anni Cinquanta, quando si stava innalzando verso il cielo grazie ai grattacieli costruiti con il sudore degli immigrati.
Ispanici, italiani, polacchi, latini, irlandesi. Lì, al centro di quella che sarebbe diventata la capitale mondiale, un crogiolo di etnie e di accenti, e dunque di intolleranze, di incomprensioni. Sbarcati ad Ellis Island e gettati in un ring senza regole e senza remore. Da qui, il musical di Arthur Laurents, con le parole di Stephen Sondheim e le musiche di Leonard Bernstein, immaginando Romeo e Giulietta nell’Upper West Side, a lottarsi quel bacio diviso dalle fazioni a cui appartengono: gli Sharks, ossia una gang di portoricani, e i Jets, altra banda composta dai bianchi. Ed ecco il primo colpo ad effetto del film: Steve Spielberg sceglie due volti perfetti e assonanti, capaci di dare grazia e sostanza ai ruoli leggendari di Maria e di Tony. Da una parte Rachel Zegler, praticamente all’esordio, con lei Ansel Elgort. Attorno ad essi gli altri personaggi: Bernardo, interpretato da David Alvarez, e Rita Moreno, che oggi torna romanticamente nel ruolo di Valentina, scambiandosi la parte dell’epoca, ossia Anita, con una strepitosa Ariana DeBose.
Così, dall’inizio alla fine, West Side Story di Spielberg (e scritto da Tony Kushner) ci porta in una tempesta emozionale combattuta tra le macerie fumanti di una Manhattan in cerca dell’epifania, mentre le due bande rivali si lottano San Juan Hill, ossia i blocks suddivisa tra il fiume Hudson e Columbus Circle, zona diventata oggi – ma nata proprio negli Anni Cinquanta – il tempio della cultura moderna: il Lincoln Center. Esattamente da qui, un piano sequenza che fa da prologo al film, con la cinepresa di Spielberg che guizza e prende giri inaspettati, mentre scandisce i tempi narrativi e musicali, con le note che si fanno materia prima, pronte ad esplodere sotto la direzione di un regista che, a detta sua, erano anni che non si sentiva tanto estasiato nel girare un film. E noi, imbambolati davanti a tanta meraviglia, capiamo grazie a West Side Story quanto sia vitale (ri)proporre sul grande schermo storie come questa, in grado di toccare le corde dell’immaginazione, dell’armonia, dello stupore.
E se gli arrangiamenti di David Newman rendono maestosa l’original score di Leonard Bernstein (musicata dalla Los Angeles Philharmonic Orchestra), il cuore pulsante di West Side Story continua ad essere il paradigma che lo eregge a tragedia americana, emblema di quelle contraddizioni che la rendono tutt’ora un serbatoio inesauribile di racconti e di abbagli, di grandiosità e di superiorità – e l’esempio è il testo di America, la traccia più famosa del musical presente nell’Atto 1 e nella pellicola cantata da Ariana DeBose. Come la stessa New York City, protagonista onnisciente e determinante, come Maria e Tony, fotografati da Spielberg come due ragazzi travolti dall’amore, coraggiosi nello sfidare sé stessi e la regola che li vorrebbe nemici dentro la stessa casa, sotto lo stesso cosmo. Dunque, ieri come oggi, che sia Laurents, che siano Robbins o Wise, o che sia l’audacia speranzosa di Steve Spielberg, West Side Story è la testimonianza di quanto l’amore sia più importante della vita stessa. In un film che è pura arte cinematografica.
- Steven Spielberg, l‘intervista
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Qui il trailer di West Side Story:
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