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In compagnia dei lupi | The War In Between e quel documentario oltre la guerra

L’Iraq, i reduci, la California e una storia incredibile: in esclusiva su CHILI un’opera unica

Un dettaglio del poster di The War In Between.

Un pomeriggio come tanti. Uno spazio vuoto. Una biblioteca con dentro un uomo seduto in un angolo. Se fosse un film, questo articolo inizierebbe alla Los Feliz Branch Library, una delle molte biblioteche pubbliche di Los Angeles. Lì, a un tavolo, c’è Riccardo Ferraris, un italiano che vive in California da tempo. «Me ne stavo seduto lì, senza grandi idee, sfogliando giornali», ricorda oggi, «stavo cercando delle storie da raccontare e documentare per poter pagare l’affitto, ma con poca fortuna». Poi, all’improvviso, tra una pagina e l’altra, una fotografia cattura la sua attenzione, un’immagine con un militare e un lupo, uno a fianco all’altro. Sotto, un acronimo: LARC.

Un reduce con un lupo in una scena del documentario.

The War In Between, documentario che potete vedere in esclusiva su CHILI qui, inizia esattamente in quel momento e da quelle quattro lettere: «LARC, che stava per Lockwood Animal Rescue Centre, un centro reduci a Nord di Los Angeles», ricorda Ferraris. «Il giorno dopo ho mandato una mail e poi sono partito. L’idea? Fare un video di tre minuti per raccontare quello che avrei visto». Quei tre minuti sarebbero diventati un anno e tre mesi di riprese, un cambio di vita totale con il trasferimento di Ferraris nel cuore dei venti acri di Frazier Park, dove i reduci di Afghanistan, Iraq e Kuwait curano il disturbo da stress post-traumatico, un altro acronimo: PTSD.

Riccardo Ferraris sul set di The War In Between.

Un documentario che diventa un’avventura: «Un’avventura, sì, non sempre facile». Perché? «Perché non è stato facile convincere dei veterani ad accettare un italiano che dormisse lì dentro con loro e li filmasse. All’inizio qualcuno mi chiamava Cannoli, altri non mi parlavano proprio, ci sono voluti mesi per avere un saluto. Ci sono reduci che rifuggono qualsiasi contatto umano». Per questo ecco il centro con i lupi, un animale che gira per il parco e la cui apparizione viene attesa come un’epifania, una figura fondamentale per lenire il dolore e mitigare l’orrore nella testa e negli occhi. «E le riprese sono state complicate, dentro i recinti, sempre accompagnati, perché il lupo è un animale selvaggio, imprevedibile, può attaccare da un momento all’altro».

Uno dei lupi del centro di Lockwood.

Dentro la storia di Ferraris ci sono le altre storie, storie più grandi, storie feroci, cattive, di uomini che in realtà dalla guerra non sono mai tornati: «C’era Jim, il classico bravo ragazzo americano che voleva aiutare il suo Paese, rimasto in Iraq per due anni. Laggiù ha visto morire tutti i suoi compagni e quando è tornato era un altro. Ha cominciato a bere, ha perso la moglie e la custodia dei figli. Dopo il documentario siamo diventati amici, oggi vive in Ohio e fa una vita quasi normale». L’aspetto più potente di The War In Between è la verità: non c’è spazio per la messa in scena, solo per la realtà, una realtà che spesso è talmente concreta da fare male.

Uno dei lupi del centro con un reduce.

Dopo la fine delle riprese, The War In Between inizia un altro viaggio, passo dopo passo. Prodotto da un altro italiano, Stefano Gallini-Durante, il documentario prima passa alla Festa di Roma, poi torna in America: «Reazioni differenti: ricordo ancora a Santa Barbara, alla prima americana del documentario: arrivò un gruppo di veterani a ringraziarmi per come li avevo ritratti, una grande gratificazione». La fine di questa storia diventa un altro acronimo, il terzo (TWIB ovvero The War In Between) e riparte dall’inizio, da quel pomeriggio alla library, con la grande lezione imparata da Ferraris: «Una storia va misurata non per quanto è grande, ma per quante vite riesce a toccare. Una lezione che ho imparato da un altro documentario, il meraviglioso Searching for Sugar Man, può essere piccola sia ma quante vite sono toccate».

 

 

 

 

 

 

 

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