Fin dal titolo del primo capitolo, uscito nel 2011 e diretto da Joe Johnston, la Marvel ha tenuto a precisare una cosa: Captain America è il primo vendicatore. The First Avengers. Storicamente, cronologicamente e narrativamente, dunque, il Cap, è il principio, la base morale su cui si sono fondati poi i Vendicatori. Tra i più iconici personaggi dei fumetti, quel ragazzo di Brooklyn, gracile e minuto, partito per la Seconda Guerra Mondiale diventando – grazie ad un siero speciale – un eroe muscoloso e invincibile, è il simbolo della libertà, del coraggio, della perseveranza. Tanto che finirà addirittura per prendere a pugni Hitler.
E, nonostante il blasone, è stato per Kevin Feige e il MCU il personaggio che, più di tutti, nascondeva un rischio. Come possiamo, oggi, far sembrare simpatico un uomo tutto d’un pezzo, icona di un passato belligerante e, come se non bastasse, orgoglioso soldato? La risposta, in questa grande catena di eventi che ci stanno avvicinando ad Endgame, la fornisce una delle figure più amate, l’Agente Coluson. In The Avengers, infatti, c’è un dialogo chiave: «Le stelle e le strisce non sono un tantino… antiquate?», gli domanda Cap, svegliato da poco dopo un sonno durato settant’anni. «Con quello che sta succedendo, con le cose che stanno per essere scoperte, forse alla gente serve qualcosa di antiquato…», risponde Coulson.
Sono i dettagli a fare la differenza. Dietro un indistruttibile scudo rosso e blu, il personaggio spigoloso che era nel primo capitolo, ha acquisito via via una semplicità ed un’umanità tale da essere l’esempio perfetto di come si scrive un personaggio al cinema o nelle serie tv. Non ha mai dimenticato la sua amata Peggy (che in un modo o nell’altro ritroveremo in Endgame, come ha suggerito il trailer), è stato poco a poco assalito da atroci dubbi morali, è entrato in un team speciale, dovendo scendere a patti e compromessi. Per tutti, il valoroso Capitano, è diventato ”solo” Steve Rogers. Così come per Iron Man e Thor, anche il Cap ha avuto la sua trilogia.
Protagonista, ovviamente, Chris Evans, giusto physique du rôle, affiancato via via da diversi co-protagonisti. Se, nella prima pellicola stand-alone c’erano Howard Stark e Hayley Atwell (rispettivamente Howard Stark e Peggy Carter), in The Winter Soldier, arrivato nel 2014, hanno fatto la loro comparsa i registi del momento, Anthony e Joe Russo, portando con loro altre due figure chiave: Sam Wilson alias Anthony Mackie, e soprattutto il ritrovato Bucky Barnes (Sebastian Stan), diventato il Soldato d’Inverno e causa scatenante della storia raccontata in Captain America: Civil War.
Se c’è un momento importante dell’epopea, un netto cambio di rotta, è proprio in The Winter Soldier. Un thriller vecchia maniera prima che un cinecomic, un action al cardiopalma, solido ma d’intrattenimento, dopo una prima puntata da film di guerra come si facevano una volta. Poi Civil War, una specie di “Avengers 1.5”, con una sceneggiatura, spinta da Rogers, quasi insurrezionale verso la dottrina e i dogmi. Impensabile nel 2011, che il Capitano si schieri contro le regole, e invece lo troviamo in trincea contro (addirittura!) Iron Man. Così, in Civil War, abbiamo visto per l’ultima volta nella stessa inquadratura i due miti della saga: Tony Stark e Steve Rogers. Li rivedremo, fianco al fianco in Endgame? Probabilmente sì. Anche se, c’è da scommetterci, sarà davvero l’ultima battaglia. Preparate i fazzoletti e cominciate a ascoltare Amazing Grace: il Capitano Rogers merita un picchetto in alta uniforme.
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