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Aspettando Avengers: Endgame | Iron Man, l’anima della Marvel e quell’esordio di ferro

Perché (ri)vedere la trilogia di Tony Stark? Perché, dopo il gran finale, ne sentiremo la mancanza…

Viene naturale pensarlo: chissà se i Marvel Studios di Kevin Feige, nel 2007, avevano già pensato a tutto. Chissà se avevano in mente che Iron Man non era solo l’asso nella manica da sfoderare contro il dominio (all’epoca) della DC, nel pieno della trilogia del nolaniano Batman. Chissà, viene da domandarsi se il piano era stabilito, o se fosse poi scaturito dopo gli incassi e gli applausi di quel primo, grande film. O meglio, della prima puntata del Marvel Cinematic Universe. Perché, se non è chiaro, la Casa delle Idee è stata la prima a prevedere il futuro dell’entertainment sempre più focalizzato sulla serialità. Proprio come il papà di Tony Stark, Howard, che aveva di gran lunga anticipato quello che oggi è divenuto business: energia rinnovabile e tecnologia al servizio di tutti.

Robert Downey Jr. e Jon Favreau sul set di Iron Man. Era il 2008.

Rigirando il quadro, ecco che i Marvel Studios, insieme al regista Jon Favreau – anche attore, grazia al simpatico e amatissimo Happy Hogan, che rivedremo pure in Spider: Man – Far From Home –, con Iron Man, nel 2008, iniziarono questo lungo viaggio cinematografico. E, anche e soprattutto grazie all’appeal di Robert Doweny Jr.. La redenzione del miliardario venditore d’armi, riuscì subito a colpire il centro del bersaglio. «Io sono Iron Man», l’ultima folgorante battuta del film, e la dichiarazione d’intenti da parte degli Studios. Al posto dei supereroi, ci sarebbero stati gli uomini a fare da protagonisti in una narrazione seriale da miliardi di dollari. Niente più maschere o basi segrete. Ma problemi, nevrosi e intime catastrofi. Era in moto un’umanizzazione dell’mito, insomma.

”Ok, posso volare”.

Iron Man, con la sceneggiatura inizialmente curata da autori come Joe Quesada, Brian Michael Bendis e Mark Millar, fece scattare subito – forte di un ottimo incasso al box office – l’epopea. Dunque, pur non essendo cronologicamente il primo da vedere in questa maratona verso Avengers: Endgame, l’incipit di Tony Stark, il suo rapporto con la macchina, la sua incostanza verso sé stesso e il mondo intero, pur restando disimpegnato e umoristico, fa comprendere ancora oggi (lo trovate su CHILI) la chiave del successo: un Signore della Guerra e l’annesso risveglio di coscienza, diventando un eroe del popolo. Dal sarcasmo irrefrenabile e con un cuore di vivo ferro. Il Tony Stark di Robert Downey Jr., nella sia trilogia e negli altri film in cui compare, diventa il manifesto del Marvel Cinematic Universe: forza dirompente ma animo nobile.

Pepper Potts (Gwyneth Paltrow) e Tony Stark in Iron Man 2.

«Jarvis, a volte bisogna rischiare un’incertezza per avere una certezza», diceva Tony alla sua coscienza fatta di calcoli binari, che diventerà poi Visione in Avengers: Age of Ultron. Ecco che il parallelo arriva facile: la certezza di saper volare e di aver creato qualcosa di nuovo nell’immaginario pop dello spettatore. Dopo essersi letteralmente lanciato nel vuoto. E che belli i suoi momenti con Virgina ”Pepper” Potts. Una Gwyneth Paltrow angelo custode mentre Tony spedisce una testata nucleare contro un esercito di Chitauri. O assoluta protagonista in Iron Man 3, quel terzo capitolo un po’ buddy movie un po’ action Anni Novanta (non a casa è diretto da Shane Black, sceneggiatore di Arma Letale), dove sarà proprio lei a risolvere la situazione.

Una scena di Iron Man.

Ed è giusto anche dare uno sguardo ai cattivi. La Marvel, in fatto di cast, non ha mai sbagliato nulla. Prima Jeff Bridges, spregevole Obadiah Stane. Poi Mickey Rourke alias Ivan Vanko e ancora Guy Pearce, l’Aldrich Killian del terzo film, nascosto dietro a Ben Kingsley, un Mandarino – nemico giurato nei fumetti – diventato addirittura un pretesto, un fantoccio che parlava alle masse. Senza scordare Sam Rockwell, alter ego di Tony con il viscino e arrivsta Justin Hammer. Tutti elementi, questi, che hanno contribuito a rendere l’MCU qualcosa di epico. Con Tony Stark il suo valoroso Re Artù. E vada come vada in Avengers: Endgame, di quel chiacchierone uomo di acciaio, il cinema sente già la sua mancanza.

Qui potete vedere il trailer di Avengers: Endgame:

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