ROMA – «Un rimpianto? Aver dovuto telefonare a Clint Eastwood e dirgli che Mystic River non aveva vinto alcun premio…». Sembra assurdo, ma ancora oggi è questo il rimpianto che da delegato generale pluriventennale del Festival di Cannes attanaglia Thierry Frémaux. Perché quella volta, a Cannes nel 2003, Eastwood ci andò da candidato eccellente, se non perfino l’avversario da battere. Dopo la prima mondiale tenutasi sulla Croisette il 23 maggio saranno applausi scroscianti, eppure – a leggere le statistiche da almanacco di quell’edizione – in quella Cannes di Mystic River non rimane alcuna traccia. Palma d’oro e Prix de la mise en scène andarono ad Elephant di Gus Van Sant, Gran Prix Speciale della Giuria e Miglior attore ad Uzak di Nuri Bilge Ceylan, Prix d’interprétation féminine e sceneggiatura a Le invasioni barbariche di Denys Arcand. Finito così.

Certo, Mystic River saprà poi rifarsi agli Oscar con sei nomination e la vittoria dell’accoppiata attore protagonista e non protagonista, ovvero Sean Penn e Tim Robbins, un evento che nella storia degli Academy era successo di raro: La mia via agli Oscar 1945 (Bing Crosby e Barry Fitzgerald), I migliori anni della nostra vita agli Oscar 1947 (Frederic March e Harold Russell), Ben-Hur nel 1960 (Charlton Heston e Hugh Griffith) e infine Dallas Buyers Club agli Oscar del 2014 (Matthew McConaughey e Jared Leto). Tutte opere che – e il loro retaggio parla chiaro in merito . sarebbero comunque entrate di diritto nella storia del cinema pure se fossero rimaste a bocca asciutta in quella notte. In questo non fa eccezione Mystic River, opera caustica dal puro cuore neo-noir di assoluto rigore fatta di delitti macabri e coincidenze, fantasmi di dolore, di sospetti che corrodono fino a rendere disumani e delle traverse vie di giustizia privata lenitiva e legalità.

Del resto già il solo titolo dell’opera letteraria di Dennis Lehane del 2001 da cui è tratto – La morte non dimentica – funziona contemporaneamente da perfetta logline e da perfetta espressione dell’anima di Mystic River. Eppure, nonostante un intreccio solidissimo e leggendario già su carta, che ci crediate o meno non ebbe vita facile lo script di Brian Helgeland. Non ci credete? Provate a chiedere ad Eastwood, vi racconterà di un curioso parallelismo produttivo con il successivo Million Dollar Baby: «Mi è sempre piaciuto lo script di Dollar. Alla Warner Bros meno. Fu presentato loro e passarono oltre: “È solo un film sulla boxe” mi dissero. Secondo me era anche una storia d’amore familiare e tante altre cose oltre la boxe. Mi avrebbero pagato solo i diritti domestici, per tutto il resto della produzione sarei stato da solo».

Il senso di questo aneddoto? Ascoltate bene come prosegue: «Portammo Million Dollar Baby in un paio di altri Studios e lo rifiutarono, proprio come è stato rifiutato Mystic River, esattamente lo stesso schema. Persone che continuavano a chiamare e a chiedermi script e il massimo che sapevano dirmi era: “Staremmo pensando di far uscire dalla pensione l’Ispettore Callaghan, che ne dici?”». Disse però una cosa alla Warner che fece loro cambiare idea: «Non so se Mystic River vi farà guadagnare molti soldi, ma penso che sarà un film che sareste orgogliosi di avere in listino». Disse lo stesso per Million Dollar Baby: ci vide benissimo in entrambe le occasioni. Riuscì a farsi finanziare Mystic River con un budget da 30 milioni di dollari: ne incasserà 156 e mezzo in tutto il mondo, di cui 90 nel solo mercato domestico.

Anche se, a dirla tutta, Eastwood non ha mai pensato a Mystic River come ad un grosso investimento: «In questo particolare momento della mia vita non sto facendo l’affarista, non sapevo se sarebbe andato oltre, ho davvero avuto grosse difficoltà a finanziarlo». Ciò che gli interessava era lo script, la storia e il suo cuore pulsante da crime umano. Per i ruoli dei protagonisti principali, specie per il volto e il corpo di Jimmy Markum e Dave Boyle, Eastwood aveva le idee chiare fin da subito puntando decisi, rispettivamente, Sean Penn – a cui promise un ruolo dopo che per quello da protagonista di Debito di sangue non se ne fece nulla – e quel Tim Robbins che dell’esperienza della lavorazione usò parole al miele in un’intervista: «Eastwood ti mostra un modello di come fare questo lavoro per farlo vivere e non massacrarti: non perde tempo».

Robbins proseguì entrando meglio nello specifico: «Fa un ciak per scena, forse due se sei fortunato. Non ci sono campane, fischi, attacchi sibilanti, urla o attacchi d’ansia. Si arriva al lavoro al mattino e si esce, di solito, dopo pranzo. Il risultato fu l’aver dato vita a un film davvero bello che ha una vita. Ho sempre pensato che Mystic River fosse fantastico». E lo è! Per il ruolo di Whitey Powers nei piani originali ci sarebbe dovuto essere quel Forest Whitaker reso grande da Eastwood nel biopic su Charlie Bird del 1988 dal (quasi) omonimo titolo Bird, il conflitto di lavorazione con In linea con l’assassino e Panic Room gli rese impossibile prendervi parte, al suo posto l’usato sicuro Lawrence Fishburne. Come Annabeth Markum invece Laura Linney dovette quotidianamente dividersi tra i set Mystic River e Love Actually – L’amore davvero.

La curiosità più interessante riguarda però il personaggio di Sean Devine, reso grandioso da Kevin Bacon ma che, in origine, avrebbe visto Michael Keaton prestarvi le fattezze. Fece perfino alcune sessioni di lettura con il cast al completo, svolto ricerche per il ruolo con il Dipartimento di Polizia di Stato del Massachusetts e iniziò a vivere a Boston per un paio di settimane. Poi l’impensabile. A nemmeno un mese dall’inizio della lavorazione ebbe una discussione feroce con Eastwood sulle ragioni del personaggio. Una settimana dopo Bacon lo sostituì, ma chissà come sarebbe andata con l’ex-Bruce Wayne di Tim Burton in scena.
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