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Aspettando Avengers: Endgame | Infinity War, ad un passo dalla fine tra dramma e speranza

Rivedere il film dei Fratelli Russo all’alba del grande epilogo fa un certo effetto. Ecco perché…

Imponente, drammatico, spettacolare. Rivisto all’alba di Avengers: Endgame, il film dei Russo è ancora più potente. Perché in Infinity War – oggi, a conti fatti, l’inizio dell’epilogo tanto atteso – sono racchiusi dentro questo quadro di supereroi i temi delle più grandi epopee per dar loro una nuova luce, facendole evolvere in un nuovo modo di comunicare le storie. Allora, Avengers: Infinity War – che trovate su CHILI -, avvicina, in modo incredibilmente calcato, il Marvel Cinematic Universe all’Iliade o ad all’Orlando Furioso.

Di spalle, Thanos e una piccola Gamora.

Fin dal primo Avengers, passando per Age of Ultron e Civil War, il fattore cavalleresco – con i sacrifici, le alleanze, i tradimenti, le battaglie – è predominante. Personaggi forti e valorosi, un incastro di personalità che lottano contro il Male assoluto. Come decantava Omero nelle sue parole. Come nella Guerra Infinita contro Thanos. Ovvero, l’equilibrio dell’intero filone Marvel, nonché uno dei più riusciti cattivi della storia del cinema.

Chris Hemsworth/Thor insieme a Rocket Raccon e Teen-Groot.

Non era facile preparare il pubblico al finale, ma i Fratelli Russo, hanno incastrato alla perfezione i tanti personaggi amati nei precedenti episodi, alterandone gli schemi, le relazioni, le svolte. Dunque, l’alchimia tra loro è allo stato più elevato. Da Thor, in un tris irresistibile insieme a Rocket e Groot, fino all’incontro tra Tony Stark e Star-Lord. Spalla a spalla, proprio come quei cavalieri senza macchia che non si stancano di salvare il regno in pericolo.

Attenti a quei due: Chris Pratt e Robert Downey Jr..

Così, la metafora del regno prende l’aspetto dell’ancestrale Wakanda. E non può essere un caso che la battaglia tra le lance dei wakandiani o il mitra di Bucky Barnes sia proprio una crasi di culture, di influenze, linguaggi. Un ritorno al passato per difendere un futuro che potrebbe non arrivare dopo lo schiocco di dita. Ricordando le scene d’azione di The Avengers, anche in Infinity War, naturalmente, c’è l’aspetto più action.

Captain America (Chris Evans) Vs. il Guanto dell’Infinito di Thanos.

Eppure, alternando parallelamente i personaggi, le cose che colpiscono di più sono gli sguardi dei protagonisti. Occhi, primi piani, incroci dall’impatto fortissimo. C’è un’enfasi e una commozione che avvolgono le parole e le emozioni degli eroi, riempiendo il film di toccante carica. Da Bruce Banner che rivede Natasha Romanoff, passando per il sacrificio di Vision, fino a un personaggio come Rocket: gli occhi dei supereroi riescono a colpire al cuore, rendendo l’amore e (soprattutto) il dolore il potere più grande. Ad un passo dalla fine.

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